Cronache
di follia dal quotidiano della nostra penisola ma a differenza di
quanto potremmo immaginare non sono i “cosiddetti” matti a far
notizia bensì le persone e le istituzioni che dovrebbero tutelarli,
per intenderci quelli che chiamiamo comunemente i “normodotati”.
A
Quartu S.Elena (Cagliari) opera l' “A.S.A.R.P. - Associazione
Sarda per l'Attuazione della Riforma Psichiatrica” che nel 1995 ha
realizzato lo splendido progetto al quale ha dato il nome di
“Casamatta”, una
struttura socio-assistenziale dove convivono felicemente persone con
disagio psichico e travolte da “troppa normalità”.
Nell'aiutarli
a superare le situazioni di varia difficoltà offrono il loro
supporto, competenza ed amicizia operatori di raro pregio umano; li
dirige la tenace Gabriella Trincas,
professionista che evidentemente non deve ispirare simpatie a tutto
tondo al punto da buscarsi da parte di uno psichiatra sindacalista
una denuncia per violenze sui suoi assistiti ed abuso della
professione.
Oltre
ai N.A.S., che in seguito a questo esposto hanno indagato a vari
livelli attorno alla situazione, “Casamatta” ha dovuto
affrontare anche una ingiunzione di sfratto e problemi economici di
varia sorta.
Enrico
Pitzianti documenta tutto questo e molto altro combaciando alla
perfezione i tempi del cinema con quelli dei protagonisti, ovvero gli
inquilini del centro, senza
far affiorare mai nemmeno un briciolo di inutile pietismo e
dispiegando un generoso e protettivo ventaglio fatto di condivisioni
e comprensione a far da argine alle troppo frettolose e poco avvedute
conclusioni.
La
radicalità della riforma psichiatrica Italiana scaturita dal lungo
ed innovativo lavoro di Franco Basaglia, culminata nella ben nota
“Legge 180”, è un punto di riferimento internazionale compresa
l' ”O.M.S.”, forse una
delle ultime eccellenze legislative del nostro Paese che siano venuti
a studiare ed ammirare dall'estero, e Pitzianti
ce ne mostra,
senza mai puntare l'indice su nulla in particolar modo e mantenendo
il suo racconto nell'alveo di una prodigiosa naturalezza, le
difficoltà attuative, le eventuali aberrazioni ma soprattutto
l'inestimabile patrimonio di
dolcezza e libertà che grazie ad essa è stato restituito al genere
umano.
Osserviamo
sottrarsi dal fascio di luce del nostro pregiudizio quelli che
consideriamo spesso soltanto dei non meglio identificati “malati
psichici” e che forse inconsciamente desidereremmo davvero non
nutrissero alcuna ambizione o avessero bisogni reali,
rispetto ai quali infinita tranquillità crederemmo di guadagnare se
potessimo saperli davvero e senza alcun dubbio “incapaci di
intendere e di volere”, definizione più che mai subdola, talvolta
deliberatamente omnicomprensiva e spesso usata con superficialità.
Il
lavoro di Pitzianti ce li fa vedere a passeggio per strada, mentre vanno
in palestra o sorseggiano una menta al bar, comprano merci nei negozi
come tutti noi e soprattutto li riprende mentre esprimono nelle forme
a loro più congeniali pensieri e desideri e, quando
necessario, le loro istintive e nette contrarietà con più che
sufficiente chiarezza.
Il
vivo della discussione, pure nella distinzione irrinunciabile dei
ruoli tra operatori ed inquilini di “Casamatta” è, provando a
seguirne i passi con occhi liberi da idee pregresse, parecchio
illuminante, così come lo
è assistere alle difficoltà incontrate nel vincere la diffidenza
delle persone comuni che ostacolano la ricerca di una nuova casa in
affitto.
L'amorevolezza
con cui “Roba da matti” racconta i suoi protagonisti è parallela
e non molto da meno rispetto a quella messa in campo ogni giorno
dalla battagliera Trincas (che
ha una sorella nella “Casa”); Franco Basaglia come un angelo
sorveglia ogni cosa, appeso ad una parete su una gigantesca
fotografia.
L'amore
unito alla determinazione non può tutto ma certamente può molto e
negli anni - la lavorazione della pellicola parte nel 2009 quando la
stessa Trincas contatta Pitzianti per realizzare un documento filmato
- diffamazioni ed egoismi si sono liquefatti, le denunce sono andate
in archivio e qualche istituzione ha sopperito all'assenza di molte
altre ed ha infine riconosciuto meriti e peculiarità davvero
evidenti al progetto “Casamatta”.
Eppure
questo gruppo di persone,
che non
sono alla ricerca di un'idea
sognante ed irrealizzabile ma già ne vivono la sua concreta
realizzazione, è
ancora senza una nuova casa e
lo Stato, il primo responsabile individuabile, o magari la chiesa,
spesso distante dai figli del suo Signore in maniera difficile da
accettare, non sono stati capaci di risolvere alcune semplici
problematiche come quella di fornire un alloggio idoneo o elargire
una misera somma di denaro per attenuare le innumerevoli difficoltà.
Il
masochismo tutto italiano capace di complicare cose semplici o che
addirittura spesso rischia di distruggere quel che funziona, anche in
questo caso ha dato esito a risultati sconcertanti.
Nonostante
di questo non si possa far altro che prender atto, continuando però
a sostenere la causa con passione e volontà che contrastino
ulteriori derive o disastri, possiamo
gonfiare l'animo di speranza e concedere alla nostra incredulità il
lusso di osservare come “utopia” non sia altro che una parola,
pronta a rivelare tutta la sua leggerezza ed inconsistenza non appena
l'uomo decide si dare luogo a quel che si credeva impossibile.
Non
così di rado capita che nel deserto germoglino fiori che profumano
della gioia di vivere ed a chi distratto non se ne fosse mai accorto
questa pellicola è pronta a raccontare i piccoli ed i grandi
misteri del cuore...
Nessun commento:
Posta un commento