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domenica 25 marzo 2012

MARE CHIUSO di Andrea Segre e Stefano Liberti


Noi che questo secolo lo viviamo ed in parte lo edifichiamo saremo, un giorno forse nemmeno troppo lontano, chiamati a render conto della nostra singolare attitudine a render realtà congetture tra le piu’ astruse ed aberranti come, ad esempio, quella di un mare dai confini limitati ed angusti e non piu’ il luogo libero ed aperto per antonomasia ricevuto in consegna da madre natura.

Nel mentre che separa la nostra coscienza da una vera presa d’atto dell’orribile quotidiano che, con (parziale) incoscienza, siamo  in grado di generare, Segre e Liberti montano un lavoro per il cinema adatto proprio a raggiunger questo scopo ma che potranno vedere in pochi eletti, causa la solita poca avvedutezza della distribuzione, un documento intriso di un umanissimo sentire e di quella “vicinanza” indispensabile a fornire autenticità e calore ad un racconto di cronaca.

Il tema preso in esame è quello dei cosiddetti “respingimenti” voluti dall’ex Ministro Maroni (ma contro i quali nessuna voce si è levata da nessun paese d’Europa o del mondo) e contro i quali in tempi recentissimi la Corte Europea ha espresso una sentenza di condanna e l’obbligo a risarcire per 15.000 Euro ogni ricorrente.

Persone in fuga dalla tortura, dalla dittatura e dall’obbligo di vestire la divisa del soldato, donne incinte o semplicemente uomini in cerca di un orizzonte lontano dalla disperazione incagliano i loro destini al largo delle coste che hanno abbandonato e non sufficientemente vicini a quelle che stanno tentando di raggiungere, magari con la nave guasta in mezzo al mare e senza nulla da bere e da mangiare.

Il loro incontro con gli italiani è quello di chi si approccia sbigottito a conoscer inaspettate novità sulle sue malriposte speranze o di chi in pochi minuti comprende di aver concesso la sua fiducia troppo facilmente ed ora con altrettanta rapidità la vede tradita; tutto comincia con un lontano rumore di pale d’elicottero e subito dopo poi l’inganno della “nave grande”… si concretizza nel breve spazio di ore l’assurdo di una “Guantanamo d’alto mare.
Militari in divisa abdicano rapidamente ai loro doveri morali per divenire meri esecutori di ordini che mettono agli arresti sfortunati naufraghi della vita, i quali ci  raccontano di  questi tutori della legge che vedono trasformarsi repentinamente in novelli aguzzini, capaci addirittura all’occorrenza di impugnare tubi e bastoni come oggetti contundenti; tutto questo in ossequio al “trattato di amicizia” (…!...) stipulato tra Berlusconi e Gheddafi e ratificato dall’87 per cento di un parlamento colpevole o imbelle, preoccupato neanche un po’ dalle “dicerie” dei tanti che descrivevano ancora terrorizzati l’inferno del campo profughi di Sousha o del centro di detenzione di Zliten (ed  alcuni Libici come “mangiatori di uomini)….

Nomi e cognomi di chiunque abbia offerto il suo sostegno a questa disonorevole iniziativa parlamentare dovrebbero esser trascritti e conservati a futura memoria….
….Guardatevi bene da coloro che travestono la crudeltà concedendole addirittura il rango  di  legge dello Stato!...

Voci e volti d’ebano ricordano e si domandano con genuina sincerità quale possa essere il motivo che porta a far del male ad uomini in cerca di una nuova patria e di salvezza; con altrettanto candore vorrebbero che tutto quanto subito ad opera degli Italiani fosse conosciuto dal resto d’Europa (ma forse piu’ di qualcuno di questa platea chiamata in causa ne è ben a conoscenza e preferisce esser cieco e sordo… e crogiolarsi tra egoismo ed ignavia …) 
Altri semplicemente chiedono che piuttosto che esser tradotto in prigione un uomo debba esser lasciato in mare con il suo Dio, in attesa dell’aiuto di qualcuno o di morire con intatta la sua dignità.

“Mare chiuso” è’ un doloroso atto d’accusa “tranchant”  allo Stato Italiano ma anche un documento in cui la grazia in immagini che  il cinema sa porgere ai nostri occhi viene preservata e raggiunta grazie alla sensibilità e soprattutto alla grande capacità di Segre (e Liberti), ancora una volta alle prese con il tema dei migranti ed una volta di piu’ rinvigorito dai consigli vecchi e nuovi del maestro della fotografia  Luca Bigazzi (già suo collaboratore nel recente “Io sono Li”, esordio cinematografico extra-documentaristico).

E’ una lucida ricostruzione del racconto con testimonianze in ordine sparso ma anche ripercorrendone la sua cronologia (2009-2012), che pone in primo piano le voci dei protagonisti, evitando tanto la rabbia che altera la notizia quanto l’asettica freddezza di colui che se ne occupa con eccessivo distacco formale; vi si riscontra  una capacità notevole di dipingere in un’ora soltanto una situazione raccontando per parole ed immagini un mondo sconosciuto e vicinissimo, unendo tra loro dettagli che non fanno poesia ma restituiscono un quadro generale dove, tra la piattezza dei numeri (peraltro agghiaccianti quando si parla di viaggi dove a partire sono in  settantadue ed a sopravvivere solamente in nove!) e la cecità dei provvedimenti ufficiali, ritrovi il suo spazio, necessariamente e come è suo diritto imprescindibile, il fattore umano.

Dalle dichiarazioni che lasciano allibiti di un Gheddafi a colloquio con Berlusconi sui “negri che vivono nella foresta e non hanno né problemi politici né diritti” (era questo il miglior interlocutore politico possibile?...) passando poi per le fugaci immagini di un mare azzurro sorvegliato dal silenzio delle pale eoliche  e splendidamente a contrasto con il giallo del grano (S.Anna di Crotone, meta d’arrivo maledetta o benedetta?)…
Infine il lieto risolversi dell’attesa per un incontro durata  2 anni e 5 mesi sembra regalare un pochino di sollievo e di ottimismo in mezzo a tanta amarezza…

“Mare chiuso” è cinema buono per non dimenticare o per conoscere meglio pagine della nostra storia attuale che sono  fondamentali, per valutare appieno le responsabilità di chi ci governa ma anche le nostre,
….. i confini del nostro conoscere, comprendere e della nostra “pietas”…

La Corte Europea (dopo la fine della recente guerra di Libia) nel marzo del 2011 ha condannato le nostre leggi in materia di respingimenti; il Nostro governo al momento non sta applicando quelle normative ma ancora non le ha rigettate…

Parallelamente  noi  Italiani potremmo sperare di aver soltanto “sospeso” la nostra capacità di  “sentire l’umano che ci è vicino o dentro di noi”…

Perché se dovessimo averlo “respinto” per sempre avremmo portato un contributo quanto mai tetro e tristissimo nell’evoluzione civile ed affettiva di tutto il  genere umano…


FRANCO – 26 MARZO 2012

1 commento:

ULISSE ha detto...

Noi due ,soli nella sala....gli unici ad averlo visto quella sera...gli unici in Italia...chi glielo dice a 'sti due?