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martedì 22 maggio 2012

ROMAN POLANSKI - A FILM MEMOIR di Laurent Bouzereau



Nel 2009 Roman Polanski si reca in Svizzera per ritirare un premio al Festival di Zurigo ma una volta atterrato in aeroporto viene tratto in arresto per un capo d’accusa Americano di oltre trent'anni prima.

Dopo aver trascorso una decina di settimane in carcere gli vengono concessi gli arresti domiciliari che trascorrerà tra i boschi in una casa a Gstaad.

E' qui che si reca a trovarlo l'amico e produttore Andrew Braunsberg, suo conoscente da oltre 50 anni, per fare “un po' di conversazione” e con il comune intento di trarne materiale dal quale sia possibile montare una pellicola che possa fornire la “versione di Polanski” riguardo la sua vita, buona per sconfessare molti particolari e falsità raccontati negli anni, in maniera controversa e confusa, dai mass media e da personaggi d’ogni sorta.

Si tratta di una una biografia talmente ricca e complessa che se la si volesse proporre ad un produttore come materiale da sceneggiare per il cinema stimolerebbe quanto incuterebbe preoccupazione: da prender con le pinze ed alla debita distanza!

A film memoir” è il resoconto/intervista, corredato di amorevole cura e dolcezza, di questo incontro.

Polanski comincia a raccontare esattamente dall'inizio: nato a Parigi da una famiglia di origine Polacca si trova a Cracovia giusto poco prima dell'invasione Nazista del 1939; quando i tedeschi bombardano ha sei anni.

Si commuove, quando narra della madre prelevata dai nazisti per esser condotta ad Auschwitz dove morirà presto gasata, notizia che i familiari conosceranno però parecchio tempo più tardi; anche la sorella verrà presa dai tedeschi così come il padre, che finirà a Mauthausen: entrambi sopravvivranno.

Conosce il ghetto e vede costruire il muro che delimiterà i confini della sua libertà; in quel periodo conoscerà anche il primo vero dolore quando il nemico che ha invaso la sua nazione gli porterà via l'amico Mietek, colui che per primo gli fece conoscere lo schermo di un cinema.

Polanski racconta questa fase della sua vita con molta franchezza e lucidità, a tratti prostrato dai ricordi piu' che sconvolto, non senza rischiare di esser travolto dall'emozione: anni dopo fisserà nel suo cinema molti personali frammenti di questo periodo, come ad esempio l'apparizione nella neve di un uomo che sperava potesse essere suo padre di ritorno a casa “Mammals” del 1962 e poi, in maniera molto più ampia e con maggior ricchezza di connotati autobiografici, nel premiatissimo “Il Pianista”, vincitore a Cannes 2002 e miglior regia ed attore protagonista agli Oscar dell’anno successivo.

Poi un giorno, il ronzio degli insetti del bosco cresce fino a tramutarsi nel rumore degli aerei alleati che arrivano a sbaragliare le truppe tedesche: è la liberazione e subito dopo la fame ed il regime comunista.

Quindi con grande ritardo la scuola (arte, pittura e grafica a Cracovia), dove per incominciare si porterà come scarno bagaglio di base un alfabeto imparato dalla tastiera della macchina da scrivere e dai sottotitoli del cinema.

Esperienza fondamentale quella con gli “Scout”, dove Polanski prenderà confidenza con il suo talento e sperimenterà la sua attitudine ad essere al centro dell’attenzione, cosa che gli tornerà utile poi per approcciare con la radio.

Tramite una serie di combinazioni anche fortuite giungerà in sequenza prima al teatro e nel volgere di poco tempo ad un miracoloso esordio persino nel cinema, con il grande regista Andrzej Wajda.

Frequenterà poi la scuola di cinematografia di Lodz negli anni '50 e dopo qualche prima fortunata esperienza (medaglia d’oro al Festival del Cinema Sperimentale di Bruxelles con “Due uomini e un armadio” – Anno 1958) girerà nel 1962 il suo primo lungometraggio “Il coltello nell'acqua” che, proprio mentre la sua vita sta attraversando una fase negativa e depressiva, comincerà a mieter successo a sua stessa insaputa, prima in Baviera, poi a Londra e al Festival di Venezia, finendo addirittura per esser candidato all'Oscar come miglior film straniero.

Si apre una fase nuova: è arrivata la notorietà!

Girerà subito dopo “Repulsion”, un film che non amerà mai particolarmente (lo definisce lui stesso come “l’unica marchetta della sua carriera”) ma che vincendo l’Orso d’Argento a Berlino consoliderà il suo successo e gli consentirà di realizzare “Cul de Sac” (Orso d’Oro 1966), progetto precedente e pensato assieme con Gerard Brach; poi “The fearless vampire killers” (conosciuto anche come “Il ballo dei vampiri” e da noi tradotto con “Per favore non mordermi sul collo”) durante le lavorazioni del quale, su un set delle nostre dolomiti (Ortisei), conoscerà Sharon Tate, che in breve tempo diverrà sua moglie.

Rosemary's Baby” gli spalanca le porte di Hollywood che si chiuderanno però presto dopo i tragici episodi di “Cielo Drive – California” (“la casa sbagliata al momento sbagliato”), dove la sua consorte verrà assassinata, incinta, in un episodio drammatico quanto ancora una volta dolorosamente decisivo per la vita di Polanski.
Il regista ricorda ancora, relativamente alla strage che vide tra le vittime l'amata Sharon, di quando subito dopo, in casa sua, si trovò di fronte alla sofferenza e contemporaneamente a doversi difendere da giornalisti ed inquirenti che addirittura lo ipotizzavano tra i colpevoli, tra tanti indizi e nessuna verità.

Verrà poi il momento di un altro episodio chiave nel 1977, con la carcerazione e le accuse di violenza e pedofilia per aver fatto sesso con la tredicenne Samantha Geiger: dopo 42 giorni sarà costretto a lasciare definitivamente l'America; nel periodo immediatamente successivo sarà braccato in Europa dai giornalisti assetati di “scoop”, capaci di assediarlo bivaccando persino sull’impalcatura del palazzo di fronte al suo.

Per questo stesso episodio verrà poi arrestato in Svizzera in giorni più recenti, ed è a questo punto che torniamo esattamente al momento dove è cominciato il racconto di questa pellicola.

Oggi Polanski è libero e vive finalmente un periodo più tranquillo e felice della sua vita, forse con sua stessa incredulità. E’ sposato da quasi trent'anni con l'attrice Emmanuel Seigner dalla quale ha avuto due figli.

A film memoir” è una corposa ed amichevole intrusione a cuore aperto nella vita di un grande protagonista del cinema mondiale, in grado di sottolinearne le sua capacità catartiche rispetto ad un destino spesso contrario: ad esempio la sua sorprendente attitudine a trasformare in un “ritiro monastico” i lunghi giorni di detenzione carceraria (come ricorda dalle sue memorie l’amico Braunsberg) o quella di reagire sempre con ottimismo alle tante avversità della vita grazie ad una accettazione pacifica ma mai passiva del corso degli eventi.

Alcuni paralleli tra racconto ed immagini, uniti alle musiche di Alexander Desplat, mostrano ancora una volta come la realtà non sia certo il cinema ma, nonostante questo, le distanze talvolta si affievoliscano notevolmente e mondi virtuali e reali spesso finiscano per incontrarsi ed in una sorta di (im)prevedibile osmosi si compenetrino.

3 commenti:

Patrizia ha detto...

Visto Ieri, l'ho trovato molto delicato, una vita incredibile, certo con una certa propensione all'horror, non ho mai apprezzato Rosemary's baby, l'ho trovato sempre molto fosco ed esagerato

Patrizia ha detto...

Troppi trovato!

EFFEMME ha detto...

Hi Pat...
Si...
Bel racconto di vita.

TUTTO HA UN SENSO, TALVOLTA...

Sto "studiando", nei ritagli
di tempo quanto piu' posso
sui "PiedNoirs" e appena
finito apporterò modifiche al
"periodo incriminato" di Amelio provando a non allungarlo nemmeno di una riga.
Grazie per la "collaborazione"...
...E per la VISITA!!!..

Come sempre...FRANCO