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martedì 20 settembre 2011

IO SONO LI di Andrea Segre

Prima della globalizzazione e delle imponenti migrazioni di massa da ovunque provenienti per arginare il disperato bisogno di lavoro delle genti ad ogni latitudine del pianeta, di una cinese che gestiva una osteria a Chioggia avrebbe potuto scrivere un romanzo un qualche scrittore..... e farne poesia....
….... e forse, chissà, anche unapiccola romantica leggenda”…

Oggi, se dallest arrivano uomini e donne con gli occhi a mandorla, questo basta già e di molto abollarli” solo comeimmigrati/extracomunitariin odore di mafia e clandestinità e poca speranza rimane a questo punto di poter conoscere altro di una persona cosìschiacciatada un marchio preventivo ed ingombrante……”declassificante”…

Io sono Li, prima opera cinematografica che porta il regista Andrea Segre dal documentario al lavoro con attori veri e propri, non si sogna neppure di negare questo stato di cose, ne prende anzi consapevolmente atto e ne da ampia descrizione tra le righe del suo racconto ma nemmeno rinuncia a credere che sia impossibile un incontrocandido e pulitotra persone e culture lontane, così nel fragoroso silenzio della piovosa laguna veneta, giusto poco dopo il diradarsi delle prime nebbie del mattino vediamo materializzarsi le figure di Shun Li (Zhao Tao) e di Bepi (Rade Sherbedgia), lei cinese, fino a ieri operaia tessile nella periferia Romana, in attesa che arriviLa Notiziae che per farla giungere piupresto che si puoe riabbracciare suo figlio sarebbe disposta a trasferirsi nel Nord-Italia (…a Chioggia…), oppure ovunque e per fare qualsiasi lavoro; lui invece è un pescatorein disarmo”, di origini slave e soprannominatoil poeta”, forse piuper il candore del suo animo che non per le estemporanee rime che regala con il sorriso ai suoi compagni di tavolo

La loro non sarà una storia damore ma untoccarsi dentroche sa di antico e di indispensabile, un qualcosa che sa di fresco e di pulito, lontano da qualsiasi interesse o scambio, un raggio di sole nel grigio che vien su dai canali dove sostano i pescherecci dondolanti, un lampo di luce calda che, se diverrà fuoco, allora arderà per sempre….

LAmerica è lontana e decadente e così sembra esserlo anche lEuropa e il Nuovo Impero del Dragone, per nulla riconoscente con coloro ai quali tutto deve del suo successo economico; spinge da noi i suoi figli che lo hanno innalzato a potenza mondiale del nostro presente, ne mortifica le ambizioni e la loro vita quotidiana che, qui nel Nord dellItalia, puofacilmente imbattersi con quella di pescatori dalle barbe ispide e dalle gole arse dal fumo e dal vino, gente ruvida che ha il sale sulla pelle come sulle ferite

Segre, senza affondare mai sui toni ma semplicemente esaltando con levità ora gli accenti della sotterranea chiusura ed intolleranza, ora quelli della gentilezza che non si cura del contorno gretto e materialista che la circonda, raffigura con efficacia e con lausilio di una sensibilità che in troppi hanno oramai perduto, uno spaccato dItalia alle prese conil nuovo che avanzae che anzi sembrainvadere ma in realtà porta con se solo il cambiamento, del quale è necessario prender atto e che nel contempo chiede che ci si risolva a comprenderlo, ad affrontarlo nelle sue pieghe meno visibili per poterlo alfine vivere da dentro e non solo a distanza,esternamente”, sempre arroccati su una linea difensiva destinata comunque a sgretolarsi con il tempo oppure nello spazio di un attimo, come un incantesimo che svanisce e dun solo colpo riveli la realtà che aveva fin allora mascherato

Io sono Liè il tipo di racconto capace di identificare ilcoro degli angelianche nelle parole di una mamma che parla al telefono con il proprio figlio invisibile e distante ed in una lingua sconosciuta; sa che allargare le braccia di fronte al mare mentre un tiepido sole ti carezza la fronte è unbisogno che confina da vicino con il sogno e non ha nessun distinguo rintracciabile tra etnie e culture ma risiede, da sempre, semplicemente nel nostroessere umani” di fronte allesistere delle cose del mondo, vive dentro noi stessi che ne facciamo parte e ne siamo compresi

La fotografia dellottimo Luca Bigazzi introduce Segre ainuovi segretidella regia e regala a noi spettatori un dedalo di vicoli bui e canali che trasudano vita assieme agli interni di una osteria passata di mano in mano ma che ha conservato ad ogni passaggio le tracce di chi la ha abitata ed ancora la rende viva nel presente e che, senza rendersene neanche conto, si prepara ad esser teatro del tempo che verrà

Lacqua alta che vien dal mare, bagna i pavimenti dei locali ma non lava via le storie ed i ricordi……., non tutta questa massa liquida torna poi al grande blu infinito….un pochino ne rimane intrappolata in laguna, forse a far compagnia agli altriprigionieridi una vita che talvolta sembra smarrire il suo senso e fa disperare, affogandoci nellincertezza

Sibila una fraseil poeta QuYuan”: “Del quadrato si puofare un cerchio?....”….
…..Forse si, potremmo pensare, proprio mentre le montagne lontane si fanno visibili nel fenomeno incredibile e quasi miracoloso dellostravedamento”, creando un panorama di acqua e neve che sembra fondere assieme per un attimo oriente ed occidente sullo stesso orizzonte

Con i casoni sullacqua, le lanterneluminose che galleggiano sui canali, le lingue rapide, perfide e veloci della gente che inganna la vita ed anche se stessa come con le parole passate di bocca in bocca tra due che nemmeno ne vogliono cogliere il significato ma che gioiscono al solo riceverle o donarle, mischiando tutto questo con i problemi dellintegrazione e la complessità del vivere, Segre plasma con lanudagentilezza che sa offrire il suo mestiere un film delicato, importante, di un suggestivo ed acutissimo sentimentalismo, capace di aprirsi anche molto oltre e di leggere fin dove i nostri sensi, molto piuancora che il nostro sguardo, riescono ad arrivare….

In fondo, i grandi occhi neri di Shun Li che annegano sperduti quando pensa al suo bambino lontano o che, placidi, si illuminano di fronte almiracolodi Venezia”, le sue giornate prigioniere di tempiassillanti e costrittivie le sue percezioni intorpidite dalla routine, dalla paura e dalla fatica ma sempre pronte a risvegliarsi quando ce ne sia un motivo, molto hanno da condividere con ognuno di noi

Al nord, lontano da stravagantiPadanerieancora batte il cuore di una Italia viva ed in grado di tramandare la testimonianza di umanità appresa dai nostri avi
Un popolo diSanti, navigatori e poeti…..talvolta oggi di creduloni, quando gridano forte i professionisti della paura”, ma certo ancora in grado di commuoversi, di galleggiare a piedi nudi sul mare, la dove cera chi ora mancherà per sempre e adesso tutto è fuoco e fiamme, ogni cosa brucia ed anzi risplende, quasi fosse una gigantesca candela a pelo dacqua, un ultimo omaggio alluomo, il simbolico e toccante bacio delladdio….

……. cosi' come non si fa piue dovremmo invece esser ancora capaci di fare

FRANCO - 20 SETTEMBRE 2011

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