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lunedì 16 dicembre 2013

STILL LIFE di Uberto Pasolini


Il Sig. John May è un uomo meticoloso e gentile, che affronta il suo lavoro con dedizione ed uno slancio teneramente encomiabile: questo forse per le affinità che avverte con la sua condotta di vita, da sempre riservata ed al riparo dal mondo esterno, chiusa in un quotidiano e costante isolamento.

Lavora per il “Servizio Utenti” del distretto Londinese di Kennington e più precisamente si occupa dei defunti che scompaiono senza avere nessuno al proprio fianco. Cerca di rintracciarne i parenti, indaga tra le tracce di solitudine lasciate dagli estinti, compra per loro l’ultimo vestito e la bara, la lapide, sceglie le musiche giuste e scrive persino il discorso che leggerà l’officiante durante la cerimonia funebre; poi segue il feretro e partecipa alla sepoltura.

Ma John ha tempi lenti ed una preferenza per i funerali classici, alquanto costosi rispetto alle più economiche e moderne cremazioni, scelta questa che non fa certo risparmiare denaro alla sua amministrazione. Così il principale, Mr.Pratchett, un bel giorno lo mette alla porta, dopo ventidue anni di onorato servizio e di ligio espletamento dei propri doveri.

Prima di abbandonare il suo mestiere però il Sig. May porterà a termine – non senza imbattersi in inattese soprese - la ricerca necessaria a dare degna sepoltura al suo ultimo caso: quello di un uomo solo come tanti altri chiamato William “Billy” Stoke”.

Still Life” di Uberto Pasolini (regista nato in Italia ma che ha conosciuto la sua fortuna all’estero, cominciando come “galoppino” sul set di “Urla del Silenzio” e finendo per incassare cifre da capogiro come produttore di “Full Monthy”) è una pellicola insolita e delicata, la cui tematica ci indurrebbe a bollarla – sbagliando! - come triste ed inevitabilmente deprimente.

Invece veniamo ad ogni passo conquistati dalla semplicità del racconto e dal suo splendido protagonista Eddie Marsan, che fin da subito comincia ad aprirsi un varco grazie ai suoi occhi che si fanno per noi larghi e grandi, a quel suo sguardo profondo e solo in apparenza sconsolato, traboccante invece di una rara sensibilità verso l’altro.

Marsan espugna con estrema facilità le roccaforti del nostro cuore, con la sua dignitosa fierezza ed uno slancio pacificamente generoso, iscrivendo immediatamente tra i preferiti del nostro immaginario il personaggio di Mr.May, singolare figura di uomo paziente e capace di regalare al suo impiego - ed agli altri esseri umani - una dedizione d’altri tempi.

La sua è una forma di attaccamento – o di affetto - che trascende il mero lavoro: forse è amore verso il prossimo o per il respiro del mondo quello che lo porta ad onorare ogni vita che abbia calpestato la terra, ossequiando chi non c’è più ma anche concedendo il dovuto rispetto a chi lo aveva conosciuto e potrebbe piangerne la mancanza.

Il suo procedere metodico ma non privo di trasporto, la dolcezza zelante con la quale profonde il suo impegno nei confronti di persone estinte e del tutto sconosciute - per giunta “orfane” in terra di qualcuno che possa reclamar per loro pace e giustizia - insegnano molto a tutti noi sul rispetto, la responsabilità ed il dovere, su quanto anche piccole figure umane, persone solo apparentemente marginali, possano donare molto agli altri e soprattutto nei modi più impensati ed invisibili.

Pasolini (il cui lavoro è stato premiato quest'anno a Venezia come miglior Regia nella sezione “Orizzonti”) raccoglie al meglio il suo racconto dentro inquadrature garbate, accurate, di una precisione finissima che fa il paio con quella del suo protagonista, utilizzando uno stile compositivo molto aggraziato, adagiando la sua pellicola tra “i diversi colori della vita” - e per conseguenza naturale poi anche della morte - dando prevalenza alle tonalità di bianco e d'azzurro che ben si prestano a questa storia “glaciale” ma a suo modo “estremamente” romantica.

Still life” è molto di più che un semplice giro di ricognizione tra tristezze varie e decessi: è un educativo insegnamento su cosa siano l’amorevolezza e la disinteressata considerazione degli altri. Rende piu’ dolce al nostro sguardo il lungo corridoio della vita, dandoci prova di come in fondo al suo percorso possa comunque risplendere sempre una luce, solamente a condizione che ogni cosa venga affrontata con la giusta passione ed una serena generosità. 

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