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giovedì 20 settembre 2012

IL CAVALIERE OSCURO - IL RITORNO/THE DARK KNIGHT RISES di Christopher Nolan


Avevamo lasciato Bruce Wayne/Batman in crisi d’identità mentre veniva additato come un pericoloso criminale dalla stessa gente che si sforzava di difendere e lo ritroviamo oggi rinchiuso nel suo “eremo”, claudicante, mentre anziché vivere passa incerto i suoi giorni in attesa di riprendere a farlo davvero; tutto questo fino al momento in cui, succederà di lì a breve, una città intera si ritroverà ad aspettare con il fiato sospeso che ricompaia sul tetto dei grattacieli la sua rassicurante sagoma con costume e mantello.

Perché dalla “setta della ombre” è arrivato chi nelle tenebre ci è nato ed oggi è venuto a portare la sua minaccia e la sua rabbia non solo contro Gotham City ma verso tutta la civiltà occidentale: è il “male necessario” che irrompe e in un attimo tutto diventa un inferno che letteralmente deflagra dal sottosuolo – dove da tempo covava - verso la superficie; la polizia dimentica in un istante la sicurezza ottenuta (solo) grazie al “Decreto Harvey Dent” e certo adesso non puo’ continuare a trastullarsi dando la caccia a coloro che non restituiscono i libri alle biblioteche!

Ora che il futuro è nerissimo si spera soltanto che dal cielo arrivi, prima possibile, il segno che il Cavaliere Oscuro è tornato a combattere...

Capitolo conclusivo della trilogia di Christopher Nolan su Batman, questo “The Dark Knight Rises” è innanzitutto un film d’azione da bere tutto d’un fiato: quasi tre ore di pellicola durante le quali è difficile produrre anche un solo sbadiglio: ci sono gran gusto del divertimento ed una fantasia visiva che molto ben si attagliano al tipo di racconto, ancora una volta scelte assolutamente centrate per “vestire di cinema” l’eroe dei “DC Comics” creato da Bob Kane.

Ma uno dei punti di forza è certamente un sottotesto con importanti riferimenti all’attualità che va dagli sconquassi prodotti dalla speculazione finanziaria fino alla rilevanza delle questioni energetiche, passando per il tema della sicurezza ed i carcerati in tuta rossa stile Guantanamo.

Estremamente simbolici sono l’attacco al cuore pulsante della finanza ed i processi sommari che seguono ad una sorta di moderna “presa della Bastiglia”: nuovi cittadini vessati, aggiornati ai giorni nostri, arrembano contro il potere che li opprime.

Il tempio del denaro (e dell’ingiustizia sociale) che viene preso d’assalto è di fatto un simulacro di Wall Street – ed in questo caso Gotham City si presta ad esser lo specchio di New York o, se volete, del mondo intero – e quando il terribile criminale “Bane” vi farà irruzione più di qualcuno proverà un sottile brivido di piacere, salvo poi riconoscere più avanti la differenza tra rabbia e crudeltà.

E’ un sintomatico specchio dei nostri tempi questo “nuovo sentire”, dove è difficile distinguere e schematizzare la lotta tra il bene ed il male perchè tutto è molto più complesso e sfaccettato; non deve destare stupore il sorprenderci a provar simpatia per chi si muove fuori dai confini di leggi ingiuste, intento a cercare di colpire al cuore un sistema sempre più minaccioso soprattutto nei confronti di chi è inerme e non ha possibilità alcuna di reagire, un meccanismo diabolico ed irrefrenabile a piè sospinto proteso a fagocitare ogni cosa, vivente o inanimata.

Nolan riesce a rendere tutto questo non solamente con alcuni - fin troppo - lampanti richiami nei dialoghi ma anche con una capacità visionaria sufficientemente suggestiva ed evocativa – il fiume nero di poliziotti che cammina nelle strade della città e si prepara allo scontro con il nemico, il bambino che canta l’inno nazionale nello stadio e l’apocalittico fuoco di fila di esplosioni visto dall’alto – riuscendo tra l’altro, senza alcun problema, a fare a meno del suo eroe/protagonista per quasi una buona metà del suo film.

Il regista Londinese difatti trattiene anche in questo terzo episodio il filone spirituale della sua narrazione e rinchiude nuovamente Wayne/Il Cavaliere oscuro - come nel suo nuovo inizio cinematografico ovvero “Batman begins”- a confrontarsi prima ancora che con i suoi nemici in carne ed ossa - e badate bene, a mani nude - con i demoni che albergano nella sua anima e nella sua mente: per rivedere la luce non avrà bisogno solamente della sua furia ma gli sarà necessario finanche dimenticare di esser nato nel privilegio anziché nell’innocenza (o nel dolore), sarà fondamentale che affianchi al coraggio la paura, compresa quella della morte, fino ad affrontarla a viso aperto e senza rete.

Cast nutritissimo: oltre a Christian Bale anche Anne Hathaway (una Cat Girl “diversa” e mai chiamata con questo nome), Joseph Gordon-Levitt (arruolato dopo “Inception”), Michael Caine, Gary Oldman, Marion Cotillard, Tom Hardy e Morgan Freeman.

Cosa manca a questo “The Dark Knight Rises” per essere un film perfetto? Probabilmente nulla gli si dovrebbe aggiungere, semmai qualcosa si potrebbe togliere.

Perché quel che sminuisce in qualche misura le sue ambizioni è quanto c’è di superfluo e di “troppo acceso”, ovvero tutta la solita manfrina di inneschi di bombe e mezzi speciali da combattimento, oppure il fatto che ogni situazione sia spinta forzatamente fino al cardiopalma, anche oltre il necessario, e risolta sempre rigorosamente solo allo scadere del tempo, giusto un attimo prima della catastrofe totale: ma non si potrebbe, per una volta, “salvare il mondo” il giorno prima anziché sempre all’ultimo secondo?

Certo, in un racconto che tramuta in celluloide un super eroe dei fumetti tutto questo non possiamo derubricarlo come un mero compiacimento dello spettacolo ed anzi, ci può stare senza problemi, perché attinente all’universo che vuole ricreare; ma provate ad immaginare, solo per un istante, quale meraviglia sarebbe riuscire a “ripulire” la scena dalle inutili abbondanze, sovrapponendoci l’equilibrio di un regista e di uno sceneggiatore che sapessero raccordare alla perfezione il mondo di invenzione alla realtà, sfrondandolo di ogni inefficace esagerazione o troppo luccicante abbaglio, fino ad operare una fusione ineccepibilmente sublime.

Intimamente crediamo che potrebbe essere già Nolan l'uomo adatto ad incarnare entrambi i ruoli, così come sappiamo che probabilmente non se lo concederà mai, forse perché non lo desidera lui stesso o forse perché non vogliono coloro che pagano profumatamente il suo lavoro.

Ma questo magari è solo un rimpianto personale: forse è anzi da considerare un grandissimo risultato già l’aver coniugato il cinema d’azione con argomenti di discreto impegno e riflessione, connettendovi conseguentemente l’ampia platea di riferimento.

Contrordine dunque: lasciatevi tranquillamente cadere tra le braccia di questo episodio conclusivo della saga senza timore alcuno di rimanere delusi ed evitate, per il bene del vostro godimento, di esser troppo pretenziosi.

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