Due
giovani che si affacciano all’amore: per
Camille il suo
ragazzo è tutto quello che può immaginare o desiderare ed
altrettanto pensiero vorrebbe che albergasse nella testa di Sullivan.
Ma lui sa
bene che questo non è possibile e che ognuno deve fare le sue
esperienze, per poi poterle condividere.
Il giovane
venderà dunque un minuscolo dipinto, eredità di famiglia, per poter
raggiungere Caracas e combinare qualcosa di buono, alla ricerca di
una pace utopistica che Parigi, con il suo “falso equilibrio”,
non avrebbe potuto dargli: in poche parole tenta di diventare adulto.
I due
ragazzi, nello spazio di poco tempo, conoscono la separazione e la
perdita; il sogno e l’idealizzazione
combatteranno con la realtà perdendo nei suoi confronti molto
terreno ma anche questa, a sua volta, dovrà confrontarsi con il
continuo incontrare sul suo cammino pulviscolo di desideri e briciole
di cuore che il vento non è riuscito a spazzar via.
Film
francese, che si può definire tale a pieno titolo per la sua
purezza e per le sue inesistenti concessioni al superfluo, per la
ricerca vera di una “vera bellezza” e per il rifiuto netto ad
omologarsi ai modelli imperanti del cinema e della piacevolezza.
Ad ogni
dissolvenza la Hansen Løve
Love scandisce un nuovo capitolo della
vita che finisce e ricomincia. La sua storia
si dipana seguendo soprattutto Camille: il suo disagio e la grande
tristezza dopo l’abbandono, poi la presa di coscienza; il lavoro
che la aiuterà a scavare dentro ed a tirar fuori qualcosa di lei che
era riottosa ad uscire.
L’inezia
fa la differenza e lo sa bene questa regista
Francese che rinverdisce i fasti di Rohmer e Truffaut, ma che guarda
anche all’essenzialità, non necessariamente poetica, di tanto
cinema contemporaneo orientale. Con bravura innata ma anche molta
professionalità, rende alla perfezione l'implacabilità del
distacco, il disorientamento di due vite lontane ma che si avverte da
un momento all’altro potranno riunirsi. Seguendo richiami
inspiegabili, la svolta passa ora per un bambino mai nato, poi uno
sciopero dei treni, un mancato suicidio, una lettera non spedita.
Esistenze
che navigano lontano, che non si sono mai perdute del tutto ma
nemmeno riuscite davvero ad afferrare.
Non
aspettatevi quel che non troverete: un film romantico e melenso con
lieto fine programmato.
La vita
muove, agita, divide cuori e corpi e menti. La
Hansen Løve ha un passo felpato, delicatissimo, strettamente
abbarbicato alla realtà dei torti e delle ragioni pur riuscendo a
mantenere vivo un romantico fatalismo.
L’amore è
come una malattia: la più incomprensibile e difficile a guarire, la
più rischiosa e... bella!
Non
governiamo davvero la nostra rotta: solo ogni tanto diamo un colpo al
timone e ci sembra di riprender la direzione; tanto ci basta a non
esser travolti e continuare a vivere, o a galleggiare.
Come un
cappello che il vento porta con se e lascia poi cadere: è il sole
quello che brilla sulle acque limpide del fiume, leggermente
increspate, mai veramente immobili.
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