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mercoledì 25 dicembre 2013

LO HOBBIT - LA DESOLAZIONE DI SMAUG di Peter Jackson


L’occhio scintillante del drago Smaug ci aveva già fatto intuire, lo scorso Natale, che ci sarebbe toccato di andare a svegliarlo dal suo sonno, giusto di questi tempi.

Ritroviamo quindi la bislacca comitiva composta da tredici nani, un Hobbit ed uno stregone sempre più vicina alla “montagna solitaria” dove dorme il “tiranno alato”. Per arrivarci dovranno ancora attraversare un bosco “malato” che divora le menti e nasconde agli occhi il suo sentiero (Bosco Atro) e poi trovare il modo di attraversare un lago (…”Lungo”…), non potendo esimersi, nel frattempo, anche dall’infilarsi dentro botti di legno per cavalcare fluttuanti rapide di fiume, simili a quelle di un luna park.

Ovviamente a sbarrargli la strada ancora i temibili Orchi - è sempre Azog il profanatore a comandarne le schiere - ed inizialmente anche gli Elfi Silvani li ostacoleranno, trattenendoli per qualche tempo presso il “Reame Boscoso”: torna Legolas/Orlando Bloom mentre Tauriel/Evangeline Lilly è una “Ragazza di fuoco” creata “ad hoc” per l’occasione. Sarà invece d’aiuto alla “compagnia”, offrendogli protezione per una notte, lo strano “mutatore di pelle” chiamato “Beorn”.

Arrivati a destinazione - mentre altrove le fiamme della guerra stanno “oscuramente” divampando, mettendo in grave difficoltà Gandalf “il Grigio” – i nostri si troveranno ad aspettare l’ultimo raggio di luce del giorno di “Durin”, al fine di scoprire dove si trova la porta nascosta che conduce ad Ereborn.

Eccolo il capitolo “di mezzo” della saga cinematografica de “Lo Hobbit”! Nel regno fantastico di J.R.R. Tolkien oramai Peter Jackson si muove con una sicurezza invidiabile, al punto di concedersi stavolta qualche libertà in più, senza particolari timori per le inevitabili proteste degli “adepti più puristi” del genere.

Certamente, alla assurda distanza di un anno, gli spettatori dell’episodio precedente tra i meno “devoti” e coinvolti in questi racconti incontreranno difficoltà a ritrovare il filo della storia, ma non avranno probabilmente del tutto dimenticato il leggero tedio delle prolungate gozzoviglie e dei vari tentennamenti della prima parte. Buone notizie: “La desolazione di Smaug” li aiuterà ad archiviare i cattivi ricordi ed a passare oltre!

Stavolta la marcia è differente in quanto ad azione e fantasia ed i motivi di attrazione non si limiteranno ad alcuni divertenti e funambolici combattimenti. Denso di fascino è l’approdo alla città di “PonteLagolungo/Esgaroth” a bordo dell’imbarcazione messa a disposizione da un chiattaiolo/arciere (Bard/Luke Evans), erede di colui che con le sue “frecce nere” mancò anni addietro di colpire il Drago, aprendo così la porta ad un destino di sciagure e carestia per tutto il paese (ma non temete… c’è una “freccia” che Bard tiene ben nascosta e probabilmente non mancherà di usare il prossimo anno…).

Sono incantevoli i paesaggi nebbiosi della città di legno sospesa sull’acqua e ci soggiogano con la loro quiete apparente; curioso ed accattivante, subito dopo, il confronto tra Bilbo e Smaug appena risvegliatosi, con “l’Hobbit cavalca-barili” a muovere i suoi passi maldestri mentre sprofonda in un mare di monete, nel tentativo di circuire con le sue belle maniere la “massima delle calamità”.

Sono questi alcuni dei momenti dove Jackson riesce a tradurre cinematograficamente al meglio il racconto, mantenendo grande aderenza alle atmosfere e, tutto sommato, anche ai testi originali. In quanto a spettacolarità visiva pure il regno degli Elfi Silvani e poi le maestose fornaci che torneranno a brillare sotto la montagna sono cibo buono per gli occhi e sale del divertimento.

Comunque sono gli incantesimi oscuri e le magie, assieme all’avvincente sforzo del bene che lotta strenuamente contro il male, il fascino ed il cuore sempre vivo del racconto ed ovviamente non è di minore importanza l'incarnazione di tutto questo nel protagonista, “l’eroe comune”, “Mastro Baggins” ovvero l’hobbit reclutato come scassinatore e continuamente “in cerca del suo coraggio”, che non cessa mai di sorprendere noi ed i suoi compagni di viaggio per il grande trasporto alla causa, per la sua astuzia e la sua audacia.

Cosa altro dire che già non vi aspettiate o non sappiate su questo film: indiscutibilmente Jackson, pur ispirandosene in libertà, riesce a non tradire mai l’universo di Tolkien: non spettacolarizza ma sa bene che deve adeguatamente esaltare l’avventura perché è colonna portante e anima del racconto originale; poi appena può prende fiato, rallenta e lascia esalare “fragranze” vagamente filosofiche.

Il tempo di buttare un occhio all’orologio ed ecco che già son passate anche queste “due ore e quaranta”: il re appena spodestato dalla sua montagna minaccia fuoco, vendetta e morte!

No, non è un guasto o una temporanea interruzione della pellicola ma sono proprio i titoli di coda quelli che partono adesso sul più bello e “la prossima puntata” non sarà tra una settimana ma tra un anno! A chi non resistesse a conoscer la fine della vicenda consigliamo una sortita in libreria per frugare tra le pagine scritte e scoprire dove si sta andando a parare.


Chi invece fosse già avvezzo al mondo degli “Hobbit” e non ne avesse bisogno faccia ricorso a tutta la pazienza della quale dispone, confidando nella certezza che per l’ultimo appuntamento – assieme alla gioia di veder ancora sul grande schermo i meravigliosi mondi fantastici ai quali è affezionato – terminerà alfine il lungo viaggio e sarà garantita davvero la definitiva conclusione. 

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