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mercoledì 10 ottobre 2012

MAGIC MIKE di Steven Soderbergh


Donne, soldi, divertimento: quale uomo potrebbe dirsi veramente libero da queste tentazioni?.
A Tampa, in Florida, si dimenano sul palco un gruppo di spogliarellisti nel locale “Xquisite”,  agitandosi davanti a piccole folle urlanti di donne e ragazzine: flirtano a distanza con loro, roteano il bacino portandole ad un passo dalle loro fantasie più selvagge; incarnano il sesso sfrenato e il principe azzurro, sono la loro visione e liberazione, il serpente a sonagli che si agita nelle loro viscere.
Le banconote infilate negli slip sono denaro stropicciato da lisciare dopo lo spettacolo per farne mazzi fruscianti che però in banca non basteranno per ottenere il prestito che ti occorre a cambiar vita, né a consegnarti il rispetto e la dignità che si dovrebbe a chi svolge onestamente il suo lavoro: c’è sempre un momento in cui repentinamente verrai etichettarto come “merdoso spogliarellista”, nonostante tu non sia il tuo stile di vita, non quel che fai bensì quel che sei.
Cavalcando vicinissimo al calore infuocato dell’immagine e sempre stretto alla spettacolarità dell’esibizione ma esplorando sul fianco le comunissime problematiche di ogni giorno, Steven Soderbergh rilegge liberamente la vita di Channing Tatum (Mike), che ha davvero intrapreso la carriera di spogliarellista fin da giovanissimo e proprio a Tampa con il nome di “Chan Crawford” (anche se in realtà presto ha voltato pagina verso altri orizzonti e tra l'altro già lavora da qualche tempo nel cinema).
Osservando con disincanto un universo turbinante e psichedelico, che la maturità e la fermezza potrebbero consentirti di gestire ma,  in caso contrario, trascinarti sul fondo tra spinte troppo adrenaliniche e “stupefacenti” tentazioni, Soderbergh realizza un film fresco e divertente senza scadere nella superficialità.
Asseconda i movimenti e tutte le luci di un mondo dai colori urlanti, ne sottolinea con grande proprietà tecnica le coreografie e gli eccessi e ne immortala le luci; non demonizza ma nemmeno enfatizza, anzi mischia e confronta con il quotidiano che ogni giorno incessantemente insiste nel ricordarci tutto quello che non si può comprare ed è irraggiungibile dal denaro.
Su tutti, un Matthew Mc Conaughey (Dallas) in gran forma e senza scrupoli fornisce, oltre alla irrinunciabile - e notevole - esibizione, una formidabile lezione di cattivo gusto ed ambizioso arrivismo mentre si agita circondato da quadri celebrativi e ridicoli mezzi busti bianchi che celebrano un passato incerto, mentre lui spera e punta tutte le sue fiches su un futuro grandioso.
“Magic Mike” è uno che si alza al mattino e nel letto ci trova un paio di donne ma di una nemmeno ricorda (conosce?) il nome: monta sul suo pick-up nero fiammante con gli interni ancora foderati di plastica e cerca lavoro in  cantiere; ma  prima o poi con le donne finirà per volerci anche parlare scoprendo però suo malgrado che queste, da un professionista "agita passere", si aspetteranno sempre qualcosa d'altro: e non è facile dargli torto!
Fino a che qualcuna non deciderà di trascorrere tutta la notte con lui solo per far passare  le sei o sette ore che  separano la mezzanotte dal mattino: a quell'ora si potrà giusto andare a mangiare qualcosa per colazione e parlare del futuroo forse, finalmente, non si tratta di niente altro che di un  semplice appuntamento.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Ideale per risvegliare gli ormoni di una vecchietta par mio. Forza Mike, Forza Dallas

EFFEMME ha detto...

Tanto va la "vecchia" al lardo
che ci lascia lo.............