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martedì 14 febbraio 2012

POLISSE di MAIWENN Le Besco


A ridosso della Polizia Minorile di Parigi (“B.P.M. – Brigade de Protection des Mineurs”) per una manciata di giornate (una settimana?....un mese?...) che però “sciorinate” in nemmeno due ore di cinema paiono esser una  sola, così come gli avvenimenti che vi si susseguono, filmati e montati come un “flusso continuo”  nel quale vengono ad  “impastarsi” lavoro e vita privata, risultano alla fine  un tutt’uno indissolubile....

........problemi, tic, nevrosi.... sentimenti e pulsioni.......(gioie?...soddisfazioni??...)

Irruzioni in un campo nomadi nel buio del mattino che le prime luci dell’alba non rischiarano piu’ di tanto (i genitori vanno da una parte.... i bambini dall’altra...) assieme ad “elucubrazioni” (…!...)  al tavolo della mensa “in discorsi ad alto tasso di ovvietà” riguardo la politica del presidente Sarkozy.....
…... o le riflessioni “pseudo-femministe” sugli uomini, sempre  in grado di ragionare esclusivamente partendo “dal basso ventre”....

Però durante le sparatorie anche le “comparse” perdono sangue e subito dopo si torna in commissariato tra le menzogne e le “verità travestite” difficili da decifrare, le apparenze ambigue che confondono...

Maiwenn” Le Besco mette tutto il suo racconto su una “linea unica e continua” ed il suo obiettivo pare essere quello di rendere allo spettatore gioie ed asperità di questo difficile mestiere che è il poliziotto (alla genesi di questo lavoro  una lunga documentazione e pare anche molta  “esperienza sul campo”), per giunta coinvolto con il delicato mondo dei minori, spesso a contatto con abusi sconcertanti e storie di pedofilia....

La regia però   spinge  soprattutto sul versante non tanto dell'azione quanto di un “unico registro cinematografico molto ritmato”, dal momento che il cast di  “Polisse” è già alla base un coacervo di personaggi  caratterialmente tutti molto “tirati ed al limite”, ognuno molto diverso dall'altro pure se molto affiatati (anche se alla fine una  “coppia scoppierà”...) e sono proprio le peculiarità di questo “colorito gruppo”, che viene osservato e “pedinato” in un procedere nel quale vengono messe parzialmente a fuoco le situazioni piu’ adrenaliniche, bollenti e di contrasto, a generare come prima risultante  un  ininterrotto sottofondo di  costante ed agitato movimento, una insinuante confusione...

Anche questa potrebbe essere probabilmente una resa del racconto del tutto voluta e progettuale, ovvero quella di rendere una quotidianità scattosa ed a fior di pelle ma cio’ non toglie che  “Polisse” in questa maniera, nonostante il parallelo “shaker” di sentimenti e tensioni, comprensivo di intrecci romantici e beghe familiari, fiammate passionali ed alleggerimenti in discoteca (oppure alla scrivania dell’ufficio in cerca di uno smartphone rubato...), sembri non riuscire a bucare la nostra “membrana emozionale”, nemmeno  quando ci mostra un feto spiattellato sul tavolo, epilogo di un brutale episodio di violenza   che qui “rimane” una crudezza quasi  “avulsa dal contesto” e che non ci scuote piu’ di tanto....

Così pure la fotografa che la stessa Le Besco  interpreta (personaggio intrigante ma irrisolto, come per molti versi anche parecchi degli altri protagonisti...) lascia noi spettatori alla finestra senza avere capacità di coinvolgerci o “tirarci dentro” attraverso i suoi occhi....
…... ed in definitiva è tutta  la pellicola che ad ogni passo che procede pare arrestarsi sempre proprio sul confine dove “guardi ma non tocchi” e soprattutto non “senti”, ovvero “non provi vera emozione”, cosa questa che per chi fa cinema non è proprio un gran “passaporto”...

Nella “rete”, una volta tirata su, poco rimane che ci abbia davvero avvicinato a questa “brigata” e l'unico colpo che in parte davvero arriva a bersaglio è il riuscire a renderci quella sensazione di disagio data dalla opprimente impossibilità di decifrare la verità, quella terribile difficoltà del dover navigare tra storie spesso raccapriccianti ed insopportabili da ascoltare (o anche solo da immaginare), nelle quali il dubbio si insinua mellifluo già quando è un adulto a darne conto ma che invece, se unite al volto innocente ed allo spaesamento che palesano le parole  di un bambino in difficoltà, amplificano a dismisura la possibilità di esser colti da disorientamento.....

Eppure, a ripercorrere il tutto in una veloce analisi di insieme,  non  sipotrebbe   (….) parlarne male in maniera spietata di questa pellicola, perché in fondo c’è molta veduta d'insieme che corrisponde al vero, tutto è persino “correttamente multietnico”, con le dovute “iniezioni di sociale” e “parcelle sparse di realismo”....

…...ed ecco allora che per doverci spiegare la nostra “delusione” dobbiamo “recuperare” quella sensazione di  seria difficoltà che abbiamo avuto nel tenere a bada il senso di  noia o di leggera irritazione per un qualcosa di somigliante ad un “ammiccare istituzionale e preparato”, a delle “simpatie ruvide o carezzevoli costruite a tavolino”
…..ed ecco poi che “adesso” fa la sua parte pure quel crescente e leggerissimo fastidio nel ricordare quei bambini che già cantavano sull’autobus nemmeno un attimo dopo esser stati separati dai genitori e che  si affaccia ora,  con ritardo e potrebbe darsi non troppo obiettivamente, a chieder di esser inserito nel “conto” che porta al giudizio complessivo finale...

....e quest’ultima sensazione soprattutto potrebbe darsi sia decisamente personale: però del resto che “manca” a far di questo “Polisse” una pellicola davvero capace di fare della realtà una materia “viva anche nella finzione”, nemmeno il “soccorso” della   “rasoiata” finale che precede i titoli di coda sembra sufficiente a mandare “il saldo” in attivo....


 FRANCO – 14 FEBBRAIO 2012

1 commento:

Anonimo ha detto...

DIO CI SALVI DA QUESTA POLIZIA