Di mondi fantastici Miyazaki ne ha inventati e costruiti al cinema tanti, poi con generosità ha lasciato che potessimo “entrarci” ed incontrarli….
Ora, affida al suo collaboratore decennale Hiromasa Yonebayashi il compito di portarci tra gli gnomi che abitano sotto i nostri pavimenti, quelli che di notte senza farsi vedere si introducono dentro casa nostra, arrivandovi passeggiando su file di chiodi e “prendendo in prestito” una zolletta di zucchero buona per le scorte di un mese o soltanto un “prezioso” tovagliolo di carta…
Il romanzo dell’inglese Mary Norton già disegna la strada ed a Yonebayashi non rimane che camminare dietro le orme del suo maestro….
Quel che è difficile però non è disegnarlo questo mondo in miniatura, fatto di bottoni e spilloni che sembrano quadri appesi alle pareti o sciabole per la difesa personale, e nemmeno rendere conto con semplicità della tenerezza che lega un “gigante bambino” di cagionevole salute e la sua “piccolissima” coetanea che rischia la propria vita ogni volta che si allontana da casa per coglier una foglia di alloro, magari finendo nella bocca di un rospo o in un barattolo vuoto di conserva come un insetto….
Nel suo “Arrietty”, Yonebayashi non ha problema alcuno nel gestire la “linea elementare” quanto invece ad andare oltre, perché un “romanticismo d’emozione” ed una fantasia debordante come quelle di Miyazaki non si comprano al mercato, altrimenti non avrebbe poi neanche piu’ un senso la parola “artista”…
Il riferimento con il piu’ grande disegnatore nipponico degli ultimi tempi è quasi inevitabile e non vuole esser di discredito ad un buon lavoro ma solo sottolinearne le differenze con il suo piu’ immediato universo reale di riferimento, del quale è con tutta evidenza “figlio o costola staccata”, ovvero le precedenti pellicole del creatore dello studio “Ghibli”, che qui sceneggia e propone sottotraccia i soliti importanti temi a lui cari quali l’amore per il diverso, la condivisione di emozioni e cose......
…..se non proprio un canto all’ecologia che deve salvare il pianeta quantomeno un elogio alla natura ed ai suoi piccoli esserini viventi, immaginari o nascosti….
...E non possiamo dire di “Arrietty” nulla di male, grazioso e prodigo di tenere invenzioni e dolce ed innocente nel suo succinto racconto (il mondo in miniatura offre già di suo infinite possibilità e situazioni…)
Però stavolta tutto è “soltanto lineare e coerente”, per la gioia certo dei piu’ piccoli, ovvero i bambini, che non avranno da porsi domande su strani “incanti ed apparizioni” distanti dai loro universi “logici e della conoscenza” ma lasciando al tempo stesso noi adulti orfani di grandiose sorprese ed in attesa di “visioni e mondi” che stavolta non arriveranno…
Perché lo slancio “verso ovunque”, nell’assurdo o nel cuore, l’anima forte e libera di Miyazaki qua non ci sono se non in una veste appena accennata…
….e se pensavate che tutto questo “spessore” potesse non servire ad un cartone animato o non facesse la differenza con gli altri suoi “colleghi di genere”, allora forse voi Miyazaki non l’avevate mai visto con il dovuto stato di grazia o di attenzione....
….e quindi, anziché consigliarvi questo “clone leggero e gradevole”, forse è il caso di esortarvi vivamente a (ri)scoprire o conoscere le inimitabili meraviglie di cui è capace “il maestro”, ovvero “l'originale”....….
FRANCO - 18 OTTOBRE 2011
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