Bausch e Wenders…
Cinema e Danza…
Due discipline artistiche che sono due punti non troppo lontani l’uno dall’altro e lungo la cui distanza potremmo tirare una linea che è la stessa sulla quale poter far camminare, appena sopra e parallelo, un ponte, quello a cavallo del quale questi mondi possono incontrarsi, così come oggi accade in questa pellicola che ce ne mostra tutto il potenziale di contaminazione…
Non è semplice descrivere cosa sia il “TanzTeather” facendo a meno delle immagini: è forse un insieme di fremiti e battiti, di desiderio e trasporto, di “dure tenerezze”…
…. incertezze che abbandonano il buio per cercare una loro strada…
I corpi sono in continuo movimento, sudano, si irrigidiscono ed emanano segnali che vengono dal centro stesso dell’universo, sempre latori di una tensione costante, completamente fusi in un incandescente magma di vita, danza e coreografia…
Uomini che crollano sul pavimento e subito si rialzano, scossi da qualcosa di indefinibile, comunque percorsi dall’elettrica linfa dello stesso esistere…
Corpi seduti su una sedia, esanimi e reclinati in avanti sul tavolo ma pronti già a rianimarsi per raccontare della loro storia quello che le parole non potrebbero neanche lontanamente farci intuire…
Il confine tra “performer” e spettatori è labile (ancora di piu’ lo sarebbe a teatro, ma questo pare ovvio sottolinearlo…) mentre il filo che li unisce è, molto spesso, nodoso come una corda…
Ad ogni passo, ad ogni gesto è come se si sprigionasse tutto il mistero che vi era racchiuso, è fortissima la sensazione che ogni movimento lo possa rivelare da un momento all’altro…
Ma è impossibile dire se si tratterà di gioia o dolore, del canto della solitudine o dell'allegria che trasmuta in “movenze fluorescenti”…
Evocazioni ancestrali di sesso ed inquietudine che cercano di portare fuori dal corpo quello che vi è racchiuso dentro da sempre ….e che lo mantiene in vita!...
Wenders con ossequio ed amorevole dedizione compositiva rende omaggio a questa maestra dal volto severo ma anche molto dolce ed indifeso, scomparsa nel 2009, forse sulla stessa linea di mondo capace di contenere semplicemente “ogni cosa”, che lei ha instancabilmente cercato e “fatto cercare”...... magari si è “disciolta” nell’essenza del tutto che ha in ogni modo provato a portare alla superficie, per “dimostrarne ai nostri occhi”, almeno parzialmente, l’esistenza…
I treni volanti di Wuppertal oppure le lunghe ciminiere verticali….e ferro….e roccia...
….sfondi di realtà coprono le quinte della vita mentre sulle punte una danzatrice segna il territorio e si muove come un fenicottero, senza posa…
Acqua e terra, passi coraggiosi e vitali tra le orme confuse della vita… ognuno puo’ gridare, urlare, offrire il proprio contributo che magari nemmeno sospettava di poter generosamente elargire…
E’ una “cosa viva” in continuo divenire il “TanzTeather”, di corpi che sbattono gli arti come un insetto le ali e lasciano straboccare oltre i confini della pelle “risposte fisiche”, e se anche fossero parole varrebbero non per quel che significano ma per quanto sono in grado di evocare…
Inevitabilmente l’assenza definitiva e irrimediabile della Bausch ha finito per condurre questo lavoro in un territorio che ha anche il sapore del ricordo e della celebrazione, ma tutti i suoi “figli” aspettano ancora che “l’amica (…madre…) di sempre” torni a trovarli, a chi la vede nei sogni ne chiedono notizia e intanto proseguono il cammino e la lotta con il coraggio che gli è stato insegnato o che già possedevano senza saperlo…..ed ora hanno avuto in dono..... rivelato!…
Il “3D” tecnologico scelto da Wenders forse non ci inghiotte davvero oltre il sipario come sarebbe nelle sue intenzioni ma comunque è in qualche modo determinante che queste sagome che agitano e disegnano il corale movimento della vita riescano ad affiorare almeno un poco oltre il piatto livello dello schermo…
Femmine contro il muro, maschi che avanzano come polipi tentacolari sulle loro sedie e l’aria e la scena che si riempiono dei tasti di un “piano-fortissimo”…...subbuglio vitale, ritmo incessante che allontana la morte e scopre la nostra natura…
Forza e fragilità oscillano di continuo su di una bilancia meccanica, sul dorso di schiene nude, di piedi scalzi che assaggiano il terreno e se ne abbeverano come le radici il fusto, capelli lunghi e cadenti…vestiti colorati come ora le nostre sensazioni…
Sono uno….e siamo tutti…
Pina Bausch, una esploratrice radicale che era capace di guardare nel profondo delle anime, consapevole che il corpo (o la mente) puo’ inchiodarsi ad un solo metro dalla gioia…o dal futuro….e capace di sapercelo mostrare….ma soprattutto di “liberare da catene, lacci, vincoli cerebrali…
Diceva: “Danziamo…danziamo…altrimenti siamo perduti…”
Di mare…di roccia..............di pioggia…
“Non importa cosa e forse nemmeno come” ma ora al cinema c’è questa occasione per incontrarla ancora e per capire quanto non sia del tutto vero che ci abbia abbandonato per sempre…
Sul crinale dello schermo come su quello della natura una fila di suoi figli cammina da tempo....….
…....forse stanno chiamandoci e noi ancora non lo sappiamo,
che presto o tardi,
perchè già lo stiamo sognando senza averne ancora coscienza,
probabilmente,
o forse inevitabilmente,
ci uniremo a loro…
FRANCO - 09 NOVEMBRE 2011
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