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giovedì 1 marzo 2012

E ORA PARLIAMO DI KEVIN di Lynne Ramsay



Fin dal prologo il film della Ramsay elegge il rosso a colore dominante per svilupparciaccantola narrazione....il rosso del sangue e non quello del peccato....UN rossoforte ed invasivo”, di quelli difficili da lavare via....

Poi, quasi immediatamente ci rendiamo conto di esser stati precipitati in un umanissimo quanto agghiacciante e sperduto calvario, dove la croce non è sulle spalle di un essere umano soltanto...

Ce lo “ricompone e raccontaun flashback di frammenti continuamente legati stretti ad un presente che per buona parte del film non sarà decifrabile, dettaglio questo che  forse esercita un fascino forte sulla nostra condizione di spettatori inermi; nel mentre la regia prova a distrarci con immagini di grande fascino o, potremmo dire altrimenti,declinando ottimo cinema”...

Eva/Tilda Swinton  comincia invece a lasciar trapelare qualcosa della sua prova davvero granitica, per la quale userà tutto il potenziale del suo viso androgino, slavato e pallido, di quel suo ovale irregolare.......
….Eccola: ad esempio  adesso ha la bocca paralizzata, sempre ferma ad  un attimo prima di respirare o di deglutire, magnifica impersonificazione dello smarrimento e  della sofferenza....
E' un'attrice questa, fidatevi, che è quanto di meglio si possa desiderare per certe parti...

E ora parliamo di Kevinè una pellicoladisagevole”, inquietante, a tratti feroce, a tratti incubo, dove ogni protagonista butta nel mezzo del campo il suo risentimento o il suo disprezzo, accentuando ancora di piu' le caratteristiche che portano lo spettatore a provare disgusto o disorientamento...

La Rymsey decide di farci osservare solo il versante cattivo delle cose e per acuire il nostro senso di disturbo filma per scelta (...ma forse anche percondizione d'obbligo”, visto quanto accade...) solo quello che non respira  piu' o tutto quello che se lo tocchi sfiorisce rapidamente in un istante............

Il rapporto irrisolto di una madre con il figlio (Kevin, un ottimo Ezra Miller) e con la vita è l'ombelico del racconto così come è anche la matrice dello stadio di follia che vedremo manifestarsi con nitidezza una volta giunti all'epilogo......ci accompagnano verso la fine canzoni dissonanti con le immagini, fatte di un country antico che sporca l'aria ancor di piu' che rallegrarla e la fa ancora piu' tetra ed affilata con il suo affiancarsi distonico ...

E' una sorta di odissea familiare della quale possono sfuggirci parecchi contorni e dettagli, ma non il dramma che ne incendia adesso il presente che siamo obbligati ad osservare, probabilmente fatto della stessa “materia” che che giorno dopo giorno ne ha disgregato la già precaria tranquillità e poi ogni singola molecola....

La costruzione del film è scientemente protesa a risucchiarci in un angosciante gorgo...

Pian piano riaffiorano memorie e dolore..... I ricordi di un bambino che usava il pannolino come un'arma e sparava numeri come pallottole sfidando la madre colpevole di non amarlo abbastanza o forse del tutto inadeguata al suo ruolo ed alla quale la vita non ha voluto concedere l'indispensabile possibilità di riparare allo sbaglio o alla leggerezza..........all'errore o al mancato affetto...

E non c'è un motivo.....non uno solo........ non uno “distinguibile” sugli altri....

…...ed ora, prima di salutarsi,  si osservano seduti ad un tavolo questi due esseri umaniestromessi dalle loro stesse vite ed ognuno pare dire all'altro con lo sguardo che nessun errore, di nessun genitore o figlio, dovrebbe esser pagato aquesto prezzo”....

Ma oramai la vita si è gia' spinta ben oltre l'ultimo abbraccio......
…...Kevin aspetta i suoi diciotto anni e non pare avere un'aria felice...


FRANCO – 01 MARZO 2012

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