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lunedì 30 aprile 2012

TO ROME WITH LOVE di Woody Allen



A passeggio per le strade di Roma, preso dai soliti dilemmi esistenziali e rimbalzando tra le sue consuete elucubrazioni che esalano odori di sesso e psicanalisi, Woody Allen viene probabilmente colto da un poderoso colpo di sole o magari patisce in maniera spropositata la calura estiva della capitale e finisce così per " mettere assieme" un film tra i peggiori che si possano ricordare della sua scintillante carriera, una pellicola a tratti “sconcertante”, quasi mai “giustificabile”!...

Dal “Patrio suolo Italico” vengono convocate maestranze attoriali d’ogni genere e “lignaggio”: si spazia dal “Benigni da Oscar” al “teatral-comico Antonio Albanese” per passare attraverso il “cameo” di Riccardo Scamarcio, la Mastronardi de “I Cesaroni” e chi piu’ ne scorgesse dei moltissimi altri nella pellicola invii pure segnalazioni e parteciperà all’estrazione di un biglietto gratis per un “altro film” di ….riparazione!

Allen si porta da casa Penelope Cruz, Jesse Eisenberg ed Alec Baldwin (che approfittando di una nostra momentanea distrazione diverrà un “Ectoplasma de Noantri”) più qualche altro fidato sodale e raggiunto l’usuale nutritissimo cast si adopera tosto ad intrecciare quattro episodi dove le tematiche son piu’ o meno quelle a lui solitamente care con l’unico “innesto originale” che è quello del “divo per caso”, ovvero Leopoldo/Benigni e tutto il corollario di (superficiali) riflessioni che ne potrebbero/dovrebbero conseguire circa l’uomo comune e l’uso della comunicazione nei suoi confronti, soprattutto a livello televisivo e dell’immagine.

Le situazioni comiche che il regista mette in fila però sono talmente banali e scontate da poter trovare un debole appiglio per averne comprensione solo nell’ipotesi di un omaggio, ovvero nell’aver voluto eventualmente gratificare una certa maniera (ordinaria?...sorpassata?...) di far divertire propria ad un congruo numero di pellicole italiane (con risultati alterni e molto differenti, soprattutto nel corso degli anni) ma comunque talmente mal riprodotte ed in maniera grossolana da non poterci mettere nemmeno in condizione di esternare il nostro “sentito ringraziamento”….Lo stesso dicasi pure per il “molto vago omaggio Felliniano” a “Lo sceicco bianco” interpretato da Cruz e Tiberi, che avremmo evitato davvero volentieri.

A parte questo “pot pourri” che infila nello stesso piatto doppi sensi scontati e circostanze teoricamente divertenti ma che hanno “la miccia che puzza di fuoco spento” possiamo aggiungere davvero poco altro se si eccettua un inspiegabile diluvio di “sponsor Italiani molto poco occulti” che sembrano aver traslocato tutti assieme dai centri commerciali e dagli scaffali dei supermercati per trovar riparo sotto l’accogliente tettoia degli studi Hollywoodiani” ed ancora una sequenza di “cartoline di Roma sparita” quasi fastidiose nel loro tentativo di “ripulire il reale” a vantaggio di un qualcosa che in quella resa e con quei colori è esistito forse soltanto sulle stampe di qualche fotografo dal “filtro facile” e dall’audacia compositiva totalmente fagocitata dalla piu’ ripetitiva monotonia.

Scioccante, se messa in relazione al lustro del cognome che li ha generati ed alla sua rinomata bravura, la rassegna dei dialoghi, dove le battute scontate su comunisti e beccamorti o le improvvisate lezioni di cucina per imparare a fare “crostini alla formaldeide” diventano l’apice della risata e non il contorno!

Dovremmo quindi accontentarci dell’originale regista teatrale che veste gli attori del Rigoletto come “topini bianchi” e mette la Tosca dentro una cabina del telefono (si tratta dello stesso Allen nell’episodio meno “malconcio” dei quattro) e che pensionato ed a zonzo per Roma non trova nulla di meglio che rivitalizzarsi schiaffando un tenore a farsi la doccia nel carrozzone de “I Pagliacci” di Leoncavallo, oppure esprimer gaudio al solo udir parlare della malinconia di Melpomene o della “Signorina Giulia” di Strindberg mentre una urticante musichetta presa in prestito dai filmini di un' Italietta compiacentemente idiota emerge da un già disturbante sottofondo?...

No grazie....GRAZIE NO!” affermava con tono imperativo il “poeta spadaccino e guascone”!...

Summa esemplare di una vacanza piuttosto distratta e inconcludente all'ombra del Colosseo potrebbero essere un inguardabile carrello circolare a Piazza del Popolo o quel paio di composizioni di ortaggi all'insegna del tricolore, “vivo e lucente tra insalate e pomodori”...

Davvero difficile intravedere anche solo il barlume di una qualche buona idea animata da seria intenzione...

Ed allora, questo inspiegabile fulmine a ciel sereno nel bel mezzo di una lunghissima e torrida estate, meglio relegarlo al piu' presto tra gli episodi da cancellare di netto, da rimuovere presto ed “in toto”, per il bene nostro che potremmo riceverne turbamento nel ricordo e soprattutto per lasciar intonza la reputazione di uno dei piu' geniali registi e grandi attori che il cinema contemporaneo abbia conosciuto ed evitargli classificazioni indebite ed immeritate di “minus habens”, come quella accollata dalla critica (spietata?...) al suo ennesimo “alter ego” in questa sciagurata pellicola...

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