Dopo
l'omologante “spersonalizzazione” patita tra le spire alle quali
lui stesso si era consegnato con l'algido “Alice” Hollywoodiano
Tim Burton si ritrova e, con leggerezza, si concede un gotico
alla sua maniera, innestandolo di simpatiche trovate umoristiche
e piccole imprudenze fantasiose.
“Dark
Shadows” fin dal prologo si presenta con tutta la sua dotazione di
mostri ed elementi caratterizzanti, in sostanza una allegra “Dynasty”
dove a contendersi il dominio di una piccola baia del Maine saranno
vampiri, streghe ed altri mostri sparsi in controluce.
Barnabas
Collins (Johnny Depp), abbandonata la “scatola” (bara) nella
quale è stato rinchiuso per 200 anni (per la precisione 198!...) si
ritrova tra le scosse di assestamento della rivoluzione “hippies”
nel 1972; la gigantesca “M Gialla” di “McDonalds” lo accoglie
come fosse il nuovo vessillo di Mefistofele, una allusione fugace che
forse porta con se una piccola venatura di anti-capitalismo.
Conosce
subito dopo i suoi parenti per così dire, “alla lontana”, che
vivono ancora nel vecchio maniero di famiglia (per l'appunto quello
dei Collins) e scopre in un sol colpo il “menzognero diavolo
televisione” che trasmette “opere” dal gusto insipido come
“Scooby-do” ed a seguire il gioco de “L'allegro chirurgo”
assieme ad altre amenità.
Per
dormire al riparo dalla luce del sole deve risolversi a dormire
appeso alle tende come un pipistrello oppure dentro l'armadio tra la
biancheria mentre il fissare una lampada che dentro il suo vetro fa
fluttuare macchie rosso sangue lo ossessiona a tal punto da farlo
finire sul lettino della psichiatra di famiglia, Julia Hoffman.
In
questo ruolo troviamo la moglie di Burton, Helena Bonham Carter,
ancora una volta nel cast selezionato dal marito e qui all'ennesimo
travestimento con indosso una parrucca dal rosso tendente
all'arancione, rosa da una pericolosa brama di conquistare l'eterna
giovinezza, certo comune a molte altre donne del nostro tempo.
Per
riportare in auge l'azienda ittica di famiglia, cacciata “agli
inferi” dalla strega che secoli addietro uccise i suoi genitori
(Angelique/Eva Green), Barnabas darà sfoggio delle sue “capacità
imprenditoriali”, a dire il vero aiutandosi con trucchetti (poteri)
poco ortodossi come ad esempio una “magica ipnosi” con la quale
costringerà i pescatori della concorrenza a riportare le sue flotte
a veleggiare sul mercato.
Il
suo competitore è per l'appunto la “strega fatale” di cui
abbiamo detto poc'anzi la quale, rifiutata in amore, lo costrinse
secoli addietro al tormento della vita eterna tramutandolo in vampiro
(“uccidere è semplice mentre una maledizione richiede assoluta
devozione”), per di più crudelmente inducendo la sua amata donna a
tuffarsi giù da una scogliera.
Adesso,
sinuosa e felina, lo tallona in tacchi alti e vestiti seducenti:
provoca, circuisce, inganna, tanto per annientarlo che per
soggiogarlo a se stessa, al punto che Barnabas scoprirà presto che
persino nella “morte” ha ancora un debole per la “carne viva”,
scivolando facilmente in una travolgente notte di sesso tutta unghie
e passione al ritmo di Barry Withe!
Ma
il primo amore “non muore mai” e se non si chiama piu'
Josette oggi si fa chiamare Vicky (o Victoria), prendendo a prestito
il nome da una pubblicità dei treni, ma a dire il vero si
tratterebbe di Maggie e... nel mezzo c'è di sicuro dell'altro che
non vorrete certo vi riveli ora, fino ad arrivare alla conclusione
dove, neanche a dirlo, si scontreranno (fino alla morte?...) le
eterne forze del male in un diluvio di fuoco, malefici, pugni e
sonori ceffoni.
Ancora
una volta fianco a fianco con il compagno di tante scorribande Johnny
Depp, Burton si concede con “Dark Shadows” una escursione giocosa
piu' del solito, molto meno compiuta e poetica di altre volte.
C'è
poca elaborazione sul piano della sceneggiatura e di certo son
lontane le vette sublimi e visionarie di altri più fortunati episodi
con i quali ci ha viziato fino ad innalzare le nostre aspettative
ogni volta verso qualcosa di migliore ma, nonostante queste
considerazioni, la storia per quanto strampalata può regalare allo
spettatore che voglia assoggettarsi al gioco il giusto divertimento e
non poche deliziose ispirazioni.
Valga
per tutte il ridicolo trastullo durante il quale il regista
Californiano lascia che Barnabas esterni il suo dolore sdraiato sopra
i tasti di un organo che nel mentre ticchetta ritmi elettronici e
note stonate.
Non
mancano, anche se molto alla lontana, i soliti riguardi verso i
diversi: i bambini maltrattati e disadattati e le adolescenze
problematiche ed inquiete plagiate da un mondo adulto ed a loro poco
attento, creature ancora indifese e che magari mentre dormivano nella
culla sono state preda del morso cattivo di un lupo mannaro.
Tutto
è molto svagato e leggero ma non necessariamente questo deve
costituire un difetto se a supporto c'è tanta fantasia e voglia
di stupire, creare e ricreare.
Nel
“cocktail” non sono poche le sorprese esilaranti e
sorprendenti come un gran ballo con cubiste in gabbia ed “Il
vero Alice Cooper” (la “femmina” più brutta che Barnabas abbia
mai visto!); strani rivoli rossi scivolano dalle labbra ma non si
tratta di sangue e “le streghe aizzano deliberatamente ...la
caccia alle streghe”!
Forse
il finale è un po' troppo ricco, roboante e precipitoso e possiamo
trovar sparsa qualche dissennata scelleratezza di troppo: piccole
cadute di gusto ed eccessi che però si possono ben perdonare a voler
considerare tutto il contesto.
“Dark
Shadows” è ispirato ad una serie televisiva Statunitense degli
anni '60 ad opera di Dan Curtis (al
quale il film è dedicato), “resuscitata” per l'occasione e che
non è affatto indispensabile conoscere, arricchita dalle tipiche
ambientazioni ed atmosfere “Burtoniane”.
Ma
in fondo, prestate attenzione, la vera maledizione è “non saper
amare”, cosa che invece Barnabas desidera a tutti i costi e difatti
perseguirà tenacemente lo scopo, ora proponendosi con un look
antiquato da “swinging London”, in altre occasioni indossando
abiti più probabili assieme ad un paio di occhiali per proteggersi
dal “nemico sole” che, sul suo viso bianco slavato, “riesumano”
il ricordo di Michael Jackson, dando luogo ad un altro forse
involontario sberleffo.
Questo
atipico vampiro ossessionato dalla figura di donna con i “fianchi
da fattrice” non lascerà nulla di intentato e finirà addirittura
per prendere le necessarie lezioni di corteggiamento da una
adolescente di famiglia.
E
così, mentre il pericolo inaspettatamente giace ancora sul fondo,
anzi, sul “fondale”, ecco che due corpi abbracciati stanno già
precipitando nel vuoto travolti da un incontenibile sentimento:
l'amore è “un morso, si sa, e bisogna coglierlo “al volo”!
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