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mercoledì 11 aprile 2012

HIT THE ROAD, NONNA di Duccio Chiarini


Avere una nonna come Delia Ubaldi sicuramente è stata una esperienza ed una prova non comune per figli, nipoti e parenti; difficile la convivenza con una signora priva delle qualità richieste per una vita normale e metodica, divorata dalla voglia di vivere e dall'ansia di riscattare il proprio destino di figlia di umili emigranti, sempre in cerca di nuove scoperte, libertà e spazi e che, così facendo, inevitabilmente ha finito per ingombrare quelli di chi le è vissuto accanto.

Per cercare di recuperare qualcosa di quanto ha perduto e per  ricucire brandelli del suo stesso tessuto vitale, Duccio Chiarini decide di ripercorrere il cammino di questa donna singolare e risoluta, a metà degli anni venti partita con la famiglia  da Serravalle del Chienti, quando aveva soli sei mesi,  per recarsi in Lorena, dove i Francesi l’avrebbero considerata  a lungo solo una “mangia macaroni” ma che riuscirà a fare il liceo riservato ai figli della borghesia  grazie ad una madre caparbia ed.... un sacco di patate.

La sua pertinacia unita alla voglia di rivalsa la porteranno ad affermarsi a livello internazionale nel campo del tessile ed a scansare un destino per lei improbabile di femmina che, a casa, aspetta il marito impenitente donnaiolo (il nonno paterno del regista).

Dominerà i mercati del “pret a porter”  partendo da Prato ed arrivando fino a Beverly Hills e persino  Richard Gere nel fim “American Gigolò” entrerà nel suo negozio “Juschi”, ma sarà questo il momento di massimo successo e da qui in avanti comincerà un declino economico e professionale (e vitale?...)  dal quale non risalirà più e che la costringerà a vendere le sue case a Firenze “Ponte Vecchio”, Forte dei Marmi ed anche quella  a Parigi di fronte alla Tour Eiffel.

Con grande “ospitalità” Duccio Chiarini ci fa entrare dalla porta  principale direttamente a contatto con i suoi familiari e cammina accanto a noi in questa pellicola  che anche per lui non deve esser stato semplice girare, nella quale in un'ora soltanto ha dovuto condensare  poche  linee guida portanti, tralasciando verosimilmente mille altri intrecci e sentimenti mentre, ripercorrendo il suo stesso passato, ne scopriva e recuperava chissà quanti altri.

“Hit the road, nonna” comincia la sua gestazione nel 2006 ed accumula negli anni una mole di girato considerevole: Chiarini probabilmente lascia che nel montaggio finale si ritaglino il loro spazio le immagini e le parole più' capaci di “sedimentare” lungo il percorso ed anche quelle maggiormente rappresentative di quel che prova a raccontare, facendosi aiutare in fase di sceneggiatura da Ottavia Madeddu, una collaborazione indispensabile per fornirgli  il necessario distacco.

Il film è costantemente sotto la  pressione di Delia, una donna dalla  forza prorompente ed invadente, capace di seminare il panico in famiglia con folate di fuoco che erano assieme vampate d'amore, incursioni di una franchezza che facilmente poteva esser confusa con qualcosa di diverso e sempre spiazzante per i suoi cari;  un personaggio mai entrato in salotto in punta di piedi ma sempre con le scarpe chiodate...

Chiarini procede affiancando sopratutto le testimonianze di suo padre, del quale i ricordi raccontano di un rapporto genitoriale molto sofferto ed ancora irrisolto, e della madre Delia, ovvero sua nonna: tallona questa nel suo passato rispolverando fotografie e vecchi filmati e la segue poi da vicino nel presente, piazzandole la telecamera sul carrello del supermercato o riprendendola mentre rovista nel cassetto dei medicinali... indaffarata tra i fornelli della cucina dove cuoce tutto con molto burro ed abbondante sale.

Con dei primi piani amorevoli e spietati ne coglie più di un rimpianto che le vela gli occhi e le solca il viso;  in seguito la riprende mentre i singhiozzi  le sgorgano spontanei nel pensare al futuro, alla paura di ammalarsi ed alla morte che vorrebbe poter sostituire con un nuovo mondo a venire e che, con l'innocenza di una fanciulla, desidererebbe simile al mare dei Caraibi o alle spiagge di Agadir.

Saranno  anche pianti penitenti questi, pensando a ciò che ha perduto o non è stata capace di donare ai propri cari, sempre relegati in secondo piano rispetto al suo vorticoso vivere, oppure semplice egoismo e comprensibile paura della fine? Intanto la nuora, con la quale il rapporto non è mai stato idilliaco, cerca forse  nervosamente in un “gratta e vinci” di trovare qualcosa di un mondo del quale è stata solamente lontana spettatrice e rilancia interrogativi inespugnabili che vedono contrapposti, in un continuo scambio di posizioni, invidia ed egoismo... amore e rimpianti.

Difficile sbrogliare la matassa della vita e le sue ragioni quando un’esistenza davvero articolata ed impetuosa si interseca con le altre entrandoci in rotta di collisione

Poi il destino spariglia le carte in corso d'opera e porta Delia in ospedale, cambia il percorso narrativo e soprattutto obbliga i protagonisti a doverci fare i conti e così questo film di controversi rinvenimenti di memorie ed affetti trova un suo finale, che forse è un lampo come un'esistenza vissuta sempre con il piede sull'acceleratore, oppure un quieto spegnersi nella calma dei sentimenti che abbandonano gli impeti e riaffiorano in una ulteriore e nuova collocazione... come l'erba che sempre vince sull'asfalto ed alla lunga torna a prender possesso del  terreno che era stato occupato.

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