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venerdì 22 novembre 2013

L'ULTIMA RUOTA DEL CARRO di Giovanni Veronesi


Sono gli anni ’70 ed il giovane Ernesto Marchetti (Elio Germano) si guadagna da vivere aiutando il padre tappezziere: è un ragazzo con “il vizio” di esser onesto e lavorare non gli fa paura.

Angelina (Alessandra Mastronardi) è la donna che ama ed alla quale si dichiarerà presto con impacciata emozione. La sposerà senza aver un soldo in tasca, al punto da non poterle offrire nemmeno il viaggio di nozze, mentre lei in dote porterà una casa dove vivere e con la luce pagata, anche se con l’inconveniente di aver tutti i giorni qualche parente per ospite all'ora di pranzo.

Lo zio Alberto (Maurizio Battista) procurerà al giovane marito - tramite “le solite” amicizie - un posto fisso in una mensa scolastica ma, ben presto, l'insoddisfazione ed una ventata di ottimismo arrivata direttamente dai Mondiali di Spagna, faranno prendere ad Ernesto un’altra strada, dirottandolo nel settore dei traslochi assieme all’amico Giacinto (Ricky Memphis).

L'Italia, di lì a breve, avrebbe conosciuto nuove mutazioni che non avrebbero risparmiato di coinvolgere i nostri protagonisti: soprattutto stava per arrivare il tempo in cui i socialisti non sarebbero stati più “di sinistra”…

Veronesi, prendendo spunto dalla vera storia di Ernesto Fioretti (l’autista/tuttofare di Carlo Verdone, che il regista toscano ha conosciuto sul set di “Manuale d’amore”) rivisita con una veloce carrellata quarant’anni della nostra storia, dall’omicidio di Aldo Moro passando per le monetine dell’Hotel Raphael lanciate contro Bettino Craxi ed arrivando fino ai giorni nostri, dopo esser transitato (inevitabilmente!...) davanti ai suadenti cartelloni del promesso “nuovo miracolo italiano” di Silvio Berlusconi.

Scorre in pellicola l’Italia immarcescibile dei raccomandati e di tutti i “Signori Cocco”, dei piccoli mariuoli furbi e sfortunati; poi il lungo periodo del “dominio socialista” e proseguendo in avanti una citazione persino per il plastico di Cogne nello studio televisivo di Bruno Vespa. Così, un episodio minore fa di diritto il suo ingresso - almeno cinematograficamente – tra quelli “deplorevolmente salienti” nella vita recente della nostra Nazione!

Il film di Veronesi si fa apprezzare per le sue intenzioni e per la sua atmosfera genuina, nella quale rimane piacevolmente a baloccarsi, facendoci più sorridere che non riflettere sui mali atavici del Paese. Sfruttate appieno in questo senso le opportunità offerte dal personaggio di Giacinto/Memphis (ottimo contraltare per Germano).

E’ probabilmente una scelta operata in sede di stesura del soggetto e dei dialoghi, considerando ad esempio anche le battute marcatamente di alleggerimento assegnate dalla sceneggiatura - opera dello stesso Veronesi in collaborazione con Ugo Chiti, Filippo Bologna e lo stesso Fioretti - a Maurizio Battista.

Al comico Romano anche il compito di sottolineare, con una certa velata insistenza, quanto le riserve della panchina calcistica - ovvero gli “ultimi” - siano più importanti dei giocatori/titolari: non è purtroppo l'unica occasione in cui il film si lascia zavorrare da qualche piccolo luogo comune e da uno stile troppo semplificativo.

Percorrendo senza crederci troppo il solco della vecchia ed amara commedia all’italiana di Scola, Monicelli o Risi – mancando purtroppo l'occasione di emularli in pieno - la pellicola giunge al suo capolinea, dove ci aspetta una prevedibile morale consolatoria e fin troppo smaccatamente esplicitata nell’elogio della vita sofferta, onesta e felice, dove quel che conta è l’amore e non certo il denaro.

Elio Germano spicca sugli altri nel ruolo del cittadino che tenta a fatica, se non proprio di rimanere integerrimo, quantomeno di preservare la sua dignità, evitando di approfittare di sconce scorciatoie per arricchirsi o di sporcarsi le mani con le piccole truffe.

Il suo contributo offre a tratti sterzate generose verso orizzonti di altra intensità emotiva e credibilità, dai quali però il resto della storia si tiene cautamente lontana, rinunciando ad affondare davvero nella carne viva dei problemi e nelle loro cause.


L'ultima ruota del carro” si garantisce così una “navigazione” tranquilla non riuscendo tuttavia, alla resa dei conti, ad andare molto al di là di un racconto piacevole, schietto e sincero.

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