Il
nuovo film di Ethan e Joel Coen è una commedia ammaliante e
malinconica.
Ambientato
a New York, nel Greenwich Village degli anni '60 – che avrebbe
visto l'inizio della carriera di talenti del calibro di Bob Dylan -
la pellicola prende spunto dalla figura del cantante Dave Van Ronk
(1936-2002), che ispira anche il titolo originale “Inside Llewyn
Davis”, ricalcante quello di un album del 1964 “Inside Dave Van
Ronk”.
Ma
il film dei due fratelli Statunitensi non è una biografia, vive di
vita propria e sembra essere una sorta di prosecuzione del
precedente “A Serious Man”, stavolta in chiave folk e senza echi
religiosi.
Llewyn
Davis (Oscar Isaac) è un artista squattrinato e di talento. Nel
freddo inverno NewYorkese gira per le strade con la chitarra in mano:
per lui invece dei soldi delle “royalties” c'è un cappotto
usato. Non ha un tetto sotto il quale riposare e Jean (Carey
Mulligan) - la ragazza che talvolta lo ospita e che forse ha messo
incinta - lo tratta con disprezzo e toni al vetriolo e lo paragona al
“fratello idiota di Re Mida”, ovvero uno che quel che tocca non
lo fa diventare precisamente oro ma piuttosto qualcosa di inutile e
maleodorante.
Llewyn
però, nonostante la fortuna sembri continuamente voltargli le
spalle, proverà ad inseguire caparbiamente i suoi sogni e partirà
per Chicago, viaggiando in auto assieme ad una strana compagnia: il
cantante eroinomane ed ormai malfermo sulle gambe Roland Turner
(interpretato da John Goodman, attore feticcio dei Coen) ed il suo
“valletto” Johnny Five (Garret Hedlund).
In
un “club” deserto terrà un'audizione di fronte a “Bud”
Grossman (nomignolo di Albert Bernard Grossman, interpretato da
F.Murray Abraham), manager musicale della scena folk e rock di
quegli anni, realmente esistito e noto per aver avuto tra i suoi
“clienti” anche Bob Dylan e Janes Joplin.
Tra
i tavolini del locale Llewyn canterà la struggente ballata “The
death of Queen Jane”, al termine della quale il commento lapidario
di Grossman sarà purtroppo un poco incoraggiante “Qui non ci vedo
soldi!”
“A
proposito di Davis” è un film dalle atmosfere dense ed ai
limiti con l'assurdo, dove incontriamo strani “protagonisti”
(gatti, uomini, cani) e percorriamo molta strada, tra asfalto
e metafora, buio e fiocchi di neve.
Una
fusione che possa dirsi riuscita tra musica e racconto è davvero
rara ma, questa struggente storia di un uomo che si dibatte tra le
onde della vita inseguendo i suoi sogni sembra davvero coronare
questa alchimia.
La
fotografia di Bruno Delbonnel regala magnifici colori lattiginosi
che sembrano far respirare ogni istante di vita faticosa ed
affannata, così come irradia calore per pochi secondi il primo
piano di una puntina di giradischi che corre circolare lungo il nero del vinile.
Dell'autobiografia
di Van Ronk “Manhattan Folk Story”(Edizioni BUR) – fonte
ispiratrice del film - ipotizziamo possano esser rimasti i
riferimenti al reale, le luci ed il fumo dei locali; le sue canzoni
(come la splendida “Hang me, oh hang me” cantata dallo stesso
Oscar Isaac), qualche aneddoto riveduto e corretto, i sentimenti
forti come il coraggio di andare avanti contro ogni avversità e lo
sconforto di esser continuamente respinti dalla vita ma, quel che
più di tutto seduce, è il carismatico ed inconfondibile tocco dei
Coen.
Decisamente
distante dal soltanto gradevole esercizio di stile dell'ultimo “Il
Grinta”, come dicevamo in apertura “A proposito di Davis” è
molto più vicino alle bislacche peripezie del professore di fisica
Larry Gopnik, protagonista del loro lavoro precedente.
Anche
stavolta aleggiano instancabilmente messaggi che paiono essere
inafferrabili e la storia è pervasa da un fascino misterioso. Ogni
mestizia e sfortuna lasciano decantare una successiva indicazione,
ogni cosa, dopo un lungo girovagare, sembrerà trovare quiete e
collocarsi al suo giusto posto.
Parrà
nulla di significante o roba già vista, raccontata e sentita in
altre forme centinaia di volte: esattamente come una canzone
folk che “che non è mai stata nuova ma nemmeno invecchia” oppure
- come più di una volta capita – l'ennesimo splendido
lungometraggio di Ethan e Joel Coen.
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