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lunedì 24 settembre 2012

MONSIEUR LAZHAR di Philippe Falardeau


Quando in una scuola elementare Canadese un insegnante scompare tragicamente ecco che “Monsieur Lazhar” è pronto a rilevarne il posto, occupando veloce lo spazio vuoto con propositiva baldanza, generosa disponibilità e qualche segreto da nascondere.
Il nuovo professore viene dalla “Algeri bianca e blu”, per dettato propina ai suoi alunni Balzac piuttosto che Zanna Bianca e dentro un cartone di marmellate ha conservato il suo passato e gli strumenti del mestiere che qualcuno gli ha lasciato in eredità.
Ma la sua classe deve superare una difficile “empasse” e non basta uno psicologo o ridipingere la stanza per cancellare i brutti ricordi.
Philippe Falardeau punta su uno sviluppo semplice della storia, per quanto il soggetto potrebbe ambire a visitare chissà quali ampi e sconfinati spazi, ed in concreto poggia tutte le sue aspirazioni di concretizzarne le potenzialità puntando sul suo attore protagonista (un onesto Mohamed “Fellag”), mostrando, nel contempo,  il mondo toccante ed a cuore aperto dei bambini -interessante in particolare la prova di Alice/Sophie Nèlisse - tutti sperduti in un guado misto di tenerezze, dolore ed una obbligata fine precoce dell’infanzia.
“Monsieur Lazhar” è tratto da un testo teatrale di Evelyne De La Chenelière - qui sceneggiatrice assieme al regista – ed offrirebbe diversi temi buoni da approfondire, a partire dalle evidenti implicazioni drammatiche che si manifestano fin da principio e  che qui preferiamo non rivelare per non indebolire il motivo di principale  sorpresa ed  interesse della pellicola.
Altri ancora sarebbero poi gli spunti intriganti ma purtroppo li si accenna appena o poco di più, come ad esempio le diverse “regole di contatto” tra alunni e docenti nel mondo Arabo o nella civiltà occidentale, più semplicemente le piccole e grandi differenze che in sequenza affiorano dal connubio di  alcuni dettagli folkloristici assieme all’abbondante  relativismo culturale, tutto da “disboscare”.
Ma dai protagonisti di  questa classe, un territorio ribollente di umanità che il protagonista stesso definisce un luogo di “amicizia e lavoro dove si vive e si dà la vita”, veniamo nostro malgrado tenuti ad una considerevole distanza, senza riuscire infine a condividere per davvero nulla, né una emozione forte né una qualche forma di empatia con i piccoli o con il loro maestro che viene da lontano.
A conti fatti c’è da ritenere che  il motivo possa rintracciarsi in egual misura tanto nella modesta personalità di colui al quale è affidato il ruolo generoso - ma impegnativo - del protagonista principale  quanto nella scarsa capacità di lasciar affiorare, con i mille altri artifici di cui il cinema dispone, tutte le più toccanti ed interessanti venature di una storia che, diversamente sgrezzata, non sarebbe stata certo avara di altre notevoli elargizioni.
“Monsieur Lazhar” si limita invece a mostrare, in maniera piuttosto rigida  per quanto genuina, un breve percorso catartico e di rinascita dove per una fortuita casualità si trovano a camminare tutti assieme un gruppo di ragazzini in erba ed un uomo venuto da lontano, un tragitto del quale soprattutto intuiamo, senza poter davvero toccare con mano, difficoltà e tormenti, ma che non lascia trapelare davvero verso lo spettatore l’acutezza del malessere del quale è intriso, molto poco della sua violenta carica, carsica o di superficie, e che finisce per risolversi in una formalità cinematografica di poco rilievo, dal contributo  emotivo che non riesce a lavorare ai fianchi il sentimento.   
Come dire, in estrema sintesi, molto delicato ed onesto ma, senza una vera capacità di osare, inevitabilmente anche troppo modesto.

2 commenti:

ulisse ha detto...

la stagione autunnale non comincia bene...tutto è contro di me...prima Giacomo,poi Lazhar.... bella addormentata....per fortuna le chiappe di Mike risollevano l'umore!

Pat ha detto...

Stavolta non sono d'accordo con il tuo commento, ho trovato il film molto delicato e ben trattato, i bambini mi hanno coinvolto ed anche il protagonista non mi è dispiaciuto, sono poi TROOPPPOOO sensibile ai balli sensuali degli uomini arabi. J'Adore.
Ciao,
Pat