Cate (Sara Podda) è una bambina di nemmeno tredici anni che vive nella periferia di Cagliari.
A casa sua nemmeno dormire è facile perché già dalle tre di notte la signora Sias, al piano di sopra, rumoreggia nella vasca facendo il bagno ed “altre cose”; poi è il turno dei suoi tanti fratelli, che cominciano a rientrare in ordine sparso e con i quali condivide la stessa camera per dormire.
Ad esempio Alex, di poco piu’ grande, si è fatto di eroina ed ora, prima di chiudere gli occhi sopra il materasso, si spara l’ultima “pera”; Mandarina invece si prostituisce da quando aveva la sua stessa età e come ogni giorno rientra alle prime luci dell’alba per riposare un po’ e poi provare a badare ai suoi figli.
Fortuna che c’è la sua amica Luna (Maya Mulas), con la quale condividere il resto della giornata, magari andando al mare alla spiaggia “dei ricchi” e stendendo l’asciugamano vicino all’ombrellone di qualche signora gentile.
Lei e Luna pensano le stesse cose nel medesimo istante, sono come sorelle…anzi forse lo sono davvero perché il babbo di Caterina – un vecchio sporcaccione scansafatiche che, alle cinque del mattino, si chiude in bagno col televisore per farsi le seghe con gli spogliarelli delle signorine e l’autobus lo prende solamente per strusciarsi addosso alle femmine - qualche tempo fa ha avuto una storia con la madre di Luna e si sa che a pensar male molto spesso ci si indovina.
Tutte queste cose Cate le racconta a noi spettatori guardando dritto in camera e conferendogli una inconsueta leggiadria, grazie al sorriso tranquillo con il quale ci porge ogni parola.
Ma nel sorprendente film di Salvatore Mereu tutto viene liberato del suo fardello e si vola alto sul degrado e sulle disgrazie quotidiane, grazie a toni da poesia e soluzioni narrative che strizzano l’occhio ad una dimensione che, a tratti, pare volger quasi ad un “assurdo fiabesco”.
Tratto dal romanzo omonimo di Sergio Atzeni (Edizioni Sellerio), “Bellas Mariposas” è la cronistoria di una giornata nei sobborghi assolati della Sardegna, dove gli adolescenti ed i grandi sfrecciano sui motorini come angeli ma sono bastardi come diavoli mentre i piu’ piccoli - come Maya e Luna - vagano di gelato in gelato (se hanno il denaro per comprarli) e di autobus in autobus, districandosi tra laidi adescatori ed altri pericoli.
Poi indossano il loro costume olimpionico, che per loro è come una corazza – anche se i maschi vorrebbero vederle in due pezzi a mostrare le tette che ancora debbono crescere – e nuotano nel mare, dimenticando ogni cosa.
Sott’acqua sentono il loro respiro, poi riaffiorano in superficie a farsi baciare il viso dal sole: forse dovevano nascer pesci, anche se talvolta sentono di somigliarci ma a quelli rossi, presi per la coda e tirati fuori dalla loro vaschetta trasparente, tale e quale a quella che sta nel bagno di casa di Cate.
“Bellas Mariposas - spiega Mereu - è stato girato in progressione cronologica: anche se questo ha comportato costi piu’ onerosi è stato essenziale per far meglio affiatare le due protagoniste tra loro, facendole crescere in complicità assieme al film.”
I piccoli episodi della giornata, raccontati con estrema grazia dalle immagini di Mereu - che li ha rielaborati per noi partendo dal libro di Atzeni - ricompongono sullo schermo un quadro di degrado estremamente credibile, fatto più di lupi che di agnelli, dove i sogni e le atmosfere - diventare una rockstar (come Marco Carta o Valerio Scanu!...), la gioia della tavola quando c’è un sugo alla menta all’ora di cena o la risolutiva apparizione magica della “coga” (il cameo della strega Micaela Ramazzotti) - riescono a smorzare lo squallore e la pesantezza di una realtà “modernamente Pasoliniana”, descritta in modo altrettanto penetrante e verosimile.
Gigi, Tonino, Fisino, Ricciotto…Samantha: ahi, quella passeggiata sul tetto!
Tanti i personaggi ed i destini che si toccano vicini e stretti l’uno all’altro: poi in un attimo c’è chi scappa via furtivo con una valigetta piena di soldi e chi torna a guardare dal basso l’infinito della tromba delle scale che lo sovrasta.
Maya e Luna però sanno bene come vivere giù nella “mischia del mondo”, facendo sopravvivere il loro buon umore e, quando arriva sera, si stendono nello stesso letto, una a fianco dell’altra, dandosi giusto un bacio innocente sulle labbra: leggere, come due farfalle, prima di dormire.