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lunedì 25 gennaio 2010

L'UOMO CHE VERRA' di Giorgio Diritti

Contadini con i nasi aguzzi,  oppure “abbondanti” e simili alle patate che coltivano…. Con le barbe incolte e le orecchie a sventola, con i gilet stracciati….
Uomini e vecchi che “sibilano” un dialetto arcaico “soffiato” giusto negli “interstizi”  lasciati tra un dente e l’altro,  “rimanenze gialle” buone ancora per mangiare, un po’ meno per parlare… escrescenze di smalto  corroso dal tempo, corpi consunti  dal lavoro…

Le donne anziane spendono le loro energie fisiche senza posa, sbraitano e comandano e mantengono l’ordine…. le piu’ giovani scoprono l’amore, lo cercano, ne parlano…

Una bambina è muta ma osserva tutto e scrive…

Una donna è incinta…..e dentro la sua pancia c’è “un mondo”…. C’è   “L’uomo che verrà”….

Un bosco….ora con il solito marrone delle foglie ed il fruscio del vento  sembra portarci anche odori e presagi cattivi
Un bosco….. ora ricoperto di neve ed ancora carico di colori accecanti anche piu’ del bianco…
Un bosco: dove si nascondono i ribelli….. “il lupo”, si fa chiamare uno di questi…. tra quelle montagne verdi e bellissime dove l’occhio si perde rapito fino all’orizzonte hanno fatto la trincea  i difensori del suolo natio…la brigata “Stella Rossa”…

Pidocchi e petrolio tra i capelli…
…..Chiesa, preghiere, timore del peccato, superstizione…..olio e croci sul petto… I santi guardano da una mensola ma non proteggono….e per questo finiranno poi “sottoterra”, assieme ai morti…

E’ questo è il pezzo di mondo che aspetta “la guerra che verrà”…o che sta già arrivando…

Una comunità rurale che nulla sa e nulla vorrebbe sapere ma fin troppo intuiscee quel che vede  talvolta scrive, ad esempio su un foglio di carta, nel tema di una bambina che diventa un pericolo da bruciare, una verità da negare…

La guerra è (ancora) un rumore lontano che ogni tanto irrompe e devasta il tempo da dedicare a bambini ed animali e vita…la guerra sono bagliori sinistri nella notte ed aerei che sorvolano i tetti…La guerra spaventa gli uomini e li manda a nascondersi nel bosco, le donne, i vecchi ed i bambini invece in chiesa….

E  comincia a comprenderlo qualcuno che questa è una guerra vera, da fare con le armi…non è una questione di politica ma semmai di difendere la casa e la terra dei nonni, la famiglia, per lasciare qualcosa (…e soprattutto “cosa”!!...) ai  figli…ai figli che verranno!...
Perché i tedeschi non sono rimasti a casa con i loro bambini…non li hanno anche loro?...” si domandano i piu’ piccoli…
Ma adesso sono qui i tedeschi ed i giochi dei bambini cambiano…..e  i rami secchi diventano fucili…

….”Facciamola questa guerra, e subito….che tanto due volte non ci possono ammazzare”…

Una barella, un morto, facce incredule e attonite, pianti disperati intorno….ora la guerra è arrivata e questo è il suo biglietto da visita…

Poi il paesaggio incantato diventa inferno e castigo… Scompare ogni umana virtù risucchiata dall’abominio bestiale, senza pietà si compie l’orribile mattanza…
Cadono volti fieri, disperati, increduli…mitragliatori silenti bucano con centinaia di colpi le spesse porte di legno….C’è chi resta assordato dal rumore delle esplosioni e istintivamente  cerca una via di fuga, forse per sopravvivere o magari solo per  vomitare finanche le sue viscere in riparata solitudine….Si compie l’epilogo come sapevamo ma non di meno stupisce ripercorrere con  “occhi nuovi”  tanta crudeltà e follia…

Film capolavoro di Giorgio Diritti che dopo il fortunato passaparola che ha premiato il suo precedente “Il vento fa il suo giro” si prova nel compito di narrare gli orrori compiuti tra le  colline di Monte Sole (…il cui piu’ grande comune è Marzabotto…) ovvero dell’eccidio della sua gente (…è nato a Bologna….), ai tempi della occupazione tedesca in Italia…
La storia è una ed in questo caso neanche è possibile equivocarla ma bisogna saperla raccontare e il cinema in fondo “esiste anche per questo”…
Diritti incanta  con pane e sugo ed un semplice campo di lucciole, con un prato verde ed una bambina vestita di bianco e le colonne di persone sotto gli ombrelli prima della fine….con le tazze del latte, i pasti frugali, gli animali…… Punta l’occhio ed incastona  il cuore del film tra la  gente inerme e indaffarata con la vita quotidiana ed insinua tra loro  il pericolo e la guerra con piccole irruzioni sporadiche….
Poi, come una malattia che   arriva e non passa piu’, d’un tratto si ferma in quelle campagne il conflitto armato, fino a quando tutto si tinge di nero o di rosso sangue e nulla puo’ esser evitato o rimediabile…

Un cast perfetto…..gesti e parole misuratissimi…un “racconto in purezza”, che pare quasi “vivere” oltre lo schermo…. l’ombra delle candele che proietta figure nelle stanze viene rappresentata con  una luce di un realismo impeccabile, a tratti sembra un dipinto di Caravaggio…
Se in un libro o un documentario è piu’ probabile trovarci i fatti ed i particolari, ne “L’uomo
che verrà” sono le emozioni che trasudano dallo schermo, dalla campagna contadina fino alle fosse comuni, e poi fino al rumore dei grilletti delle pistole…. Tutto con naturalezza,  come fosse una passeggiata lungo un sentiero che poi però precipita repentinamente in un dirupo, in un abisso  senza fondo…

Come Mosè, in una cesta, non salvato dalle acque ma dalla cattiveria dell’essere umano, tra le onde del disastro,  accompagnato dalla mano malferma e compassionevole di una ragazzina, un “cucciolo di uomo” disperde i suoi vagiti in un freddo glaciale e di morte….

L’uomo che verrà” è al sicuro tra le braccia amiche, sostenuto da piccole gambe a cavalcioni di un tronco….. è avvolto in un canto di bambini….. ….

….dei miracoli “fatti in terra” e degli orrori, della vita  che continua e non si ferma neppure davanti all’inimmaginabile ci racconta Giorgio Diritti e questo film bellissimo, prezioso, inappuntabile e commovente….

FRANCO – 25 GENNAIO 2010