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lunedì 30 aprile 2012

LAPUTA - IL CASTELLO NEL CIELO di Hayao Miyazaki



Dai cassetti di Hayao Miyazaki, colmi di preziosi lavori d'animazione, ecco rispolverato per le nostre sale questo “Laputa – Il Castello nel cielo”, prima produzione indipendente del maestro nipponico con il suo studio Ghibli e che pare non risentire affatto di esser datata un quarto di secolo addietro (1986).

Fin da prima dei titoli iniziali veniamo immersi immediatamente nell'avventura piu' pura e fantasiosa, vediamo gigantesche aeronavi prese d'assalto da meccanici “coleotteri volanti” per poi proseguire con il più classico degli inseguimenti tra treni su rotaia ed automobili di filato nella scia del suo vapore, e se questo non vi bastasse sappiate che coinvolti in tutto questo “bailamme” ci sono “golem/robot”, pirati, esercito e persino servizi segreti e speciali agli ordini del governo!

Il centro della storia però, neanche a dirlo, è dominato da due bambini, una principessa inizialmente poco consapevole dell'importanza del suo ruolo di nome Sheeta ed un piccolo minatore di nome Pazo.

Con l'aiuto di una bislacca nonnina (mammina...o capitano! Una femmina piuttosto audace dalle treccine rosa...) e della strampalata ciurma ai suoi ordini, i due protagonisti partiranno alla scoperta della città volante e misteriosa di Laputa.

Le coordinate da seguire, oltre ad una speciale “luce sacrale” che scaturisce da un preziosissimo cristallo di “aeropietra” verranno fornite dal sole, dalle stagioni della falciatura e dai venti alisei.

E qui Miyazaki rivelava già molto del suo modo di intendere la vita e di ricrearne i punti chiave negli universi di fantasia da lui partoriti.

Laputa – Il castello nel cielo” è già colmo di tutto quanto sarà fondamenta irrinunciabile in quasi tutti i lavori che seguiranno, a partire da un evidente interesse, peraltro molto in anticipo sui tempi generali, per le questioni ecologiche: i paesaggi grigi dei minatori all'ombra di ciminiere sporche di fuliggine contrastano con il “paradiso volante” scrigno di una natura perduta e costantemente minacciata dall'uomo e che si protegge con simboliche e gigantesche radici oltre che misteriosi e “metallici custodi giardinieri” che sulle spalle hanno muschio, erba e buffi animaletti scodinzolanti.

In questa “Atlantide” nascosta tra le nuvole, una volta che vi fa la sua comparsa, l'unica forma vivente fuori posto sembra essere proprio l'uomo, sempre proteso verso la distruzione o il saccheggio, stolto a dismisura da ignorare il miracoloso ritrovamento di una bellezza inestimabile ed impegnato solo nell'avido accaparramento di metalli preziosi quanto inutili.

Miyazaki ne sottolinea la sua rozzezza, la incarna soprattutto nelle divise dell'esercito in un chiaro messaggio antimilitarista per quanto puo' veicolarlo un cartone animato e lascia invece che si possa biasimare la brama smisurata del potere e la cecità dell'essere umano nell'antagonista principale di questa avventura, un personaggio indecifrabile chiamato Musko.

Non è necessario sapere molto altro e corre l'obbligo senz'altro di terminare la conoscenza con questa storia affascinante e fantastica al cinema, passeggiando a piedi nudi tra nuvole e stelle ed a stretto contatto con i suoi protagonisti.

Miyazaki saprà ammaliarvi non solo con le sue incantevoli “matite sognanti” all'apice della creatività e capaci di lasciare di stucco gli innumerevoli studi digitali privi di vera “libera immaginazione”, ma addirittura vi rapirà con piccoli fascinosi intervalli silenziosi o solamente con il sibilo del vento in sottofondo.

La natura riuscirà – come anche strenuamente fa nella realtà – a difendere la devastazione della sua immortale bellezza e respingerà la furia distruttrice ed insensata dell'uomo.

Riscoprirete, se lo avete dimenticato, che per volare basta un aquilone (che quando atterra poggia delicatamente al suolo giusto su un nido di uova...) e per rendere piu' armoniosa la vita è sufficiente una figura femminile in cucina, così che anche pelar patate torni ad essere una festa, e troverete conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che solo l'innocenza può esser degna di qualunque tipo di paradiso...

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