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lunedì 30 aprile 2012

HUNGER di Steve "Rodney" McQueen



Esordio di rara bellezza e perfezione quello dell'inglese McQueen, a suo tempo (maggio 2008) premiato a Cannes ma poi inspiegabilmente ignorato dalla distribuzione italiana.

Rimediamo oggi al clamoroso abbaglio probabilmente grazie al discreto successo del film “Shame” uscito a gennaio di quest'anno, anch'esso premiato ma stavolta a Venezia ed i cui artefici sono sempre lo stesso regista e Michael Fassbender nella parte del protagonista.

Hunger” è un obiettivo puntato fisso sull' “ultimo miglio” della vita di Bobby Sands, l'attivista politico dell'I.R.A. che sacrificò la sua stessa vita per la causa Irlandese attraverso uno sciopero della fame senza ritorno durato 66 giorni, tra atroci sofferenze ed incredibile coraggio.

Steve “Rodney” McQueen, Londinese, usa con passione artistica e geometrica gli insegnamenti acquisiti anche in discipline extra-cinematografiche (viene dalla scultura e dalla fotografia e si vede...) e tramuta con il suo obiettivo muri coperti di escrementi in cornici concentriche dal sapore denso e pittorico, dei corpi nudi dei “soldati politici” umiliati, martoriati e bastonati ne fa tante figure Cristologiche perse in una moltitudine di brutali e disumani calvari carcerari.

Costringe il nostro occhio ad osservare immagini fisse dalle quali non possiamo fuggire e dentro le composizioni che spesso raggiungono vertigini estetiche ammirevoli ci mischia tensioni e paure (mani sporche di sangue nel lavandino, chiavi che girano il motorino di avviamento dell'automobile mentre qualcuno trema in finestra).

Spesso senza l'ausilio delle parole fa riaffiorare tutto l'orrore della dura lotta nel carcere inglese di Long Kesh detto “The Maze” tra gli anni '70 e '80, lo “sciopero delle coperte e dello sporco” ed infine quello letale della fame che oltre a Sands mieterà altre vittime sacrificali.

Fassbender è un'icona magnifica di forza e sofferenza, alcune sue immagini in primo piano sono superbe istantanee capaci tanto di raccontare l'assurdo cruento della recente storia politica Britannica quanto di ben figurare sulle pareti di un museo d'arte.

Fra tanta rara bellezza e tormento McQueen mette un inserto con un campo lungo, cui dopo seguiranno due primi piani molto piu' che esplicativi, al quale affida un lungo dialogo capace di spiegare argomenti e motivazioni con lucidità sintetica, chiara e tagliente: la retorica dell'esercizio teologico e semantico di un prete a confronto con la vita reale del combattente determinato fino all'estremo sacrificio e che non resterà fermo a guardare; mettere in gioco la propria vita non è l'unica cosa da fare bensì “La cosa giusta”!

Dire di “Hunger” che è un capolavoro non è una conclusione precipitosa ma forse l'unico aggettivo possibile per descriverne la qualità e la capacità espressiva: difficile raffigurare una realtà tanto dura e penosa senza cedere mai il passo alla retorica o all'orrore.

Uomini veri e non con la vocazione al martirio si consacrano ad una causa con dedizione e spirito di sacrificio ai limiti della comprensione, “fumano parole sacre” arrotolando pagine strappate ai libri di preghiera ed affrontano corridoi colmi di odio tra scudi e manganelli.

La voce agghiacciante (originale) e senza un briciolo di pietà della “Lady di ferro” Margaret Tatcher spiega meglio di ogni altro particolare le ragioni, le successive azioni e le ripercussioni.

Il cibo ed il suo odore fumante sul comodino sono una tortura inenarrabile tra le tante ma se il fronte della libertà è un orizzonte molto piu' ampio della nostra stessa vita il corpo può essere usato alla stregua di un'arma crudele, mostruosa ed invincibile.

McQueen, con divagazioni che ricordano persino Bacon, Bill Viola e Van Gogh, dipinge una tela di passioni senza farci nessuno sconto in quanto a brutalità dell'impatto ma rendendo immortale nelle immagini una realtà cruda e terribile come meglio non sarebbe stato possibile.

Bobby Sands travalica dalle pagine della sua guerra, dai libri e dalla storia e trova nel cinema un ennesimo modo per eternare le sue gesta grazie ad un attore eccellente e dedito alla causa quanto un patriottico soldato al fronte e ad un regista con occhio illuminato e passione capace di tradursi in dura e celebrativa meraviglia: purezza tremenda e cibo sopraffino per i nostri occhi.

2 commenti:

sara cacciatore ha detto...

credevo che pioveva ma nonche grandinava. Scherzo, è stato ok ciao Sara

EFFEMME ha detto...

Dunque alla fine tu e Patrizia avete opetato per Bobby Sands e avete abbandonato al suo destino il "povero" Camus?...

FRANCO