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lunedì 30 aprile 2012

ROBA DA MATTI di Enrico Pitzianti



Cronache di follia dal quotidiano della nostra penisola ma a differenza di quanto potremmo immaginare non sono i “cosiddetti” matti a far notizia bensì le persone e le istituzioni che dovrebbero tutelarli, per intenderci quelli che chiamiamo comunemente i “normodotati”.

A Quartu S.Elena (Cagliari) opera l' “A.S.A.R.P. - Associazione Sarda per l'Attuazione della Riforma Psichiatrica” che nel 1995 ha realizzato lo splendido progetto al quale ha dato il nome di “Casamatta”, una struttura socio-assistenziale dove convivono felicemente persone con disagio psichico e travolte da “troppa normalità”.

Nell'aiutarli a superare le situazioni di varia difficoltà offrono il loro supporto, competenza ed amicizia operatori di raro pregio umano; li dirige la tenace Gabriella Trincas, professionista che evidentemente non deve ispirare simpatie a tutto tondo al punto da buscarsi da parte di uno psichiatra sindacalista una denuncia per violenze sui suoi assistiti ed abuso della professione.

Oltre ai N.A.S., che in seguito a questo esposto hanno indagato a vari livelli attorno alla situazione, “Casamatta” ha dovuto affrontare anche una ingiunzione di sfratto e problemi economici di varia sorta.

Enrico Pitzianti documenta tutto questo e molto altro combaciando alla perfezione i tempi del cinema con quelli dei protagonisti, ovvero gli inquilini del centro, senza far affiorare mai nemmeno un briciolo di inutile pietismo e dispiegando un generoso e protettivo ventaglio fatto di condivisioni e comprensione a far da argine alle troppo frettolose e poco avvedute conclusioni.

La radicalità della riforma psichiatrica Italiana scaturita dal lungo ed innovativo lavoro di Franco Basaglia, culminata nella ben nota “Legge 180”, è un punto di riferimento internazionale compresa l' ”O.M.S.”, forse una delle ultime eccellenze legislative del nostro Paese che siano venuti a studiare ed ammirare dall'estero, e Pitzianti ce ne mostra, senza mai puntare l'indice su nulla in particolar modo e mantenendo il suo racconto nell'alveo di una prodigiosa naturalezza, le difficoltà attuative, le eventuali aberrazioni ma soprattutto l'inestimabile patrimonio di dolcezza e libertà che grazie ad essa è stato restituito al genere umano.

Osserviamo sottrarsi dal fascio di luce del nostro pregiudizio quelli che consideriamo spesso soltanto dei non meglio identificati “malati psichici” e che forse inconsciamente desidereremmo davvero non nutrissero alcuna ambizione o avessero bisogni reali, rispetto ai quali infinita tranquillità crederemmo di guadagnare se potessimo saperli davvero e senza alcun dubbio “incapaci di intendere e di volere”, definizione più che mai subdola, talvolta deliberatamente omnicomprensiva e spesso usata con superficialità.

Il lavoro di Pitzianti ce li fa vedere a passeggio per strada, mentre vanno in palestra o sorseggiano una menta al bar, comprano merci nei negozi come tutti noi e soprattutto li riprende mentre esprimono nelle forme a loro più congeniali pensieri e desideri e, quando necessario, le loro istintive e nette contrarietà con più che sufficiente chiarezza.

Il vivo della discussione, pure nella distinzione irrinunciabile dei ruoli tra operatori ed inquilini di “Casamatta” è, provando a seguirne i passi con occhi liberi da idee pregresse, parecchio illuminante, così come lo è assistere alle difficoltà incontrate nel vincere la diffidenza delle persone comuni che ostacolano la ricerca di una nuova casa in affitto.

L'amorevolezza con cui “Roba da matti” racconta i suoi protagonisti è parallela e non molto da meno rispetto a quella messa in campo ogni giorno dalla battagliera Trincas (che ha una sorella nella “Casa”); Franco Basaglia come un angelo sorveglia ogni cosa, appeso ad una parete su una gigantesca fotografia.

L'amore unito alla determinazione non può tutto ma certamente può molto e negli anni - la lavorazione della pellicola parte nel 2009 quando la stessa Trincas contatta Pitzianti per realizzare un documento filmato - diffamazioni ed egoismi si sono liquefatti, le denunce sono andate in archivio e qualche istituzione ha sopperito all'assenza di molte altre ed ha infine riconosciuto meriti e peculiarità davvero evidenti al progetto “Casamatta”.

Eppure questo gruppo di persone, che non sono alla ricerca di un'idea sognante ed irrealizzabile ma già ne vivono la sua concreta realizzazione, è ancora senza una nuova casa e lo Stato, il primo responsabile individuabile, o magari la chiesa, spesso distante dai figli del suo Signore in maniera difficile da accettare, non sono stati capaci di risolvere alcune semplici problematiche come quella di fornire un alloggio idoneo o elargire una misera somma di denaro per attenuare le innumerevoli difficoltà.

Il masochismo tutto italiano capace di complicare cose semplici o che addirittura spesso rischia di distruggere quel che funziona, anche in questo caso ha dato esito a risultati sconcertanti.

Nonostante di questo non si possa far altro che prender atto, continuando però a sostenere la causa con passione e volontà che contrastino ulteriori derive o disastri, possiamo gonfiare l'animo di speranza e concedere alla nostra incredulità il lusso di osservare come “utopia” non sia altro che una parola, pronta a rivelare tutta la sua leggerezza ed inconsistenza non appena l'uomo decide si dare luogo a quel che si credeva impossibile.

Non così di rado capita che nel deserto germoglino fiori che profumano della gioia di vivere ed a chi distratto non se ne fosse mai accorto questa pellicola è pronta a raccontare i piccoli ed i grandi misteri del cuore...

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