Nell’assolata periferia Torinese degli anni ’70 i figli degli emigranti che hanno abbandonato il sud per cercare lavoro (…destino…) e fortuna al nord fanno a gara con le lamiere infuocate dal sole, giocano tra i bidoni di ferro e le reti metalliche abbandonate…
I maschi sono gracili e minuti giovani guerrieri che corrono tra i silos arrugginiti che paiono torri di un castello abbandonato…
Le femmine immaginano già come sottrarsi al loro destino di donne che faranno solamente bambini e salsa di pomodoro…
Nella valigia di cartone: fumetti, sigarette e figurine di Sala, Pulici e Zaccarelli…
Poi, a seminare paura e terrore tra i “piccoli cuccioli” degli operai arriva “il dottore”, magari figlio del padrone…… o di medici….. avvocati…
Divampa in un attimo un breve e dolorosissimo incendio, silenzioso e letale…
Tra le mani ora c’è un un cappello che è come uno scalpo…
E’ arrivato” il drago”!......... ed anche se qualcuno dovesse riuscire ad uccidere “la belva” il castello (…incantato….) non reggerà all’urto, e crollerà, travolgendo sogni, favole e futuro…
Giovani vite irrimediabilmente segnate proprio quando stavano per sbocciare…
….la speranza si allontana, l’innocenza finisce per sempre…
Racconto di “orrore e periferia”, “Ruggine” di Daniele Gaglianone è una tremenda “storia nera” tratta dall’omonimo romanzo di Stefano Massaron e messa in scena come un prolungatissimo flashback, inframezzato di tanto in tanto dagli scampoli di un presente che non sembra voler concedere molto al futuro che verrà…
Il film si regge soprattutto grazie all’ottima prova dei piccoli attori esordienti che non “impressionano” per bravura ma svolgono una prova corale più che credibile, senza dubbio apprezzabile…
Li “proteggono e supportano” i “professionisti” (Mastandrea, Solarino ed Accorsi)…
Una spanna sopra tutti un Filippo Timi (Il dottor Boldrini) che mette paura ed inquieta solamente con la sua ombra……ogni volta che entra in scena tutto diventa sinistro, diabolico, tetro…..la già “desolata e desolante” periferia affogata nel ferro e nel cemento perde anche il suo pallido sole e resta agghiacciata sotto un cielo di tenebra…
Con qualche accortezza in piu’ nel (dis)velare meglio lungo il corpo della sceneggiatura alcune riflessioni (vedi ad esempio le considerazioni di Mastandrea su ricchi, terroni e scuola) e magari non consegnando solamente alla “giuria dei professori” il compito di rappresentare in maniera “non troppo lavorata” il ruolo dei “grandi che non credono mai”, magari approfondendo meglio le altre figure collaterali dei genitori (bello l’accenno sul timore reverenziale della mamma poco istruita nei confronti del medico…), forse “Ruggine” avrebbe guadagnato quel “mezzo punto in piu’ “ che gli avrebbe dato la possibilità di depositare il suo ricordo con maggiore incisività tra le nostre memorie…
….ma Gaglianone è comunque molto bravo e lavora benissimo con gli attori, grandi e piccini e, soprattutto, usa con naturale sicurezza e bella visione estetica i mezzi del regista….
I draghi (non) esistono?......comunque non muoiono mai e la loro voce, anche da lontano, avvelenerà i racconti delle fiabe a venire….
Giocare…….”chiavare”…………..………giocare….”chiavare”….
Cola giù sull’automobile l’acqua dell’autolavaggio, scivola sopra i vetri ma a chi sta dentro non pulisce né il cuore, né l’anima….
Fuori è buio pesto….
…….comunque, piu’ scuro di mezzanotte non puo’ fare…
FRANCO - 12 SETTEMBRE 2011
1 commento:
Finalmente sono riuscita a vederlo, all'inizio non mi aveva esaltato, lo trovavo un pò troppo lento ma poi l'ho apprezzato di più...ed il "DIBBBATTTITO" con il regista e la psicologa mi ha aiutato a capire meglio alcune cose: come il Trauma costringa il presente ed impedisca il distanziarsi dal passato, come si rimanga bloccati nella reiterazione del danno e delle ferite subite; come i bambini riescano a VEDERE più dei grandi; come i Draghi, pur non volendo, riemergano nell'educazione dei figli
Posta un commento