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mercoledì 13 novembre 2013

ZORAN - IL MIO NIPOTE SCEMO di Matteo Oleotto


Paolo (Giuseppe Battiston) è un omaccione piuttosto egoista, cinico e bugiardo. Passa le sue giornate ciondolando nell’osteria (…”osmiza”…) del vecchio amico Gustino (Teco Celio), dal quale talvolta cerca rifugio, a notte fonda quando ha bevuto troppo e deve abbandonare in tutta fretta la guida del suo furgoncino giallo, per evitare che i vigili – appostati al varco sulla strada – gli sequestrino la patente.

Lavora di malavoglia nella cucina di una mensa per anziani ed occasionalmente prova - con una corte puerile e patetica - a riconquistare i favori della sua ex-moglie Stefania (Marjuta Slamic), che però non vuol più saperne di lui ed ora vive assieme ad Alfio (Roberto Citran), un uomo tranquillo che compone e colleziona curatissimi uccelli di ceramica.

Paolo, alla morte della lontana zia slovena Anja, non erediterà denaro bensì un cane di ceramica ed un nipote adolescente dal nome singolare: Zoran (Rob Prašnikar). Il giovane parla un italiano colorito ed aulico, asserendo di averlo imparato leggendo “capolavori” come “Lampi sull’Isonzo” di Giulio Previati e “Lacrime di Fanciulla” di Enrico Cosulich (allo spettatore scoprire se i due libri esistono realmente o sono un parto immaginario degli sceneggiatori) e soprattutto ha una particolare abilità nel cogliere il centro del bersaglio al gioco delle freccette, bravura che lo “zio Paolo” reputerà propizia per dare una svolta alla propria grama vita.

Il film di Matteo Oleotto è ambientato al confine con la Slovenia, in un paese del nord vicino Gorizia, città dove questi è nato; con semplicità ed un umorismo caustico (dal retrogusto “etilico”…) il regista cerca di cogliere alcune delle molteplici sfumature nascoste dei suoi luoghi natii, le atmosfere quasi arcaiche e le particolari solitudini di quelle lontane zone dell’Italia, i caratteri ombrosi della gente o quelli invece gioviali, maturati tra le odorose fragranze del vino.

I suoi protagonisti si incontrano spesso in particolari luoghi di ritrovo come le “Osmize”, locali di antica tradizione dell’altopiano carsico, dove si vendono e si consumano vini e prodotti tipici direttamente nelle abitazioni o nelle cantine dei contadini che li producono.

Giuseppe Battiston è il mattatore straripante (e “straripato”!) di questa pellicola e regala al personaggio di Paolo Bressan la sua “pachidermica bonarietà” assieme ad una punta di cattiveria, ponendo l’accento su quell’egoismo insensibile tipico di coloro che sono stati colpiti duro dalla vita e non hanno saputo rialzarsi e reagire.

Lo strano ragazzino erudito e dal viso dolce ed occhialuto suo malgrado lo porterà - forse non del tutto casualmente - a dover guardare in faccia la pochezza della sua realtà, troppo spesso aggirata solo con le armi della menzogna o di mezzucci ed espedienti occasionali, costringendolo infine a riconsiderare il suo approccio con la vita.

Zoran – Il mio nipote scemo” si avvale delle armi di una commedia corrosiva, avendo come obiettivo anche quello di colpire “distrattamente” al cuore dei nostri sentimenti che, a dire il vero, per lunghi tratti sfiora solo marginalmente - tergiversando perlopiù tra situazioni divertenti e battute acide e beffarde - riuscendo però, proprio sul finale, a centrare anche questo bersaglio, quando ogni cosa si scioglierà in una fragorosa risata dal sapore fresco e liberatorio.   

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