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martedì 26 marzo 2013

GLI AMANTI PASSEGGERI di Pedro Almodovar


Salite a bordo, allacciate le cinture, pronti: via! L’aereo di una delle compagnie più strambe che possiate immaginare (la “Peninsula”) è in volo.
La “Business Class” è affollata di gente bizzarra, a cominciare dai tre steward tuttofare (Javier Càmara, Carlos Areces e Raùl Arèvalo), “dall’omosessualità esuberante” e piuttosto inclini ad “alzare il gomito” con l’alcool: uno non puo’ fare a meno di dire la verità per via di un “vecchio trauma di volo”, un altro cerca perdono per le sue colpe e gira con la sua “valigetta ventiquattr’ore con corredo interno da preghiera” mentre l’ultimo è un tipo sexy e sbarazzino, probabilmente sempre pronto a spassarsela oppure a fare il filo a chiunque (ed occhio alle tracce peccaminose sulle sue labbra!).
In cabina di comando  le cose non stanno poi molto diversamente: uno dei due piloti  (Alex Acero/Antonio de la Torre) è sposato ma è pure bisessuale ed ha, guarda caso,  una storia con Joserra/Càmara, uno dei tre steward; l’altro (Benito Moròn/Hugo Silva) ha provato una volta a saggiare le sue attitudini sessuali navigando verso l’altra sponda e facendo sesso orale con una “persona di fiducia”: adesso, dopo aver fatto le sue esperienze, si dice convinto di essere etero ma - si sa come vanno queste cose - non si puo’ mai dire!
Anche i passeggeri formano una comitiva non poco bislacca: Norma Bosch (Cecilia Roth) è una donna che un tempo ha spopolato sulla copertina di “Interview” ed ora fa la “porno-escort” a pagamento, dedicandosi soprattutto a rapporti sessuali sado/masochistici con clienti d’alto bordo: a suo dire i primi seicento “V.I.P.” del paese l’hanno frequentata, Re Juan Carlos compreso!
Bruna (Lola Dueñas) è una sensitiva ancora vergine convinta che questo viaggio sarà quello buono per risolvere il suo “problema”; Ricardo (Guillermo Toledo) è un attore/latin lover in fuga dalle sue amanti, per comunicare con le quali – incredibilmente -  gli basta fare un’unica telefonata (prestate  attenzione difatti a cosa succede sopra il viadotto ed alla bicicletta che vi passa sotto…).
Completano il quadro una coppia di sposini - dormiglioni ed “impasticcati” - in viaggio di nozze (Miguel Angel Silvestre e Laya Martì), un nasuto sicario (Infante/José María Yazpik) ed un uomo d’affari coinvolto in truffe bancarie (Il dottor Mas/José Luis Torrijo).
Un’ora e mezzo dopo il decollo verrà scoperto che uno dei carrelli è irrimediabilmente guasto ed anziché dirigersi in Messico come previsto l’aereo comincerà a sorvolare Toledo in attesa che venga resa disponibile una pista per un atterraggio d’emergenza.
Quel che purtroppo non prende mai il volo, duole dirlo, è questo film di un Pedro Almodóvar oramai in chiara crisi di creatività e  di “risultato”: negli ultimi tempi non è certo  il suo primo lavoro che manca il bersaglio e questo nonostante “Gli amanti passeggeri”  segni il  ritorno alla commedia, il genere che fece la sua fortuna degli inizi.
Il buon cast, inserito in una fusoliera “pop e coloratissima”, potrebbe dare origine a situazioni stuzzicanti ed esilaranti ma purtroppo non se ne intuisce che la possibilità ed un  sapore appena accennato:  non è sufficiente servire dell’ “Agua de Valencia” corretta alla “mescalina culizzata” - con la conseguente esplosione di sesso che dilagherà fino alla classe turistica – né proporre dei dialoghi spinti e disinibiti (quanto fini a se stessi) per accendere il nostro buonumore e strapparci qualche risata!
Nemmeno bastano i confusi riferimenti al presente incerto Europeo/Spagnolo (vaghissimi accenni alle truffe  ed alle insicurezze sociali) a regalare una minima compiutezza ad un racconto approssimativo e statico, con i personaggi appena abbozzati e le loro storie tutte solo accennate che non sfociano in nessun dove (compreso “l’omaggio avulso” della “gag” iniziale con Antonio Banderas e Penelope Cruz).
Il cocktail di antidepressivi, ansiolitici ed estratti di peyote andrebbe servito direttamente in sala agli spettatori che purtroppo possono riuscire a trovare qualche attimo di sollazzo appena nei cinque minuti dello spassoso e coreografato intermezzo musicale sulle note delle “Pointer Sisters”, certamente troppo poco per tentare di salvare il fiacco film di Almodóvar  che subito dopo continua a girare noiosamente in tondo - esattamente come il velivolo che porta a spasso i passeggeri/attori - per schiantarsi infine “inconcludentemente” al suolo.

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