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mercoledì 16 maggio 2012

CHRONICLE di Josh Trank



Matt (Alex Russel), Andrew (Dane DeHaan) e Steve (Michael B.Jordan) vagano alticci dopo una festa per il bosco e scoprono una misteriosa voragine nel terreno.

Una volta entratici dentro verranno investiti da misteriose radiazioni ed in seguito a questo avvenimento cominceranno lentamente a sviluppare poteri paranormali.

Inizialmente li useranno per sperimentare e giocare, facendo levitare palline da baseball e mattoncini delle costruzioni, spostando le macchine nei parcheggi o i carrelli ai supermercati, alzando le gonne delle ragazze; poi cominceranno quasi involontariamente a provocare guai seri e la situazione prenderà pieghe piu' gravi.

Presentato da alcuni come “l'anti-Marvel”, in realtà “Chronicle” parte esattamente da uno spunto del tutto analogo a quello che fu alla genesi di famosi “Super-Eroi” come i Fantastici Quattro o Hulk, divenuti anch'essi uomini mutanti per esser stati esposti a raggi radioattivi.

Forse l'intento sarebbe quello di riproporre lo stesso avvenimento contestualizzandolo in una normalità del vivere quotidiano e la pellicola di Josh Trank prova in effetti a giocare questa carta di contrasto.

L'intuizione sarebbe felice ma la costruzione del racconto più che altro si limita a tener fede a quanto recita il titolo, ovvero a registrare gli avvenimenti e “fare la cronaca” di quanto accade, senza supportare in altro modo sostanziale o davvero introspettivo, cercando solo in superficie di esaminare le problematiche dei suoi protagonisti e quelle connesse al succedersi dei fatti.

Un certo senso di noia unito a qualcosa che sa di furberia ed opportunismo diventa presto preponderante rispetto al racconto che prova a differenziarsi dai “Thor” o “The Avengers” anche utilizzando un montaggio “sporco” e molta camera a mano, peraltro assai invasiva e giustificata a malapena dalla strana ossessione di alcuni dei protagonisti nel voler filmare ogni cosa.

I tre ragazzi sono introversi, problematici, diversi già in origine ed alcuni dialoghi con vaghissimi accenni filosofici tentano di rendere questo aspetto senza riuscire però a raggiungere lo scopo in maniera soddisfacente: in poche parole un impianto generale troppo superficiale del racconto getta al vento l'occasione offerta da un soggetto stimolante ed inusuale.

Più che di “grandi poteri che richiedono grandi responsabilità” qui con nitidezza possiamo constatare come la potenza sia nulla senza controllo e soprattutto non serva per risolvere i problemi ma rischi semmai di amplificarli se non di aggravarli seriamente.

Non si vince certo la solitudine né si conquista l'autostima con un talento fuori dal comune ma al massimo si può vincere un “Talent-Show”; questo però lo si poteva intendere tranquillamente anche al netto delle “radiazioni magiche” e tanto il cinema quanto la letteratura hanno già ampiamente indagato il campo, discettando generosamente sul tema in vari modi, forme e diversi livelli di analisi.

Camminare su una montagna può esser assai meglio che volarci sopra e forse registi e sceneggiatori meglio avrebbero fatto a respirare la brezza in quota prima di metter mano al loro lavoro: una mente fresca e polmoni ben ossigenati spesso sortiscono effetti dirompenti e molto più concreti di un uso disordinato della telecinesi o del cinema.

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