Stanno arrivando gli alieni (o sono già arrivati?...) ed una umanità inadeguata, come in ogni occasione puntualmente impreparata (forse anche perché non avrebbe davvero nessuna voglia di esserlo ne pensa di averne davvero bisogno), discute già alla radio su come questi influiranno sui vivai sportivi o sul calciomercato, a chi sottrarranno occupazione, continua a lavorare insoddisfatta nella sale bingo indossando cravatte dozzinali, si trastulla con “video hard” visti ai telefonini o pensa già a come battezzare il figlio in arrivo per un ottenerne un proficuo risultato in chiave pubblicitaria.
Quieto e disastroso il riposo dagli stress di ogni giorno trova luogo in un surreale centro commerciale, mobili ed arredi perduti in un vuoto spettrale e sesso a pagamento dove il sogno erotico (ed il letto dove si realizzeranno…) è commisurato al livello della propria mansione lavorativa…
L’immagine della famiglia felice si riflette, “triste e sorridente”, nel finestrino dell’automobile…
Nessuno “attende piu’ davvero” nulla, tutto è avvolto da una scialba ritrosia e monotonia e quand’anche un qualche alieno dovesse arrivare davvero gli si insegnerà al massimo come piantare i pomodori, giocare assieme al cane in cortile o rassettare la casa…
Già nelle sfilate di moda alle modelle vengono affiancate le astronavi e neppure il Papa nella sua enciclica si permette di ignorare “il nuovo avvento” che vien dal cielo…
Altri spacciano come verità di esser già in contatto con gli “esseri di luce”, suonano tamburelli “sardo/aramaici” e chiedono agli astanti un corale “namastè” che possa metter in campo la giusta energia…
Tutti insomma “distrattamente in attesa” che apra le porte l’ascensore che li porti alla “Quinta dimensione”, ma poco importa sapere davvero se ad attenderci saranno temibilissimi “rettiliani” mossi da impulsi sessuali o mostri verdi con gli occhi fuori dalle orbite…Magari si va comunque in “vacanza alle Pleiadi” ed allora, non resta che rallegrarsene e nient’altro…
Eppure l’unico pericolo che davvero incombe è che nulla cambi per sempre questo stato di cose, ovvero che si rischi sul serio di lavorare tutta la vita in un autogrill per pochi soldi al mese o in qualche altro ambiente deprimente, senza nessun “salvagente” ad attenderci oltre…
Da una storia a fumetti di Giacomo Monti “Nessuno ci farà del male”, Gian Alfonso Pacinotti (anch’egli viene dal mondo del disegno ma “laggiù” si fa chiamare “Gipi”…) nella sua opera prima al cinema ci mostra tutti i difetti dell’attuale razza umana, tutta presa dal lavoro sopra ogni altra cosa e poi tutta “brindisi e soldi, bulli, trans e pupe”, affetta da un gravissimo deficit della comunicazione verso l’altro (se la donna dei tuoi sogni ti abita davanti casa e tu in tre anni ci hai preso solo un paio di caffè!...) ed a dire il vero tutto il campionario delle nostre “ordinarie abiezioni” esce fuori con molta nitidezza grazie all’inconsueta cartina di contrasto dell’alieno, un “diverso sui generis” che potrebbe senz’altro stupire o farci divertire sopra la righe, ma la pellicola di Pacinotti sembra diluirsi invece in una lunga fase estremamente lenta e poco coesa da sembrarci in apparenza preparatoria ad un qualcosa che debba da un momento all’altro esplodere “da una scena all’altra” oppure in un finale che tiri le somme e compatti ogni cosa e invece dal suo grembo che pare sempre gravido ma piuttosto sterile quando si tratta di dare i natali a qualche vera sorpresa che rivitalizzi i nostri sensi, nulla lascia cadere e si trascina uguale ed un pochino stancamente passo dopo passo…
“Straniante” ma un pochino monocorde, “L’ultimo terrestre” elegge a suoi “timidi eroi” un travestito dagli abiti succinti e di un bianco immacolato, addirittura predestinato a ritrovarsi tra gli eletti che “ascenderanno” al cielo ed un protagonista assai introverso (Luca/Gabriele Spinelli) dalla faccia tesa e disorientata che fatica ad esternare rabbia, parole e disgusto, prende tutto a pugni ma poi rimane appeso, come tramortito: e così il film di Pacinotti non riesce a risucchiarci nel suo “spazio astrale”, non ci “attira nel suo campo gravitazionale” ma anzi ci lascia pesanti ed incollati al terreno, senza darci la possibilità di ben comprendere per quale delle piste che abbiamo davanti dovremmo decollare…
Le idee hanno potenzialità notevoli che potrebbero tradursi in grandi guizzi ma trovano poca verve nella carne ed ossa che li fa immagine e parola, poche stille di fantasia vengono rilasciate senza raggiungere un effetto omogeneo e diradandosi alla distanza in un tenore d’insieme che sa un pochino di soporifero, di incompiuto e poco solido…
Un pochino come l’umanità sbandata e monotona descritta nel film si attende forse che arrivi un lampo dal cielo, un aiuto dall’alto a scompaginare le carte ma questo non pare arrivare, insomma succede poco o nulla e lo spettatore rischia la noia o di abbandonare prima del tempo la speranza così come l’alieno lascia già il suo biglietto d’addio ai suoi nuovi ed aridi amici, senza nemmeno aver bisogno di terminare di imparare la nostra lingua…
Sulla corda ballano grosse questioni ed appena sotto la patina un pochino surreale si dibattono gli spettri della paura, la ricerca disperata (ma con sempre meno convinzione….) di amore ed amicizia, angosce e timori di ogni sorta che ci attanagliano per causa della nostra incapacità di cercare, di capire, “incontrarsi” e “lasciarsi andare”…
Alla resa dei conti rendono assai bene le figure come di “squallidi commedianti” che impersonificano il vuoto quotidiano, soprattutto quando accentuano il loro esser rivoltanti sbavando semplicemente all’idea di una donna “zoccola che usa la lingua come una lavatrice”, ma le loro storie stentano a trovare il vero punto di incontro e di realizzazione e stazionano a lungo, incerte nei loro difetti e finendo ovviamente per andare li “dove vanno tutti”, perché è chiaro che l’acuto da lanciare per “chiudere degnamente” non ce l’hanno…
Così è “L’ultimo terrestre”, davvero meritevole nel preparare la “battaglia” e descriverne gli eserciti piuttosto “rimaneggiati”, assai meno al momento di “vincerla”…
In una sola parola si dovrebbe affermare: “Interessante”!....
……ma non basta!….
FRANCO - 25 SETTEMBRE 2011
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