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domenica 15 aprile 2012

DIAZ di Daniele Vicari



Domenico Procacci ad un decennio dal G8 di Genova fa tornare Daniele Vicari in quel dedalo di vicoli, scale e strade tortuose dove si svolsero fatti tra i più inquietanti della recente storia politica, mondiale e nazionale.

Uno dei momenti cruciali di quei giorni ebbe come teatro di sangue gli edifici delle scuoleDiaz ed è proprio della massiccia e violentissima irruzione della Polizia il 29 luglio 2001 presso la sede del Genova Social Forum che si occupa la pellicola.

La ricostruzione di Vicari ha il grande merito di rendere per la prima volta in immagini visibili a tutti quel che accadde in quella situazione (la tristemente nota “macelleria messicana” e gli abusi successivamente poi nel carcere di Bolzaneto) ed il suo lavoro in questo è inappuntabile ed incisivo, quanto può esserlo un cinema che si propone di esser sopportabile, nel descrivere fatti efferati, ad una platea il piu' ampia possibile: l'immenso cordone dei cellulari ripreso dall'alto per le strade di Genova, il rumore delle pale degli elicotteri e subito dopo la furia animale delle forze dell'ordine che si abbatte indiscriminatamente e senza pietà su tutto ciò che incontra, cose ed esseri umani; le luci blu lampeggianti, i passi delle truppe prima fuori e poi sulle scale, il rumore sordo dei manganelli che infieriscono sui corpi, l'atmosfera di panico all'interno dell'edificio e gli echi di urla ed orrore che si avvicinano sono il “corredo” agghiacciante che ci viene proposto.

Volti e corpi emaciati, denti rotti, sangue sul viso e sul pavimento e poche ore dopo questi momenti tragici e concitati il trasferimento presso le strutture sanitarie, con le corsie che pullulano di uomini in divisa che ancorarastrellanoragazzi per portarli al carcere di Bolzaneto, dove si consumeranno reati infamanti di umiliazione e tortura che hanno forzato gli argini della nostra democrazia spingendoli verso derive Cilene o Argentine ed alcuni di questi, con coraggio non usuale per il cinema di casa nostra, Vicari li racconta con crudo realismo. La sua pellicola funziona soprattutto quando affonda nei momenti cruciali dell'azione, della ferocia e della prevaricazione, nel rappresentarci con un pugno nello stomaco e senza troppi sconti quella frase che abbiamo sentito spesso nei documentari o i telegiornali: “sospensione dei diritti”.

Per tutto il resto invece, nonostante non vengano risparmiate sgradevolezze e scomode verità (accertate) nei confronti di chi rappresenta le istituzioni, si avverte un comprensibile tentativo non certo di appianare ma di ridurre in qualche misura le distanze tra le ragioni ed i torti, forse per stemperare le tensioni ed anche per evitare che le forze di Polizia si affermino nell'immaginario collettivo come un plotone di feroci potenziali assassini in divisa anche al di fuori di quella situazione di follia - speriamo irripetibile - nella quale realmente hanno ecceduto in bestialità oltre i confini delle legge e della pietà. In quest'ottica il personaggio di Claudio Santamaria è l'ultimo “bastione” che difende a malapena lo stato, tra ripensamenti e codardi allontanamenti.

Anche il disappunto di alcuni rappresentanti il Genoa Social Forum per come viene descritta la moltitudine di attivisti, uomini e donne, passionari della politica e dell'equità sociale ha le sue ragioni, perchè poco si riesce a comprendere dal film di Vicari di questo movimento ed alcune immagini come quelle dei ragazzi danzanti con le bottiglie in mano davanti ai falò raffigurano forse solo uno stereotipo incompleto per quanto non menzognero; così di un movimento in grado di combattere l'ingiustizia dei potenti sembra rimanere poco di più che la descrizione di una moltitudine di giovani allegri, innocenti e un po' sbandati.

Certo in un film forse non c'è lo spazio per rendere appieno l'interezza delle cose ma è palese che “Diaz” quando si allontana dal suo epicentro è piuttosto lacunoso e generico nel ricostruire l'insieme mentre vi consigliamo, a suo completamento naturale, il bellissimo documentarioBlack Blockdi Carlo Augusto Bachschmidt, prodotto sempre daFandango/Procacci”, decisamente piu' incisivo su questo versante ed al quale con tutta evidenza si appoggia il film di Vicari, attingendo a testimonianze e protagonisti.

Diazè comunque coraggioso, diremmodoveroso”, efficace nel suo ruolo di scuotere memorie sopite e coscienze distratte, brutale quanto basta nel ridestare l'attenzione pubblica, notevole e necessario nella possibilità che ci concede di rivivere virtualmente l'orrore nascosto dalla mancanza di testimonianze visive di quegli avvenimenti.

Rivolgetevi altrove invece se cercate davvero ragioni e spiegazioni, nomi e cognomi, ed il lunghissimo elenco di fatti accertati, condanne e nefandezze in chiaroscuro della politica e delle istituzioni, che questa pellicola relega in gran parte solamente in alcuni pannelli scritti che compaiono poco prima dei nomi degli attori e delle sempre più abituali location in terra di Romania.

2 commenti:

giuseppe marino ha detto...

mi sono perso black block, che è passato qualche giorno fa su rai 4, e ancora non riesco a vedere diaz. vorrei recuperarli entrambi, doveroso anche questo.

EFFEMME ha detto...

Bentornato da queste parti "JGM"...
Quasi quasi mi mancavi...ma qui è facile in quanto c'è mooooolta meno folla che sul tuo Blog...e NON A TORTO, ragionando sull'insieme delle cose...
Io ti seguo sempre FORTISSIMAMENTE anche se ultimamente commento poco... ma "leggo, reperisco, vedo" e molto spesso sono ampiamente ripagato dai tuoi ottimi consigli...
"Black block" se puoi rimedialo (se mi dai un qualche indirizzo te ne spedisco una copia!..) perchè ne vale davvero la pena...Uno dei migliori documenti "post Diaz" con testimonianze brucianti, secche ed essenziali...
Bye...FRANCO