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lunedì 13 maggio 2013

QUIJOTE di Mimmo Paladino


Quale il messaggio delle nuvole? Quali i segreti dietro il colpo dali del falco? Queste le domande ed i pensieri di un pazzo che volle farsicavaliere erranteper liberare il mondo dalle ingiustizie e dai soprusi, spazzar via i vizi e riportare in terra la virtù, i valori della fedeltà e della lealtà, del coraggio e dellonestà, andando a cercare il regno diunisola meravigliosa”, lontana dal mondo e da tutti i suoi guai.
Don Chisciotte segue la sua urgenza diraccontare agli occhi tutto ciò che nasconde il ventre della terracosìcome Mimmo Paladino - esponente dellatransavanguardia italiana”- asseconda la necessità di sovrapporre e transitare il suo messaggio artistico verso un approdo cinematografico.
Il suoQuijote (presentato nel 2006 al Festival del Cinema di Venezia) è unopera anchessa errante, tra cinema e arte, un dialogare di linguaggi differenti che segue logiche oniriche e fantastiche molto piuche quelle dellomologazione stilistica, meno che mai dei suggerimenti del mercato.
Paladino persegue il suo obiettivo, tira dritto senza badare a molto altro che al suo ideale estetico e propone una sequela di visioni darte moderna dove incastona i suoiattori serventi - tra gli altri Peppe Servillo nel ruolo di Don Chisciotte e il suo fido scudiero Sancho Panza affidato invece ad uno stralunato Lucio Dallausando lo schermo come fosse una tela o lo spazio buono per una installazione.
Vengono proposte un insieme di suggestioni che vanno dagli attraenti panorami del Beneventano - terra di nascita del regista nato a Paduli – fino agli echi letterari di Joyce, passando per la citazione cinematografica di Ingmar Bergman e del suo “Il settimo sigillo”, con la morte (che è “solo puntale e non certo spietata”) impersonata da Remo Girone.
Quijoteeun lavoro fatto di figure, ombre e paesaggi, di una staticità che forse alberga impropriamente il territorio cinematografico e sceglie di rinunciare quasi del tutto alle sue possibilità dinamiche, regalando in cambio allo spettatore parole auliche o popolari, quadri visionari ed estetici dal forte gusto pittorico.
Il respiro dinsieme è teatrale ed assieme astratto ma, una inquadratura dopo laltra, conquista lo spettatore che abbia il gusto ed il piacere di abitare quel territorio di immagini, rimandi e citazioni che scavano e ci penetrano con ferma ed inarrestabile convinzione.
Quijoteècinema dartista”, una ibridazione di illusioni pittoriche e composizioni raffinate, dove trovano posto lo sbigottimento delluomo che guarda alle cose attraverso gli occhi di un gigante o di un pazzo - fino a scorgerne la vera natura - assieme allostupore e la meraviglia del mondo”, che rimandano al personaggio di Federico II (“Stupor mundi”).
Don Chisciotte ed il suo universo sono trasportati in una nuova dimensione, in un gioco di contaminazione che corteggia occhi, mente ed anima del cinefilo e dell’esteta.

Paladino asserve il mezzo cinematografico al suo scopo con sufficiente bravura ed una dose invidiabile di spericolato coraggio, cogliendo un risultato dal sapore straniante e pure coinvolgente, capace di rileggere una figura senza tempo utilizzando nuove coordinate artistiche di indubbio valore.

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