VISITATORI

giovedì 12 gennaio 2012

J.EDGAR di Clint Eastwood

J.Edgar Hover: “semplicemente” uno dei personaggi piu' importanti e determinanti nella storia dell'America del secolo appena trascorso....
Per ben quarantotto anni sulla cresta dell'onda mentre otto presidenti della nazione sfilavano sotto i suoi occhi (...e le sue grinfie!...)...
Un uomo tanto sicuro da tirar dritto come un treno quando si trattava di prender decisioni importanti e che trattava alla pari e con una naturale sfrontatezza i suoi superiori; capace di metter da parte i problemi in pubblico ma balbettante nel privato delle sue emozioni, forse al punto da soffocarle o reprimerle...

Clint Eastwood con appassionata curiosità dedica un paio d'ore del suo lavoro di regista a questa figura e Leonardo Di Caprio gli presta volto e bravura.....
Assieme danno vita ad una carrellata che parte dal 1919 e per la precisione da alcuni “dimenticati” attentati che sembrerebbero esser la radice dell'odio anti-comunista di Hoover e da li subito fino alla grande depressione......
…...poi accenni su Roosvelt (e sua moglie....).....e dopo la seconda guerra mondiale “I Kennedy” (...molto “en passant”....) e, soprattutto, il riflettore puntato sul caso ai piu' forse meno noto, ma assai importante, del rapimento del figlio di Charles Lindbergh e della cattura e condanna del suo carnefice, l'immigrato tedesco Bruno Hauptmann.

A tratti questa biografia del creatore del “Federal Bureau of Investigation”, concepito in una struttura simile a quella odiernamente conosciuta, ammicca al giorno d'oggi o comunque cerca, seppur molto indirettamente, il confronto con il nostro presente...
Di sicuro descrive anche la nascita di “un mondo”, di novità importanti delle quali anche l'attuale realtà è debitrice, e sarebbe a dire ad esempio l'investigazione di tipo scientifico e con i controlli incrociati, le perizie calligrafiche, la schedatura di uomini ed avvenimenti in archivio, l'uso dei dossier e la creazione della “macchina del fango” se questi non bastassero....insomma il concetto dell' “informazione come potere” e la gestione di questo.

Ed ancora l'uso della pubblicità e del cinema (...e dei fumetti...) per rendere “desiderabile qualcosa” (...ad esempio esser un agente federale piuttosto che un assassino...)....

….e poi la questione dell'illegalità..... e “qualcosa” di questa che viene in qualche modo “resa legale e fatta Stato” per ottenere piu' sicurezza e per contrastare la criminalità che raggiunge proporzioni “diaboliche” e, così viene affermato, mette la giustizia nella condizione di divenirlo anch'essa e tutto questo, davvero molto da vicino, ricorda alcuni nefasti provvedimenti presi nell'America piu' recente dopo l'11 settembre 2001...

La panoramica di Eastwood su questo arco di eventi e situazioni di per se già molto nutrita deve confrontarsi con un limite di tempo cinematografico forse non sufficiente a renderne a fondo importanza e peculiarità e comunque “il vecchio Clint” decide già a tavolino di dividere la sua “dote di circa due ore” dedicando ampia parte di queste alla sfera privata di Hoover, alla sua presunta omosessualità ed al rapporto “poco chiaro” con il suo braccio destro Clyde Tolson (Armie Hammer......al momento di passare al trucco invecchiato “malissimo”!....), quindi anche il rapporto “di estrema dipendenza” con la madre e tutto il corollario di piccole sfaccettature umane di questo “ometto pignolo e bugiardo” ma che comunque, al di là delle considerazioni sul bene o sul male, giustamente occupa un posto di assoluto rilievo nella storia del suo paese...

Il risultato d'insieme rispetto al consueto modo di lavorare del regista americano pare esser stavolta un pochino piu' convenzionale, meno audace e personale, forse dunque piu' scontato e magari troppo incline sul finale a cedere alle atmosfere melo'-romantiche, lasciando invece da parte gli affondi piu' pesanti e coraggiosi sui lati oscuri (...molti dei quali verosimilmente “solo ipotizzabili”....) di Hoover...
…..........comunque un lavoro apprezzabile!......

Molte “testimonianze e riscontri” concordano nel dire che quest'uomo avesse a cuore, prima ancora di metter in opera quel che occorreva per la sicurezza del suo paese, di poter accedere alla eterna adorazione da parte della “sua gente”, ma se è vero che il retaggio di un uomo si giudica poi da come si conclude la sua storia, con buona probabilità non è esattamente questo il tipo di immagine che aveva sperato di lasciare alla storia...

Ma, se puo' esser di consolazione, chi è morto non puo' certo sapere cosa di se penseranno coloro che rimangono e quel che viene dopo la sua dipartita gli è inaccessibile e imperscrutabile, giusto quanto i misteriosi ed introvabili fascicoli che lo stesso Hoover conservava e “creava” a centinaia assieme al lavoro del suo esercito di agenti senza scrupoli...

…...in fondo una piccola “nemesi insoddisfacente”, neanche lontanamente in grado di pareggiare i conti e fare giustizia con la mole imponente dei segreti e delle questioni irrisolte lasciate sul campo, e comunque, come sempre in questi casi, giunta abbondantemente oltre i limiti di tempo necessariamente auspicabili....

FRANCO - 08 GENNAIO 2012

Nessun commento: