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mercoledì 16 maggio 2012

DARK SHADOWS di Tim Burton



Dopo l'omologante “spersonalizzazione” patita tra le spire alle quali lui stesso si era consegnato con l'algido “Alice” Hollywoodiano Tim Burton si ritrova e, con leggerezza, si concede un gotico alla sua maniera, innestandolo di simpatiche trovate umoristiche e piccole imprudenze fantasiose.

Dark Shadows” fin dal prologo si presenta con tutta la sua dotazione di mostri ed elementi caratterizzanti, in sostanza una allegra “Dynasty” dove a contendersi il dominio di una piccola baia del Maine saranno vampiri, streghe ed altri mostri sparsi in controluce.

Barnabas Collins (Johnny Depp), abbandonata la “scatola” (bara) nella quale è stato rinchiuso per 200 anni (per la precisione 198!...) si ritrova tra le scosse di assestamento della rivoluzione “hippies” nel 1972; la gigantesca “M Gialla” di “McDonalds” lo accoglie come fosse il nuovo vessillo di Mefistofele, una allusione fugace che forse porta con se una piccola venatura di anti-capitalismo.

Conosce subito dopo i suoi parenti per così dire, “alla lontana”, che vivono ancora nel vecchio maniero di famiglia (per l'appunto quello dei Collins) e scopre in un sol colpo il “menzognero diavolo televisione” che trasmette “opere” dal gusto insipido come “Scooby-do” ed a seguire il gioco de “L'allegro chirurgo” assieme ad altre amenità.

Per dormire al riparo dalla luce del sole deve risolversi a dormire appeso alle tende come un pipistrello oppure dentro l'armadio tra la biancheria mentre il fissare una lampada che dentro il suo vetro fa fluttuare macchie rosso sangue lo ossessiona a tal punto da farlo finire sul lettino della psichiatra di famiglia, Julia Hoffman.

In questo ruolo troviamo la moglie di Burton, Helena Bonham Carter, ancora una volta nel cast selezionato dal marito e qui all'ennesimo travestimento con indosso una parrucca dal rosso tendente all'arancione, rosa da una pericolosa brama di conquistare l'eterna giovinezza, certo comune a molte altre donne del nostro tempo.

Per riportare in auge l'azienda ittica di famiglia, cacciata “agli inferi” dalla strega che secoli addietro uccise i suoi genitori (Angelique/Eva Green), Barnabas darà sfoggio delle sue “capacità imprenditoriali”, a dire il vero aiutandosi con trucchetti (poteri) poco ortodossi come ad esempio una “magica ipnosi” con la quale costringerà i pescatori della concorrenza a riportare le sue flotte a veleggiare sul mercato.

Il suo competitore è per l'appunto la “strega fatale” di cui abbiamo detto poc'anzi la quale, rifiutata in amore, lo costrinse secoli addietro al tormento della vita eterna tramutandolo in vampiro (“uccidere è semplice mentre una maledizione richiede assoluta devozione”), per di più crudelmente inducendo la sua amata donna a tuffarsi giù da una scogliera.

Adesso, sinuosa e felina, lo tallona in tacchi alti e vestiti seducenti: provoca, circuisce, inganna, tanto per annientarlo che per soggiogarlo a se stessa, al punto che Barnabas scoprirà presto che persino nella “morte” ha ancora un debole per la “carne viva”, scivolando facilmente in una travolgente notte di sesso tutta unghie e passione al ritmo di Barry Withe!

Ma il primo amore “non muore mai” e se non si chiama piu' Josette oggi si fa chiamare Vicky (o Victoria), prendendo a prestito il nome da una pubblicità dei treni, ma a dire il vero si tratterebbe di Maggie e... nel mezzo c'è di sicuro dell'altro che non vorrete certo vi riveli ora, fino ad arrivare alla conclusione dove, neanche a dirlo, si scontreranno (fino alla morte?...) le eterne forze del male in un diluvio di fuoco, malefici, pugni e sonori ceffoni.

Ancora una volta fianco a fianco con il compagno di tante scorribande Johnny Depp, Burton si concede con “Dark Shadows” una escursione giocosa piu' del solito, molto meno compiuta e poetica di altre volte.

C'è poca elaborazione sul piano della sceneggiatura e di certo son lontane le vette sublimi e visionarie di altri più fortunati episodi con i quali ci ha viziato fino ad innalzare le nostre aspettative ogni volta verso qualcosa di migliore ma, nonostante queste considerazioni, la storia per quanto strampalata può regalare allo spettatore che voglia assoggettarsi al gioco il giusto divertimento e non poche deliziose ispirazioni.

Valga per tutte il ridicolo trastullo durante il quale il regista Californiano lascia che Barnabas esterni il suo dolore sdraiato sopra i tasti di un organo che nel mentre ticchetta ritmi elettronici e note stonate.

Non mancano, anche se molto alla lontana, i soliti riguardi verso i diversi: i bambini maltrattati e disadattati e le adolescenze problematiche ed inquiete plagiate da un mondo adulto ed a loro poco attento, creature ancora indifese e che magari mentre dormivano nella culla sono state preda del morso cattivo di un lupo mannaro.

Tutto è molto svagato e leggero ma non necessariamente questo deve costituire un difetto se a supporto c'è tanta fantasia e voglia di stupire, creare e ricreare.

Nel “cocktail” non sono poche le sorprese esilaranti e sorprendenti come un gran ballo con cubiste in gabbia ed “Il vero Alice Cooper” (la “femmina” più brutta che Barnabas abbia mai visto!); strani rivoli rossi scivolano dalle labbra ma non si tratta di sangue e “le streghe aizzano deliberatamente ...la caccia alle streghe”!

Forse il finale è un po' troppo ricco, roboante e precipitoso e possiamo trovar sparsa qualche dissennata scelleratezza di troppo: piccole cadute di gusto ed eccessi che però si possono ben perdonare a voler considerare tutto il contesto.

Dark Shadows” è ispirato ad una serie televisiva Statunitense degli anni '60 ad opera di Dan Curtis (al quale il film è dedicato), “resuscitata” per l'occasione e che non è affatto indispensabile conoscere, arricchita dalle tipiche ambientazioni ed atmosfere “Burtoniane”.

Ma in fondo, prestate attenzione, la vera maledizione è “non saper amare”, cosa che invece Barnabas desidera a tutti i costi e difatti perseguirà tenacemente lo scopo, ora proponendosi con un look antiquato da “swinging London”, in altre occasioni indossando abiti più probabili assieme ad un paio di occhiali per proteggersi dal “nemico sole” che, sul suo viso bianco slavato, “riesumano” il ricordo di Michael Jackson, dando luogo ad un altro forse involontario sberleffo.

Questo atipico vampiro ossessionato dalla figura di donna con i “fianchi da fattrice” non lascerà nulla di intentato e finirà addirittura per prendere le necessarie lezioni di corteggiamento da una adolescente di famiglia.

E così, mentre il pericolo inaspettatamente giace ancora sul fondo, anzi, sul “fondale”, ecco che due corpi abbracciati stanno già precipitando nel vuoto travolti da un incontenibile sentimento: l'amore è “un morso, si sa, e bisogna coglierlo “al volo”!

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