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domenica 15 luglio 2012

UN AMORE DI GIOVENTU’ di Mia Hansen Løve



Due giovani che si affacciano all’amore: per Camille il suo ragazzo è tutto quello che può immaginare o desiderare ed altrettanto pensiero vorrebbe che albergasse nella testa di Sullivan.

Ma lui sa bene che questo non è possibile e che ognuno deve fare le sue esperienze, per poi poterle condividere.

Il giovane venderà dunque un minuscolo dipinto, eredità di famiglia, per poter raggiungere Caracas e combinare qualcosa di buono, alla ricerca di una pace utopistica che Parigi, con il suo “falso equilibrio”, non avrebbe potuto dargli: in poche parole tenta di diventare adulto.

I due ragazzi, nello spazio di poco tempo, conoscono la separazione e la perdita; il sogno e l’idealizzazione combatteranno con la realtà perdendo nei suoi confronti molto terreno ma anche questa, a sua volta, dovrà confrontarsi con il continuo incontrare sul suo cammino pulviscolo di desideri e briciole di cuore che il vento non è riuscito a spazzar via.

Film francese, che si può definire tale a pieno titolo per la sua purezza e per le sue inesistenti concessioni al superfluo, per la ricerca vera di una “vera bellezza” e per il rifiuto netto ad omologarsi ai modelli imperanti del cinema e della piacevolezza.

Ad ogni dissolvenza la Hansen Løve Love scandisce un nuovo capitolo della vita che finisce e ricomincia. La sua storia si dipana seguendo soprattutto Camille: il suo disagio e la grande tristezza dopo l’abbandono, poi la presa di coscienza; il lavoro che la aiuterà a scavare dentro ed a tirar fuori qualcosa di lei che era riottosa ad uscire.

L’inezia fa la differenza e lo sa bene questa regista Francese che rinverdisce i fasti di Rohmer e Truffaut, ma che guarda anche all’essenzialità, non necessariamente poetica, di tanto cinema contemporaneo orientale. Con bravura innata ma anche molta professionalità, rende alla perfezione l'implacabilità del distacco, il disorientamento di due vite lontane ma che si avverte da un momento all’altro potranno riunirsi. Seguendo richiami inspiegabili, la svolta passa ora per un bambino mai nato, poi uno sciopero dei treni, un mancato suicidio, una lettera non spedita.

Esistenze che navigano lontano, che non si sono mai perdute del tutto ma nemmeno riuscite davvero ad afferrare.

Non aspettatevi quel che non troverete: un film romantico e melenso con lieto fine programmato.

La vita muove, agita, divide cuori e corpi e menti. La Hansen Løve ha un passo felpato, delicatissimo, strettamente abbarbicato alla realtà dei torti e delle ragioni pur riuscendo a mantenere vivo un romantico fatalismo.

L’amore è come una malattia: la più incomprensibile e difficile a guarire, la più rischiosa e... bella!

Non governiamo davvero la nostra rotta: solo ogni tanto diamo un colpo al timone e ci sembra di riprender la direzione; tanto ci basta a non esser travolti e continuare a vivere, o a galleggiare.

Come un cappello che il vento porta con se e lascia poi cadere: è il sole quello che brilla sulle acque limpide del fiume, leggermente increspate, mai veramente immobili.

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