A
passeggio per le strade di Roma, preso dai soliti dilemmi
esistenziali e rimbalzando tra le sue consuete elucubrazioni che
esalano odori di sesso e psicanalisi, Woody Allen viene probabilmente
colto da un poderoso colpo di sole o magari patisce in maniera
spropositata la calura estiva della capitale e finisce così per "
mettere assieme" un film tra i peggiori che si possano ricordare
della sua scintillante carriera, una pellicola a tratti
“sconcertante”, quasi mai “giustificabile”!...
Dal
“Patrio suolo Italico” vengono convocate maestranze attoriali
d’ogni genere e “lignaggio”: si spazia dal “Benigni da Oscar”
al “teatral-comico Antonio Albanese” per passare attraverso il
“cameo” di Riccardo Scamarcio, la Mastronardi de “I Cesaroni”
e chi piu’ ne scorgesse dei moltissimi altri nella pellicola invii
pure segnalazioni e parteciperà all’estrazione di un biglietto
gratis per un “altro film” di ….riparazione!
Allen
si porta da casa Penelope Cruz, Jesse Eisenberg ed Alec Baldwin (che
approfittando di una nostra momentanea distrazione diverrà un
“Ectoplasma de Noantri”) più qualche altro fidato sodale e
raggiunto l’usuale nutritissimo cast si adopera tosto ad
intrecciare quattro episodi dove le tematiche son piu’ o meno
quelle a lui solitamente care con l’unico “innesto originale”
che è quello del “divo per caso”, ovvero Leopoldo/Benigni e
tutto il corollario di (superficiali) riflessioni che ne
potrebbero/dovrebbero conseguire circa l’uomo comune e l’uso
della comunicazione nei suoi confronti, soprattutto a livello
televisivo e dell’immagine.
Le
situazioni comiche che il regista mette in fila però sono talmente
banali e scontate da poter trovare un debole appiglio per averne
comprensione solo nell’ipotesi di un omaggio, ovvero nell’aver
voluto eventualmente gratificare una certa maniera
(ordinaria?...sorpassata?...) di far divertire propria ad un congruo
numero di pellicole italiane (con risultati alterni e molto
differenti, soprattutto nel corso degli anni) ma comunque talmente
mal riprodotte ed in maniera grossolana da non poterci mettere
nemmeno in condizione di esternare il nostro “sentito
ringraziamento”….Lo stesso dicasi pure per il “molto vago
omaggio Felliniano” a “Lo sceicco bianco” interpretato da Cruz
e Tiberi, che avremmo evitato davvero volentieri.
A
parte questo “pot pourri” che infila nello stesso piatto doppi
sensi scontati e circostanze teoricamente divertenti ma che hanno “la
miccia che puzza di fuoco spento” possiamo aggiungere davvero
poco altro se si eccettua un inspiegabile diluvio di “sponsor
Italiani molto poco occulti” che sembrano aver traslocato tutti
assieme dai centri commerciali e dagli scaffali dei supermercati per
trovar riparo sotto l’accogliente tettoia degli studi
Hollywoodiani” ed ancora una sequenza di “cartoline di Roma
sparita” quasi fastidiose nel loro tentativo di “ripulire il
reale” a vantaggio di un qualcosa che in quella resa e con quei
colori è esistito forse soltanto sulle stampe di qualche fotografo
dal “filtro facile” e dall’audacia compositiva totalmente
fagocitata dalla piu’ ripetitiva monotonia.
Scioccante,
se messa in relazione al lustro del cognome che li ha generati ed
alla sua rinomata bravura, la rassegna dei dialoghi, dove le battute
scontate su comunisti e beccamorti o le improvvisate lezioni di
cucina per imparare a fare “crostini alla formaldeide” diventano
l’apice della risata e non il contorno!
Dovremmo
quindi accontentarci dell’originale regista teatrale che veste gli
attori del Rigoletto come “topini bianchi” e mette la Tosca
dentro una cabina del telefono (si tratta dello stesso Allen
nell’episodio meno “malconcio” dei quattro) e che pensionato ed
a zonzo per Roma non trova nulla di meglio che rivitalizzarsi
schiaffando un tenore a farsi la doccia nel carrozzone de “I
Pagliacci” di Leoncavallo, oppure esprimer gaudio al solo udir
parlare della malinconia di Melpomene o della “Signorina Giulia”
di Strindberg mentre una urticante musichetta presa in prestito dai
filmini di un' Italietta compiacentemente idiota emerge da un già
disturbante sottofondo?...
“No
grazie....GRAZIE NO!”
affermava con tono imperativo il “poeta spadaccino e guascone”!...
Summa
esemplare di una vacanza piuttosto distratta e inconcludente
all'ombra del Colosseo potrebbero essere un inguardabile carrello
circolare a Piazza del Popolo o quel paio di composizioni di ortaggi
all'insegna del tricolore, “vivo e lucente tra insalate e
pomodori”...
Davvero
difficile intravedere anche solo il barlume di una qualche buona idea
animata da seria intenzione...
Ed
allora, questo inspiegabile
fulmine a ciel sereno nel bel mezzo di una lunghissima e torrida
estate, meglio relegarlo al piu' presto tra gli episodi da cancellare
di netto, da rimuovere
presto ed “in toto”,
per il bene nostro che potremmo riceverne turbamento nel ricordo e
soprattutto per lasciar
intonza la reputazione di uno dei piu' geniali registi e grandi
attori che il cinema contemporaneo abbia conosciuto ed evitargli
classificazioni indebite ed immeritate
di “minus habens”, come quella accollata dalla critica
(spietata?...) al suo ennesimo “alter ego” in questa sciagurata
pellicola...