Esordio
di rara bellezza e perfezione quello dell'inglese McQueen, a suo
tempo (maggio 2008) premiato a Cannes ma poi inspiegabilmente
ignorato dalla distribuzione italiana.
Rimediamo
oggi al clamoroso abbaglio probabilmente grazie al discreto successo
del film “Shame” uscito a gennaio di quest'anno, anch'esso
premiato ma stavolta a Venezia ed i cui artefici sono sempre lo
stesso regista e Michael Fassbender nella parte del protagonista.
“Hunger”
è un obiettivo puntato fisso sull' “ultimo miglio” della vita di
Bobby Sands, l'attivista politico dell'I.R.A. che sacrificò la sua
stessa vita per la causa Irlandese attraverso uno sciopero della fame
senza ritorno durato 66 giorni,
tra atroci sofferenze ed incredibile coraggio.
Steve
“Rodney” McQueen, Londinese, usa con passione artistica e
geometrica gli insegnamenti acquisiti anche in discipline
extra-cinematografiche (viene dalla scultura e dalla fotografia e si
vede...) e tramuta con il suo obiettivo muri coperti di
escrementi in cornici concentriche dal sapore denso e pittorico, dei
corpi nudi dei “soldati politici” umiliati, martoriati e
bastonati ne fa tante figure Cristologiche perse in una moltitudine
di brutali e disumani calvari carcerari.
Costringe
il nostro occhio ad osservare immagini fisse dalle quali non possiamo
fuggire e dentro le composizioni che spesso raggiungono vertigini
estetiche ammirevoli ci mischia tensioni e paure (mani sporche di
sangue nel lavandino, chiavi che girano il motorino di avviamento
dell'automobile mentre qualcuno trema in finestra).
Spesso
senza l'ausilio delle parole fa riaffiorare tutto l'orrore della dura
lotta nel carcere inglese di Long Kesh detto “The Maze” tra gli
anni '70 e '80, lo “sciopero delle coperte e dello sporco” ed
infine quello letale della fame che oltre a Sands mieterà altre
vittime sacrificali.
Fassbender
è un'icona magnifica di forza e sofferenza, alcune sue immagini in
primo piano sono superbe istantanee capaci tanto di raccontare
l'assurdo cruento della recente storia politica Britannica quanto di
ben figurare sulle pareti di un museo d'arte.
Fra
tanta rara bellezza e tormento McQueen mette un inserto con un campo
lungo, cui dopo seguiranno due primi piani molto piu' che
esplicativi, al quale affida un lungo dialogo capace di spiegare
argomenti e motivazioni con lucidità sintetica, chiara e tagliente:
la retorica dell'esercizio teologico e semantico di un prete a
confronto con la vita reale del combattente determinato fino
all'estremo sacrificio e che non resterà fermo a guardare; mettere
in gioco la propria vita non è l'unica cosa da fare bensì “La
cosa giusta”!
Dire
di “Hunger” che è un capolavoro non è una conclusione
precipitosa ma forse l'unico aggettivo possibile per descriverne la
qualità e la capacità espressiva: difficile raffigurare una
realtà tanto dura e penosa senza cedere mai il passo alla retorica o
all'orrore.
Uomini
veri e non con la vocazione al martirio si consacrano ad una causa
con dedizione e spirito di sacrificio ai limiti della comprensione,
“fumano parole sacre” arrotolando pagine strappate ai libri di
preghiera ed affrontano corridoi colmi di odio tra scudi e
manganelli.
La
voce agghiacciante (originale) e senza un briciolo di pietà della
“Lady di ferro” Margaret Tatcher spiega meglio di ogni altro
particolare le ragioni, le successive azioni e le ripercussioni.
Il
cibo ed il suo odore fumante sul comodino sono una tortura
inenarrabile tra le tante ma se il fronte della libertà è un
orizzonte molto piu' ampio della nostra stessa vita il corpo può
essere usato alla stregua di un'arma crudele, mostruosa ed
invincibile.
McQueen,
con divagazioni che ricordano persino Bacon, Bill Viola e Van Gogh,
dipinge una tela di passioni senza farci nessuno sconto in quanto
a brutalità dell'impatto ma rendendo immortale nelle immagini una
realtà cruda e terribile come meglio non sarebbe stato possibile.
Bobby
Sands travalica dalle pagine della sua guerra, dai libri e dalla
storia e trova nel cinema un ennesimo modo per eternare le sue gesta
grazie ad un attore eccellente e dedito alla causa quanto un
patriottico soldato al fronte e ad un regista con occhio illuminato e
passione capace di tradursi in dura e celebrativa meraviglia:
purezza tremenda e cibo sopraffino per i nostri occhi.
2 commenti:
credevo che pioveva ma nonche grandinava. Scherzo, è stato ok ciao Sara
Dunque alla fine tu e Patrizia avete opetato per Bobby Sands e avete abbandonato al suo destino il "povero" Camus?...
FRANCO
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