Inizio anni ’70…
Lo spauracchio della Grecia allora come oggi, ma se adesso sono i dolori dell’Euro e della borsa a farci patire allora era il terrore che si materializzassero “colonnelli” torturatori sul suolo nostrano a strapparci le unghie dalla dita…
Due giovani attivisti Pisani (ma uno a dire il vero, mica tanto…) si aggregano a Pino Masi (l’autore dell’inno di “Lotta continua” e de “La ballata dell’anarchico Pinelli”) e con lui a bordo di una A112 fuggono messi in allarme da notizie “segretissime e Romane” su un fantomatico golpe; “pigiano” (…!!...) sull’acceleratore per le strade che vanno verso nord con l’intenzione di chieder asilo politico alla comunista Jugoslavia, ma giunti al confine, si lasciano spaventare dall’atteggiamento torvo delle guardie alla frontiera e dalla paura di finire a lavorare in “fantomatiche” miniere, così dirottano verso l’Austria dove varcheranno il posto di blocco in maniera maldestra, comicamente inseguiti da altrettanti tre poco accorti carabinieri, dando vita ad un vero e proprio “caso” senza precedenti, a mezz’aria tra il ridicolo, il “lugubre politico” e......... una davvero sorprendente capacità premonitrice!….
“I primi della lista” del Londinese Roan Johnson (di madre Materana….), ispirato ad una storia vera, si diverte riducendo il clima di tensione a macchietta ma con abilità ed un pizzico di giocosa scaltrezza , complice un tris d’attori azzeccatissimo per il ruolo richiesto.
Dando quasi l'impressione di bighellonare con la telecamera questo regista esordiente ricrea con tinte caricaturali le atmosfere e le tensioni politiche italiane dell'epoca, riuscendo a dare un taglio al racconto capace di metter nel giusto risalto le ragioni di chi in quel particolare periodo ha condotto la sua lotta dal “giusto” versante ed in qualche modo a rendergli tra le righe un omaggio rispettoso per quanto in chiave di commedia, raggiungendo in fondo con questo l’unico obiettivo veramente centrato dalla pellicola.
Perché “I primi della lista”, per quanto estremamente godibile ha il difetto di sembrare un film che sul piu’ bello si interrompe, proprio quando doveva darci conto di “dove era diretto e perché”, e per l’appunto rimane confinato nel limite del divertimento e del suo velato ossequio ai protagonisti (veri) della storia che racconta e di tutti coloro che possono aver condiviso con loro un vissuto comune….
Rimangono nella mente gustose buffe situazioni capaci di suscitare una notevole ilarità (la A112 che si avvicina al confine sulle note di un frenetico valzer Viennese oppure “il Masi” che megafono “in spalla” si aggira tra le vallate innevate a bordo di una camionetta militare….) e va riconosciuta pure una buona unità del racconto nel suo insieme….
...…fino al punto, come detto, dove mentre salgono le note di De Andrè (cantate dal vero Masi) la telecamera va oltre il muro, volge al cielo e si perde tra le nuvole, laddove, tra i mille misteri Italiani sono nascosti anche i motivi del progetto e del fallimento del reale tentativo di “golpe Borghese”, sventato all’ultimo minuto il 07 dicembre del 1970…
…e forse, anche il monito di un pericoloso passato che Johnson si preoccupa di far riecheggiare alle orecchie di una Italietta intorpidita ed assorta nei suoi “festini televisivi o a base di donne procaci”, potremmo ascriverlo tra i meriti della pellicola di questo trentacinquenne Pisano d'adozione....
Poco per farne una pellicola robusta e dalle “ossa forti”…
….Di sicuro abbastanza per potersela gustare con piacere, tra una riflessione che affiora ed una risata che sgorga ad osservar le gesta di questa combriccola di “valorosi deficienti”….
FRANCO - 07 DICEMBRE 2011
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