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giovedì 17 maggio 2012

SISTER di Ursula Meier



Simon (Kacey Mottet Klein) abita con sua sorella Louise (Lèa Seydoux) nelle case popolari dell'inferno a valle ma, comperando uno skipass, può accedere al mondo soprastante ed arrivare in paradiso.

E' lì che si arrabatta con furbizia rubando sci e giacchetti, frugando negli zainetti e procacciandosi panini per mangiare; ed ancora occhiali, guanti e tutto quello che potrà poi rivendere per procurarsi cibo o acquistare un piccolo forno per la sua cucina.

Louise invece ha serie difficoltà tanto a mantenere un posto di lavoro che un fidanzato e quando a casa se ne porta uno,  che magari la accompagna con il suo sportivo BMW rosso, Simon le sigarette deve mettersele nelle orecchie anziché fumarle.

E' una vita complicata la loro, vincolata tra povertà ed emozioni difficili da liberare, che si fatica non poco a comprendere da un agiato e rilassato punto di vista esterno.

Il cielo sorveglia ogni cosa e visto dal basso sembra rigato dai fili delle teleferiche che, per quanto salgano verso l'alto, non arriveranno mai a toccarlo.

“Sister” (in originale “L'enfant d'en Haut”),  secondo lungometraggio per il cinema di Ursula Meier  ed Orso d'Argento a Berlino, è una pellicola che per una buona metà  sposa  molti dei tratti descrittivi e stilistici dei F.lli Dardenne, giusto per rimanere nell'ambito della filmografia più recente.

Lo schema di raffigurazione del sociale è molto ben delineato al punto da poter sembrare  quasi programmatico, con i reietti alle pendici della montagna e lontani dal mondo in “alta quota”, dove il lusso e l'opulenza brillano in fondo assai meno della neve bianca ma non per questo risultano meno desiderabili.

La Meier però a metà racconto, grazie anche all'ausilio dei suoi ottimi sceneggiatori (oltre alla sua firma figurano quelle di  Antoine Jaquod e Gilles Taurand) opera una  sterzata repentina ed inaspettata e sconvolge tutto il piano dei rapporti e delle responsabilità tra i suoi protagonisti.

Solo allora ci si accorge di quanto siano deviati i confronti e le considerazioni che abbiamo rimuginato riguardo agli avvenimenti, incisivi gli errori di ieri e di oggi, fragili e crudeli oltremisura le situazioni osservate fino a quel momento.

“Sister” riesce a dare il meglio nel rendere il senso di smarrimento e di impotenza, il dolore dato dall'assenza di orizzonti, le debolezze, le solitudini e le false borie o le sicurezze presunte.

Tutte queste sono sensazioni difficili a rappresentarsi solo con le poche parole di un commento in maniera tale da poterne far percepire l'intensità, cosa che  invece l'estensione visiva e temporale della “forma cinema”, specie in questa occasione, riescono a dipingere con un vigore ed una forza davvero degne di nota,  imprimendogli un grande “senso di realtà”.

Una regia essenziale e misurata, unita alle prove superlative dei due protagonisti, fa di “Sister” un film notevole sul fronte dei sentimenti e delle emozioni ma molto incisivo anche sul piano sociale, con tutto il suo piccolo sottobosco di indifferenze ed egoismi messo in campo dai personaggi di seconda linea che rendono ben chiara ed in qualche misura persino agghiacciante la cifra della frattura, umana e sociale, di un mondo sempre più spaccato in due: il ragazzo britannico complice nel ricettare merce rubata, la signora anglosassone conosciuta per caso ed il fugace incontro con un altro signore al quale Simon proverà a sottrarre un paio di guanti e poco altro, finendo picchiato nell'apatia generale.

Dodici anni come se ne fossero stati vissuti già almeno il doppio vacillano nel disperato tentativo di comprare una notte d'affetto da dividere in un letto con qualcuno che, dal canto suo, prende lentamente consapevolezza del fatto che alcuni debiti contratti con la vita possono estinguersi col denaro mentre altri dureranno per sempre.

Crudele è talvolta anche portare  avanti la propria semplice quotidianità e la giustizia spesso dimentica di occuparsi di qualcuno; la neve candida annega tra lo sporco nero di una esistenza ricca di tinte grigie e senza la possibilità di un vero definitivo rimedio:  “la spazzatura porta con se altra spazzatura” e “lassù, sotto il sole, gli altri se ne fregano”!

Qualcosa di “caldo” però la Meier e la sua storia ce la regalano, per quanto non capace di rischiarare ogni cosa: ne abbiamo chiaro sentore quando osserviamo dietro il vetro due vite toccarsi con gli occhi e sfiorarsi impalpabilmente nel fugace spazio di un attimo essenziale; procedono veloci in direzione opposta ma comprendiamo che subito dopo potranno nuovamente incontrarsi e camminare fianco a fianco dalla stessa parte.

2 commenti:

Patrizia ha detto...

Trooooppppooo Triste

EFFEMME ha detto...

Però Mooooooolto bello!...