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lunedì 13 febbraio 2012

HUGO CABRET di Martin Scorsese


Dopo una decina di minuti e prima che la scritta “Hugo Cabret” prenda tutto lo spazio a disposizione sul grande schermo, il nuovo film di Martin Scorsese ha già girovagato a lungo tra rotelle e lancette e ad arte si è “indaffarato” al fine di creare un leggero substrato che possa favorire “piccoli stati di struggimento cinematografico”.....
…..ma ancora troppo poco ha detto di se e di dove vuole andare; molto di piu’ ha lasciato intuire del “mondo” dal quale proviene.....comunque, pare essere  ancora un ingranaggio complicato da decifrare per lo spettatore, al quale non rimane che lasciarsi andare e farsi accompagnare per mano, sostanzialmente consegnarsi “anima e pupille” all'unico che possa trarlo d'impaccio nel ginepraio che comincia a pararglisi d'attorno e sarebbe a dire “l'illusionista” che lo ha creato: il regista!....

Però, meglio esser chiari subito: definire Hugo Cabret un capolavoro non corrisponderebbe a verità ed il film, pure molto apprezzabile e ben realizzato, è palesemente poco altro che una buona scusa da utilizzare per poter fare un “omaggio” (di questi tempi fin troppo bello e coraggioso....) al cinema ed a colui che lo ha “inventato” come “macchina dei sogni”, quel George Melies del “Voyage dans la lune”, finito poi in disgrazia a fare il riparatore di giocattoli in una stazione ferroviaria di Parigi....

Scorsese, nonostante la scelta sontuosa del tridimensionale e delle scenografie d’eccellenza di Dante Ferretti, vuole in fondo poco piu' che “con grande cerimonia render grazie” al papà di tanti cineasti....
…... e magari pure ristabilire un po’ d’ordine tra concetti semplici ed in fondo scontati...

E' per questo, ad esempio, che fin da principio la “sua” Parigi notturna si presenta come un immenso ingranaggio visto dall’alto ed i giovani protagonisti con chiarezza affermano che ogni uomo è “qui” (...sulla terra...)  per un motivo e che........... “nessuno è in piu’!”....
…...un attimo dopo eccoli persi nell’indecifrabile brulicare della stazione, altra metafora perfetta del debordante ed affollatissimo teatro degli esseri umani....

Tutto e tutti svolgono il proprio compito nello scenario del mondo: i treni ti portano dove devono, le lancette segnano il tempo e le persone quindi devono avere uno scopo, altrimenti divengono l’equivalente di un orologio danneggiato o di un giocattolo dalla molla saltata....e comunque se un uomo è “rotto nel cuore” (….ad un gamba!...) o nell’anima, possiamo “ripararlo”....

Questo ribadire “l’indivisibilità e l’importanza dell’umanità come un tutt’uno” la prima sottolineatura di Scorsese che poi, come è ovvio e naturale per assecondare “l'anima vera” della sua  storia, passa a tessere le lodi del cinema come “macchina” (arte) capace d' inventare o catturare sogni, di farci vivere “avventure” e senza alcun timore legando in maniera indissolubile la settima arte con la vita, come fossero un rapporto interdipendente che di continuo si rigenera vicendevolmente.... (e piu’ di qualche cinefilo vorrà convenire con lui...giusto??...); quindi di questo “pazzo teorema” ce ne mostra “tra le righe” alcuni esempi e dal bianco e nero su schermo di Harold Loyd passa a metter penzolante su una lancetta il piccolo Hugo, tanto quanto dopo averci mostrato il treno dei Lumiere che arriva a “La Ciotat” (che già nel secolo scorso sembrava voler “evadere straripando dallo schermo”....) crea ad un'altra locomotiva “parallela” ed ai suoi vagoni prima una “via di fuga da incubo” e poi un episodio da brivido nella realtà della stazione, chiudendo così un anello circolare che si congiunge venendo da tre strade diverse eppur solo da quella “del cinema”....

Aggiunge poi qualche “fiabesco” ingrediente di contorno, un po’ di pathos  Dickensiano ed alcuni personaggi da romanzo come un libraio che si preoccupa di mandare i suoi “volumi” nella casa giusta ed un ispettore cacciatore di orfani con il suo dobermann e con poca dimestichezza al sorriso....

E’ ancora un po’ di Jules Verne e piccoli omaggi sparsi tra quei tubi, fumi ed ingranaggi e luci molto scure....un automa che prenderà vita (o già la possedeva e l’aveva perduta...)...
Un buco nella serratura a forma di cuore e la chiave che lo farà girare....

Non gira a vuoto comunque “Hugo Cabret” e però nella sostanza non si allontana dal suo scopo che, lo riaffermiamo, nonostante altro ci sia d'attorno,  è senza dubbio primariamente quello di  porgere un “inchino spettacolare” al cinema ed al mago “papà Georges”, motivo questo per il quale  qualcuno potrebbe, non senza qualche ragione, storcer la bocca, annoiarsi un po’ e trovarlo addirittura banale, magari poco interessante....

Attenzione però perchè questo film ha anche il grandissimo merito di venire a rivendicare, oggi e con coraggio sfrontato, quanto il cinema sia importante per l’uomo....
…....e non soltanto:  è pure portatore dell’idea magnifica e senza dubbio vera che un film o un libro possano essere ancora un regalo, un “piccolo dono” in grado di lenire le ferite della guerra o della vita, così come talvolta lo puo’ essere un fiore...........
…......ed ancora......se ci fosse qualcuno che non si era mai chiesto prima quale era il luogo da dove arrivavano i suoi sogni, ecco che Scorsese viene a ricordarglielo oppure ad offrirgli un’altra magnifica possibilità in forma di cinema....

Per questo, voi tutti “illusionisti, avventurieri, belle sirene....viaggiatori e maghi”.....non temete: entrate in sala e provate a sognare assieme a lui (...assieme a “NOI”...)......
…......dovesse andar male avrete fatto niente altro che esservi uniti a molti altri in un unico e grande gesto  d’affetto collettivo,  nel rendere il dovuto  grazie al papà di tante nostre “mai finite” avventure....

 FRANCO – 13 FEBBRAIO 2012

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