Domenico
Procacci ad un decennio
dal G8 di Genova
fa tornare Daniele Vicari
in quel dedalo di
vicoli, scale e strade
tortuose dove si svolsero fatti tra i più inquietanti
della recente storia politica, mondiale e nazionale.
Uno dei
momenti cruciali di quei
giorni ebbe come teatro
di sangue gli edifici
delle scuole “Diaz”
ed è proprio della massiccia e violentissima irruzione della Polizia
il 29 luglio 2001 presso la sede del Genova Social Forum che si
occupa la pellicola.
La
ricostruzione di Vicari ha
il grande merito di
rendere per la prima
volta in immagini visibili
a tutti quel che
accadde in quella
situazione (la tristemente nota “macelleria
messicana” e gli abusi successivamente poi
nel carcere di Bolzaneto)
ed il suo lavoro in questo è inappuntabile ed incisivo, quanto
può esserlo un cinema che si propone di esser sopportabile, nel
descrivere fatti efferati, ad una platea il piu' ampia possibile:
l'immenso cordone dei cellulari ripreso dall'alto per le strade di
Genova, il rumore delle pale degli elicotteri e subito dopo la furia
animale delle forze dell'ordine che si abbatte indiscriminatamente e
senza pietà su tutto ciò che incontra, cose ed esseri umani; le
luci blu lampeggianti, i passi delle truppe prima fuori e poi sulle
scale, il rumore sordo dei manganelli che infieriscono sui corpi,
l'atmosfera di panico all'interno dell'edificio e gli echi di urla ed
orrore che si avvicinano sono il “corredo” agghiacciante che ci
viene proposto.
Volti e corpi
emaciati, denti rotti, sangue
sul viso e sul
pavimento e poche ore dopo questi
momenti tragici e concitati
il trasferimento presso le
strutture sanitarie, con le
corsie che pullulano di
uomini in divisa che
ancora “rastrellano” ragazzi
per portarli al carcere
di Bolzaneto, dove si consumeranno reati
infamanti di umiliazione e tortura che hanno forzato gli argini della
nostra democrazia spingendoli verso derive Cilene o Argentine ed
alcuni di questi, con coraggio non usuale per il cinema di casa
nostra, Vicari li racconta con crudo
realismo. La sua pellicola
funziona soprattutto quando
affonda nei momenti
cruciali dell'azione, della
ferocia e della
prevaricazione, nel rappresentarci con un pugno nello
stomaco e senza troppi sconti quella frase che abbiamo sentito spesso
nei documentari o i telegiornali: “sospensione dei
diritti”.
Per tutto il resto
invece, nonostante non vengano risparmiate sgradevolezze e scomode
verità (accertate) nei confronti di chi rappresenta le istituzioni,
si avverte un comprensibile tentativo non certo di appianare ma di
ridurre in qualche misura le distanze tra le ragioni ed i torti,
forse per stemperare le tensioni ed anche per evitare che le forze di
Polizia si affermino nell'immaginario collettivo come un plotone di
feroci potenziali assassini in divisa anche al di fuori di quella
situazione di follia - speriamo irripetibile - nella quale realmente
hanno ecceduto in bestialità oltre i confini delle legge e della
pietà. In quest'ottica il personaggio di Claudio Santamaria è
l'ultimo “bastione” che difende a malapena lo stato, tra
ripensamenti e codardi allontanamenti.
Anche il
disappunto di alcuni
rappresentanti il Genoa
Social Forum per come
viene descritta la
moltitudine di attivisti,
uomini e donne, passionari
della politica e
dell'equità sociale ha
le sue ragioni, perchè poco
si riesce a comprendere dal film di Vicari di questo movimento ed
alcune immagini come quelle dei ragazzi danzanti con le bottiglie in
mano davanti ai falò raffigurano forse solo uno stereotipo
incompleto per quanto non menzognero; così di un movimento in
grado di combattere l'ingiustizia dei potenti sembra rimanere poco
di più che la descrizione di una moltitudine di giovani allegri,
innocenti e un po' sbandati.
Certo in un film forse
non c'è lo spazio per rendere appieno l'interezza delle cose ma è
palese che “Diaz” quando si allontana dal suo epicentro è
piuttosto lacunoso e generico nel ricostruire l'insieme mentre vi
consigliamo, a suo completamento naturale,
il bellissimo documentario
“Black Block” di Carlo
Augusto Bachschmidt, prodotto
sempre da “Fandango/Procacci”,
decisamente piu' incisivo su questo versante ed al quale con tutta
evidenza si appoggia il film di Vicari, attingendo a testimonianze e
protagonisti.
“Diaz” è
comunque coraggioso, diremmo
“doveroso”, efficace nel
suo ruolo di scuotere
memorie sopite e coscienze
distratte, brutale quanto basta
nel ridestare l'attenzione
pubblica, notevole e necessario nella possibilità
che ci concede di rivivere virtualmente l'orrore nascosto dalla
mancanza di testimonianze visive di quegli avvenimenti.
Rivolgetevi
altrove invece se cercate
davvero ragioni e spiegazioni,
nomi e cognomi, ed
il lunghissimo elenco di
fatti accertati, condanne e
nefandezze in chiaroscuro
della politica e delle istituzioni, che
questa pellicola relega in gran parte solamente in alcuni pannelli
scritti che compaiono poco prima dei nomi degli attori e delle sempre
più abituali location in terra di Romania.
2 commenti:
mi sono perso black block, che è passato qualche giorno fa su rai 4, e ancora non riesco a vedere diaz. vorrei recuperarli entrambi, doveroso anche questo.
Bentornato da queste parti "JGM"...
Quasi quasi mi mancavi...ma qui è facile in quanto c'è mooooolta meno folla che sul tuo Blog...e NON A TORTO, ragionando sull'insieme delle cose...
Io ti seguo sempre FORTISSIMAMENTE anche se ultimamente commento poco... ma "leggo, reperisco, vedo" e molto spesso sono ampiamente ripagato dai tuoi ottimi consigli...
"Black block" se puoi rimedialo (se mi dai un qualche indirizzo te ne spedisco una copia!..) perchè ne vale davvero la pena...Uno dei migliori documenti "post Diaz" con testimonianze brucianti, secche ed essenziali...
Bye...FRANCO
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