In
una cittadina americana, negli anni '50, un gruppo di ragazzine
adolescenti diventano “sorelle di sangue” e
tra giuramenti solenni ed indelebili marchi tatuati sulle spalle
danno vita alle “Foxfire”, una setta fondata su “lealtà,
fiducia e amore”: piuttosto che fallire e non tener fede alle
promesse fatte meglio morire!
Inizialmente
le piccole ribelli cominciano con il vendicarsi del poco simpatico
Sig.Buttinger, il professore di matematica (mandandolo in giro per la
città con l'automobile sfregiata da una scritta oscena), poi sarà
la volta dello zio Walt, colpevole di aver provato ad ottenere favori
sessuali dalla sua nipotina Maddie - una delle adepte - in cambio di
una vecchia macchina per scrivere, ottenuta la quale – senza
soddisfare alcun laido desiderio – le ragazze comiceranno a
scrivere i loro memoriali: date,
luoghi, motivi, “bersagli”
e tutto quello che i
“benpensanti” chiamano reati.
Ma
ben presto, dai piccoli atti dimostrativi e le proteste femministe (o
animaliste) si passerà a ben altro, complice anche il bisogno di
sostenere le spese nella casa dove queste si sono trasferite, “una
vecchia fattoria bella come una goletta che fende fieramente le onde”
e sarà immediatamente di tutta evidenza la differenza tra il
pitturare fiamme rosse sulle vetrine dei negozi ed invece giocare
davvero con il fuoco, andando all'avventura su strade dove si può
rischiare persino di bruciare!
“Foxfire”
di Laurent Cantet è tratto dal romanzo “Bad Girls” di Joyce
Carol Oates
e narra le vicende delle protagoniste Rita, Lana, Violet, Maddie,
Goldie e Legs,
quest'ultima la fondatrice e vera anima del gruppo: “una
stella cadente in movimento perpetuo” dietro alla quale le altre
cercavano di stare in scia.
Film
diverso dagli altri del regista francese, a partire dallo stile e le
modalità di lavorazione: esigenze di produzione hanno imposto il
Canada come set ed a differenza delle pellicole precedenti anziché
pochi collaboratori la media di presenze della troupe era di novanta
persone.
Dissimile
stavolta anche il versante dal quale muovere la critica al
capitalismo, certo non lesinata in film come “Risorse Umane”
oppure “A tempo pieno”: partendo dalla ribellione di ragazze
quindicenni affamate di nuovi orizzonti, percepite dalla società
come una terribile minaccia
– ed evidentemente anche dall'assurda
censura del nostro paese che ha deciso di vietare la pellicola ai
minori di quattordici anni “per le ripetute condotte di rottura
delle regole con modalità violente”
- si arriverà a rievocare persino la rivoluzione Castrista nella
Sierra Maestra (anche se solo dalle pagine di un giornale), cedendo
forse troppo al desiderio di voler indottrinare con insistenza quel
che già era stato esplicitato con chiarezza e non aveva bisogno di
ulteriori sottolineature; ridondanti difatti anche le nostalgiche
citazioni di un uomo che “cantando l'internazionale ha finito per
incontrare dio” e le lapidarie frasi sulla “rivoluzione che prima
deve incuter la paura e dopo il rispetto”.
Comunque,
a parte le concessioni al fascino delle utopie oramai perdute,
“Foxfire” rimane una buona pellicola che mostra con chiarezza
come le migliori intenzioni possano sconfinare in atti criminosi,
evidenziando le difficoltà e gli screzi del cammino comune quando
diminuiscono gli ardori ed aumentano le difficoltà ed i rischi,
causa prima dei conseguenti abbandoni e delle ingiustificate
estromissioni.
Come
sempre, dalle piccole banalità c'è la possibilità di scorgere le
grandi verità e chi
potrebbe negare
“che la felicità è un
viaggio e non una meta e che vivere è soltanto nell'immediatezza
dell'azione”: eppure, con un velo di tristezza, anche stavolta
siamo qui a constatare di come persino per la fiamma più viva ed
incendiaria, prima o poi, arrivi sempre il momento di spegnersi!
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