VISITATORI

sabato 20 ottobre 2012

IL COMANDANTE E LA CICOGNA di Silvio Soldini


“Il comandante e la cicogna”: il ritratto di un presente Italiano poco brillante ed un pochino depresso in chiave di commedia.
Curiosi ed azzeccati gli abbinamenti tra gli attori e le parti loro assegnate: Leo (Valerio Mastandrea con accento del sud e sopracciglio sbaffato di bianco) è un vedovo che di mestiere fa l'idraulico; i suoi due figli si danno da fare per creargli qualche problema supplementare che prontamente verrà verbalizzato (..!..) in una riunione familiare.
A notte fonda sua moglie Teresa (Claudia Gerini) spesso fa capolino dall'oltretomba e viene a fare due chiacchiere e ad annusare caffè, l'unica cosa che davvero le manca della terra.
Diana (Alba Rohrwacher con capelli neri a caschetto) invece è una pittrice squattrinata ma capace di riconoscere il bello anche in due scarpe appese ad un filo per l'aria o in una moneta caduta in terra (occhio alle spalle, però!). Basta che qualcuno si presenti con dieci minuti di ritardo ad un appuntamento e lei già ha viaggiato lontano con la fantasia, magari è “volata via sopra la città” come in un quadro di Chagall.
Il suo padrone di casa è Amanzio (Giuseppe Battiston, barba incolta, sandali ed occhiali a goccia), una specie di strano moralizzatore ed esortatore all'impegno civile che gira per i supermercati “bonificando” gli scaffali dai prodotti scaduti. Piuttosto burbero ha lasciato il lavoro da nove anni ed ora vive dei soldi dovutigli per la pigione: peccato che Diana - come Van Gogh del resto -  sia una buona artista ma una pessima inquilina in quanto a puntualità nei pagamenti.
E dunque se si presenta l'occasione di poter lavorare c'è poco da andare per il sottile, e quando le viene commissionato un affresco dall'avvocato Malaffano (Luca Zingaretti con un inguardabile parrucchino) non potrà rifiutare, anche se questi la obbligherà a ritrarlo come un leopardato Tarzan appeso alla liana con tanto di bandiera del Milan, assieme alla sua fidanzata che cavalca una zebra!
Aggiungete al cast le statue di Verdi, Garibaldi e Leopardi che osservano, pensano e addirittura parlano (doppiate da Pierfrancesco Favino, Gigio Alberti e Neri Marcorè) ed avrete il quadro completo di dove questo film vuole andare a parare.
Precisamente ad osservare, non senza un velo di tristezza, la nostra “Italietta” ridotta ad un covo del malaffare, ferita ogni giorno da piccoli gesti indicatori di un ribasso del nostro senso etico  e del vivere assieme, presa d'assalto da imbroglioni d’ogni risma e millantatori senza vergogna.
L'unità d'Italia, che tante vite e fatica è costata, sembra inutile e lontana, addirittura poco desiderata. La gente è divisa e litigiosa e le bandiere tricolore oramai si vedono solo alle partite di calcio eppure, come da sempre, “la luna sorge ancora sulle nostre lordure” (lo dice Leopardi, mica uno qualsiasi).
Tra le molte citazioni e le divertenti osservazioni però forse si rimane troppo tempo a zonzo senza una vera meta assieme ai protagonisti, raccogliendo qua e là segnali di verità e di sconforto oltre a molte indicazioni che giungono  dal passato fino al nostro presente, divenuto nel mentre molto  piu' amorale e squallido del tempo che fu.
Di carne ce ne sarebbe molta da mettere sul braciere ma forse non la si cucina a dovere e del  nostro paese meschino c'è si il ritratto ma non sempre gli elementi sono a fuoco e spesso sembrano riottosi a convivere sulla stessa tela.
I protagonisti, piuttosto che intrecciarsi tra loro ed evolvere per davvero le loro storie, sembrano inseguiti dalla   morale di fondo piuttosto che pronti a convincerci di questa con l’autorità e la forza della loro recitazione;  perlopiù si sfiorano soltanto, così come le statue che parlano tra loro  paiono esser voci  solenni e senza meno nel giusto ma a ben vedere accusano una scollatura con il resto della sceneggiatura.
La cicogna Agostina vola solitaria e forse dal cielo ha una prospettiva migliore della nostra, come del resto  quella dei morti che però, udite udite,  vengono a raccontarci che nemmeno “lassù” saremo tutti uguali, perché talvolta ancora si sciopera ed addirittura si è  divisi per “giurisdizioni religiose”: ed ecco che potrebbe venirci da pensare davvero che al peggio non c'è mai fine.

Nessun commento: