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martedì 10 aprile 2012

17 RAGAZZE di Delphine e Muriel Coulin



Nel piccolo paese di Lorient, in Bretagna, l’adolescente Camille scopre di essere incinta. Superato un primo momento di smarrimento individuerà nel percorso che l’attende una occasione di crescita, riscatto e realizzazione personale e di tale “scoperta” farà partecipi molte delle sue coetanee minorenni; parecchie di loro (assieme a Camille saranno ben “diciassette”…), tra spirito di emulazione, solidarietà femminile e ribellione ne seguiranno le orme.

Così descritto, in maniera stringata, sembrerebbe follia ed invece va intanto chiarito subito che il film si ispira ad un episodio di cronaca realmente accaduto di recente, per la precisione nel 2008 in Massachusetts.

Le due sorelle francesi Coulin lo trasferiscono nel paese dove hanno trascorso la loro infanzia e ne ricavano una pellicola delicata ed insolita, capace di trattare il tema mantenendo un ampio respiro e conservando allo stesso tempo uno sguardo attento, che continuamente si interroga senza l’obbligo di dover fornire risposte ed inducendo chi osserva a fare altrettanto.

Costrette in una società che ha perduto la sua verginità ben prima di loro questo gruppo di ragazze né particolarmente sovversive né troppo ribelli assecondano le loro pulsioni esistenziali e le loro emozioni, quelle che le vorrebbero distanti il più possibile dal grigio destino già scritto per loro e per ogni abitante del paese e che le vede già, nella migliore delle ipotesi, incanalate su un identico e monotono futuro, senza alcun sussulto possibile.

Trovano - ma sarebbe meglio dire incontrano - nella vita che sta per nascere (e si rigenera) lo sbocco più naturale ed immediato per alimentare i propri sogni; per mezzo del loro stesso corpo scoprono di poter plasmare l’energia che hanno dentro, forse senza averne la maturità ma fortemente desiderando e intensamente accompagnando il cambiamento di giorno in giorno.

Tutto intorno il mondo degli adulti, quello che dovrebbe aiutarle con l’ esperienza e la saggezza o semplicemente rimanendo loro vicino con amicizia, pensa a nient’altro che a dissuaderle ed a come evitare pericolose emulazioni. Professori e genitori si rimbalzano le responsabilità (tutte le ragazze frequentano la stessa scuola) e i problemi dibattuti al massimo spaziano dal dilemma sul metter o meno nell’istituto un distributore di preservativi all’ espellere le “ribelli” oppure all’ impossibilità di praticare in gravidanza il salto in alto nelle ore di educazione fisica.

E' desolante come quasi nessuno, al di fuori delle ragazze direttamente coinvolte, sia in grado almeno parzialmente di gioire o di leggere positivamente gli avvenimenti, agghiacciante rilevare come una comunità sociale intera non sappia minimamente rallegrarsi per delle piccole creature umane in arrivo e che nessuno sappia più attendere ed accompagnare il piu’ bello, semplice ed antico evento della storia dell’umanità tutta.

I grandi parlano, ma soltanto “tra loro” ; nessuno invece parla “con loro”, ovvero alle ragazze, che intanto fantasticano, si entusiasmano, provano a crescere e sognano di esser libere, felici e responsabili.

“17 ragazze” ha un tocco lieve ed assolutamente misurato nel riuscire a rimanere sospeso, interpretando al meglio il ruolo di un cinema indagatore, osservatore ma non giudice, certo mandando al tappeto alcuni adulti davvero troppo immaturi, irosi o superficiali e pure ben assumendosi la responsabilità di sottolineare tra le generazioni a confronto quale sia quella che ha ancora voglie e speranze e quella che invece le ha perdute per sempre ma lo fa senza per questo schierarsi ed evitando la trappola di finire a raccontare un mondo utopico ed inesistente.
Tutti questi sogni e questa energia li fa scontrare con le difficoltà del reale, immaginando anche le amicizie e la solidarietà esposte alla prova del tempo ed alle tempeste del vivere, senza inquadrarne particolarmente le brutalità ma anche senza sconti nella sua analisi d’insieme.

Sicuramente il volto fiero ed angelico di Camille (Louise Grinberg) e tutta la sua storia al centro del racconto tradiscono una piccola ammirazione verso queste “ragazze che nessuno potrà fermare fintanto che sognano” ma il film delle Coulin non è né un manifesto femminista né vuole proporre come soluzione semplicemente una opposizione a prescindere allo stato delle cose, ben sottolineando anzi in certi momenti (e fino alla fine) quali siano le distanze tra il sogno e la sua realizzazione.

Ma, questo eccome, vogliono ipotizzare addirittura la maternità come un “progetto politico o rivoluzionario di massa”, aprire i confini verso nuove prospettive; invitarci a riflettere, a valutare e sperimentare, a riappropriarci della vita e del destino … a rilanciare anziché rinunciare.

FRANTOPAT

1 commento:

Patrizia ha detto...

Non avresti dovuto dar seguito alle tue "minacce", è tutta farina del tuo sacco...hai lasciato anche tre...! Hi, Hi, Hi, Good Job