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martedì 29 gennaio 2013

LINCOLN di Steven Spielberg


E' il 1865 e l'America è nel corso della guerra di secessione: quattro sanguinose primavere hanno già portato via una moltitudine dei suoi figli. Nel mentre infuria un'altra battaglia, tutta politica: quella volta a far approvare il Tredicesimo Emendamento della Costituzione Americana, riguardante l'abolizione della schiavitù.

Abraham Lincoln, sedicesimo Presidente degli Stati Uniti D'America e primo eletto nella schiera dei Repubblicani, è fortemente persuaso che solo questo regalerà libertà, pace ed un nuova fratellanza a “tutto” il suo popolo e perseguirà il suo obiettivo con ogni mezzo possibile.

Il film, fin da subito, punta l'attenzione sulle mille insidie nascoste che renderanno duro e difficoltoso questo cammino, a cominciare da quelle che si celano nella stessa “Camera dei Rappresentanti” - “un vespaio pieno di bifolchi inetti e senza talento” - aprendo poi il sipario sul sottobosco di loschi emissari sguinzagliati in giro con il compito di procacciar voti anche a mezzo di favori, corruzione se necessario (quanto è giusto prevaricare la legge per il conseguimento di un altissimo fine?) e concessioni di posti pubblici ai politici titubanti che, persino durante gli infuocati dibattimenti, vengono osservati e schedati per poter poi essere in seguito circuiti.

Stavolta Spielberg – cosa piuttosto insolita per lui – pone in secondo piano l'immagine e privilegia la parola, avvalendosi di dialoghi superbi e letterari che conferiscono alla pellicola una dimensione fortemente romanzesca mentre a cucire ogni passaggio della storia c'è onnipresente Daniel Day Lewis, che offre una interpretazione davvero eccellente del Presidente Americano.

Con nettezza ne fa emergere il profilo di uomo responsabile, illuminato e dalla grande saggezza, proteso con energica volontà e decisione nel districarsi tra le paludi della politica e del compromesso, dotato di una sua personale bussola interiore che gli consente di cogliere il tempo giusto in ogni occasione e lo orienta verso un futuro di libertà e giustizia.

Assediato senza tregua da questuanti di ogni tipo e dalla ragion di stato, non esiterà a porre in secondo piano le ragioni della sua famiglia per favorire l'interesse della Nazione ed inseguire la sua visione.

Come un baleniere sa che l'arpione oramai è conficcato nel corpo del mostro e bisogna evitarne il colpo di coda: è ben conscio che il suo è un incontro con la storia ed è pronto a sopportare il peso delle decisioni inevitabili ed il fardello di dolore che ne conseguirà.

Abraham Lincoln, pur avendo avuto poca possibilità di frequentare le scuole, ha appreso molto dai libri come dalla vita e su un volume di Euclide, un giorno preso a prestito, ha scoperto “l'uguaglianza e la sua correttezza”, partorendo forse allora nella sua mente una sorta di idea “matematica della giustizia”, che ancora oggi rammenta.

Giusto sul filo del rasoio coglierà un risultato straordinario ed epocale per l’umanità che, poco più tardi, pagherà al prezzo della sua stessa vita.

Sullo sfondo le operazioni militari che videro in prima linea il Generale Ulysses S.Grant (Jared Harris) ed il poderoso impegno in prima persona del Presidente della Commissione Finanza - ed esponente della minoranza radicale dei Repubblicani - Thaddeus Stevens, interpretato da un Tommy Lee Jones in ottima forma, che ne rende memorabili almeno un paio di accorate invettive.

Nei dialoghi alcuni accenti concepiti “ad hoc” per gli spettatori del ventunesimo secolo al riguardo di un futuro che prima o poi sarebbe stato costretto ad accogliere “addirittura” i matrimoni misti, il suffragio universale ed i “colonnelli negri” (ed oggi pensate, persino un Presidente...)

Lincoln” è un affresco storico efficace, dove quasi sempre l'eclettico regista di Cincinnati riesce a tenere a freno la sua naturale propensione all'enfasi pur addentrandosi fino alle radici stesse della sua nazione, scavando nei meandri di un'epoca che pose le basi della sua libertà e della sua grandezza.

Chi non ama i dialoghi straripanti si astenga dalla visione, ma questa considerazione non deve intaccare minimamente il fatto che la pellicola sia fulgida e compiuta, un manifesto valido per ogni tempo sulla necessità dell'uguaglianza e l'emancipazione degli esseri umani.

Epico, patriottico, spesso capace di sconfinare oltre il racconto storico, “Lincoln” attende il prossimo ventiquattro febbraio pronto a farsi sommergere da una impetuosa quanto benevola gragnuola di Oscar.

1 commento:

ulisse ha detto...

TALMENTE LOGORROICO CHE MI è VENUTA LA GONORREA