Nel
2154 nel cielo brilla una nuova stella: si chiama "Elysium"
e non bisogna pensare alcunchè quando la si osserva perchè il
desiderio semplicemente "è LEI"; il sogno invece, è
arrivare un giorno a viverci, abbandonando per sempre la Terra!
Anzi,
in realtà "Elysium" non è un astro bensì una stazione
orbitale che gli uomini hanno costruito per trasferirvisi a vivere,
dal momento che il globo versa oramai in pessime condizioni e
mantenere elevati standard di benessere non è più una cosa
fattibile sul pianeta natio, nè abbordabile per tutte le tasche.
Così
l'umanità – ancor più che ai giorni nostri - si ritrova
spezzata in due: i meno
abbienti a guardare dal basso verso l'alto la meta dei loro sogni,
ovvero il luogo dove ogni cosa è possibile, dal vivere agiatamente e
nella prosperità al guarire istantaneamente da ogni malattia, purchè
si abbiano i soldi per poterselo permettere. I ricchi invece come al
solito in cima alla scala, a menar le danze dallo spazio ed a
difendere il proprio habitat ed il potere.
Anzichè
le odierne “carrette del mare degli immigrati” di nostra
conoscenza, partono all'assalto di “Elysium” astronavi
clandestine cariche di reietti in cerca di fortuna, che un
Ministro della Difesa spietato e senza scrupoli (Jodie Foster)
respinge con mezzi leciti ed “azioni non autorizzate”.
Ovviamente,
a causa di uno spiacevole “inconveniente radioattivo” -
occorsogli durante il suo turno di lavoro in fabbrica (un luogo
questo sempre più malsano ed insicuro!) - avrà bisogno di far
visita alla “stazione dei desideri” anche il protagonista
principale della pellicola (Max/Matt Damon), il quale coglierà al
volo l'occasione per mantenere vecchie promesse d'infanzia e nel
contempo realizzare a pieno il senso della sua esistenza.
“Elysium”
per oltre la metà della sua durata è poco altro che un film
d'azione e di approssimativa fantascienza, dove sullo sfondo
scorgiamo il delinearsi promettente di una metafora di stampo
progressista che però, ben presto, si rivelerà esser piuttosto
sempliciotta e con eccessivo innesto collaterale di sdolcinature a
buon mercato.
Qualsiasi
problema di plausibilità e qualunque ostacolo narrativo alla storia
vengono aggirati con stratagemmi piuttosto sommari: “esoscheletri
di terza generazione” rimettono in piedi all'istante corpi morenti
e debilitati mentre per curare le malattie di ogni sorta e “riparare”
i danni fisici di qualsiasi entità basta sdraiarsi per qualche
minuto dentro ad invidiabili “capsule mediche”. Infine, il colpo
di stato di questi tempi si fa comodamente a tavolino, per mezzo di
un semplice “Reboot”, ovviamente da lanciarsi utilizzando un
software segretissimo ed ambito da tutti, da carpire a qualunque
costo con un “download cerebrale”.
“Elysium”
è spiacevolmente distante da quel “District 9” che fu il buon
esordio di Blomkamp, ed a differenza della sua prima pellicola –
anch'essa aveva un impianto fantascientifico con in primo piano la
tematica della diversità - stavolta il regista Sudafricano
sguazza divertito e senza una vera meta nella schiuma della
superficialità e guarda più allo spettacolo (botteghino?) che
allo spessore del racconto, pur strizzando l'occhio
sporadicamente a qualcosa di piu' ambizioso ma senza la vera
intenzione di assecondare la sua vena. Rimandi vaghi al “vecchio
Cronemberg” che amava mischiare “ferro (tecnologia) e carne”,
vedi soprattutto “Existenz”.
Tra
basse romanticherie con lacrimoni programmati ed una mediocrità
narrativa dalla quale a momenti ci si illude soltanto di staccarsi
per decollare altrove, si precipita presto verso il basso e già
dopo una mezz'ora gli occhi dello spettatore più esigente vanno in
orbita, roteando come una navicella spaziale impazzita, fino a
schiantarsi sul bianco soffitto della sala!
Nessun commento:
Posta un commento