Fine anni ’70….
Un gruppetto di ragazzini imberbi o ancora con l’apparecchio sui denti si diverte a girare filmini in “Super 8” di zombie ed investigatori con appariscente distintivo sulla giacca e con una ragazza a far da protagonista che agita i cuori di piu’ di qualcuno dei giovani cineasti…
Ciak…..e si gira…..
Il set è vicino ad una stazione ferroviaria ed ecco che arriva un treno a tutta velocità….. ……ma gli si pone misteriosamente di traverso un pick-up ed in un attimo è un inferno di vagoni che saltano per aria tra fuoco e fiamme…
Tutti vivi; persino il Dottor.Woodward, l’insegnante di biologia avanzata dei ragazzi, che non spiega il motivo del perché si trovasse alla guida del mezzo e oltretutto farnetica strani temibili avvertimenti circa il pericolo sull’incolumità dei suoi studenti e dei familiari…
In terra, tra le ferraglie ancora fumanti, centinaia di strani cubi grigiastri ed immediatamente dopo ecco arrivare nientemeno che l’ U.S. AIR FORCE che comincia a battere la zona a tappeto….
La citta di Lillian (Ohio) però non sarà piu’ la stessa….
Comincia a balbettare la luce elettrica, intere contee del circondario rimangono al buio, spariscono cani e persone…..le frequenze radio trasmettono strani messaggi cifrati….
Per capirci qualcosa bisognerà tornare fino ad un misterioso incidente accaduto l’8 aprile del 1963……
…..oppure appena avete un paio d’ore libere recarvi al cinema e togliervi la curiosità!...
J.J.Abrams abbandona (…quasi del tutto…) i complicati e criptici misteri di “Lost” e si tuffa in una avventura dove piu’ che dell’alone ombroso dell’enigma si avverte il gusto del gioco e del divertimento….
I protagonisti in erba che imparano dai manuali come truccare gli attori per “giocare al cinema” e si trastullano a fabbricare esplosivi fatti in casa per far saltare in aria i loro modellini sono un “gancio accattivante” e di indubbio alleggerimento….
“Super 8” è quel tipo di pellicola che vuole anche cercare di sorprendere, percorrendo le strade dell’originalità e non soltanto quelle abusate e scontate della mera spettacolarità, e per buona parte ci riesce anche ma ad ogni passo che si avvicina verso il punto culminante la sua prevedibilità comincia a fare capolino assieme ad una certa stanchezza, si procede un pochino con la “carta carbone” e ci si incammina verso un epilogo assai piu’ banale e scontato di quanto ci si potesse aspettare….
Ma in realtà la questione sta in altri termini, perché “Super 8” di fatto è una sorta di omaggio al cinema di Spielberg e di tutti i suoi topoi, comprensivo persino di un alieno in stile E.T. soltanto un pochino piu’ grosso e repellente (…ma anche stavolta “il mostro ha paura”….) e dove i ragazzini sulle piccole biciclette appena alzati in piedi sopra il sellino, l’icona della “Amblin”, sono tornati a scorrazzare per le strade ed hanno tutte le carte ed i sentimenti in regola per salvare il mondo (…i mondi?...) che gli adulti sanno solamente distruggere…
Però questo tipo di “fantascienza travestita” ed in commistione con la purezza del cuore ed un sano gusto dello spettacolo era una novità negli anni ’80, non di certo oggi dove l’operazione piu’ che di “deja-vu“ sa piuttosto di celebrazione, la “contaminazione vincente” insomma ha perduto il suo effetto dirompente (…e forse anche quello “commovente”….) e gli “incontri ravvicinati” si sono susseguiti in un numero tale negli anni a seguire da non poterci piu’ recare sorpresa…
Assieme ai titoli di coda chi vorrà troverà anche “il senso” di quanto abbiamo detto finora e che non va assolutamente molto oltre il “ci siamo divertiti a girare”, e così appena dopo il luna park esplosivo di lanciafiamme, carri armati e bambini catapultati in zona di guerra cade un pochino il velo che ammantava il gioco e che poi, forse, tanto puro come sembrava, davvero non era….
Insomma, non è d’obbligo la “standing ovation” o rimanere incantati da Abrams e magari vien pure da pensare che, quando si architettano certe sceneggiature magari anche originali ma un pochino “fini a se stesse”, se nulla di davvero nuovo hanno da dire sia sotto l’aspetto narrativo che dal lato puramente artistico, sarebbe forse il caso di domandare allo spettatore se per “partecipare alla festa” sia disposto a pagare tutto il prezzo pieno del biglietto….
FRANCO - 28 SETTEMBRE 2011
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