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lunedì 7 settembre 2009

VIDEOCRACY di Erik Gandini


Possono i protagonisti di un esperimento lungo trent’ani riconoscere se stessi nel loro ruolo di “cavie da laboratorio”?... E possono anche riconoscere nello “Stato-paese Italia” il luogo (il “locale” adibito alla ricerca…), vasto ma anche circoscritto, dove procede e non “in vitro”, mutando  forma e sostanza (…) questa aberrante e subdola indagine  circa “il dominio dell’uomo sull’uomo” a mezzo mediatico…??...

Probabilmente (ancora…) no!...

Ed allora, nonostante lo sforzo lucido di Gandini e del suo “Videocracy” il procedere del progetto di imbarbarimento “politico-culturale” televisivamente indottrinato, a casa nostra (ma anche molto piu lontano, purtroppo…) ed all’ombra del ghigno di Silvio Berlusconi puo’ dormire sonni tranquilli.

“Videocracy” rimane  però un documento comunque significativo, importante, interessante,  un tentativo di “spiegare”, partendo da un presunto punto d’origine “zero” individuato in un bar del Nord Italia ridotto a studio televisivo, che decide un giorno di “provare” una diretta a metà  tra “quiz e streap tease casalingo”, come si sia giunti fino alla deriva del “velinismo” dilagante d’oggi e di come questo “sentire” assieme ad altro (molto altro….) si sia trasformato in una fenomenologia complessa, di come questa si sia insinuata talmente sottopelle tramite l’etere ed il tubo catodico da aver subito poi un processo di “normalizzazione” che neanche fa piu’ distinguere il prima dal dopo, ed anzi, il desiderio “imposto” è via via divenuto il “desiderio che si crede di desiderare”….

C’è parecchio  di piu’ in questa “indagine” che prende le mosse da tre prototipi esemplari  quanto imbarazzanti e che sullo sfondo ha sempre il telo scuro del potere (sappiamo bene noi, in Italia, oggi, incarnato e raffigurato da chi…)

Gandini segue come un “filo di Arianna” un ragazzotto del nord, Ricky (…”era”, sarebbe  Riccardo…), un operaio frustrato perché “indotto” (sedotto) in tentazione da un inesistente “pianeta dei desideri” dove lui ambirebbe ad affermarsi come “inquietante” ma molto televisivo incrocio tra Bruce Lee e Ricky Martin e dove invece deve accontentarsi di esser pubblico, spettatore, “claque” che boccheggia tra le sedie di uno studio televisivo ad un passo dai divi che scimmiotta ed ai quali  aspirerebbe quantomeno somigliare ..…da “uomo umano” vorrebbe mutarsi, sempre e per sempre, in “personaggio”….ed allora ecco arrivare il “secondo prototipo” da seguire, l’uomo piu’ “di grido” che in questo campo  di “orripilanti trasformazioni e ufficializzazione dei favori” opera  ed ha successo, Lele Mora, l’agente, colui che coltiva “proto-personaggi” in embrione, ex-UOMINI (…E DONNE, ovviamente…) stanchi di esser tali, e di questi ne “sviluppa le caratteristiche” (le peggiori…) e dalla “corte” della sua residenza in Sardegna dove sono a lui prostrati, in attesa di un segno, li spedisce, carne da denaro e da macello, dove c’è “bisogno”: i “suoi uomini”….li “programma”…li “veste”….li (dis)educa…

Staremmo parlando dell’orrore in terra, a saperlo riconoscere e vedere…

Ma c’è sempre la “degenerazione” e chiude allora questa “trilogia comparativa” Fabrizio Corona, cellula tumorale impazzita di un sistema perfetto, di passaggio in carcere per completare la sua evoluzione da bruco a farfalla e trasformarsi da cacciatore in “felicemente braccato” e che neanche per trenta secondi fuori dall’istituto di pena riesce a stare al di sopra del suo “stile” becero… nel suo studio, dietro alla scrivania, il quadro raffigurante il deposito di Zio Paperone… Ma ha davvero calcolato tutto??...o comunque questo è un mondo che “travolge, si travolge e rinasce e muta di continuo” fagocitando ogni ostacolo, tramutandolo, inglobandolo, asservendo ogni cosa a suo piacimento, mistificando, spandendo nuova luce e nuova tristezza ad ogni passo e dove, giusti o sbagliati che siano gli avvenimenti ed il corso delle cose, tutto diventa denaro e poi poltiglia…liquidità impalpabile…

Video, televisione, donne…..Corpi, muscoli, nudità, potere, soldi e sopra tutto, i “regnanti” che dominano i sudditi….”VIDEOCRAZIA”….

A far di conto infine ed a volerne evidenziare le eventuali pecche o muovere le nostre critiche, Il film di Gandini difetta di una linea guida vera e propria, che dal principio ci conduca sino ad una fine concreta, una conclusione identificabile, il bandolo che sciolga la matassa…. non c’è una vera e propria analisi con dei risultati da esibire, ma probabilmente per una precisa scelta stilistica viene lasciato a  galleggiare ma soprattutto  “emergere” da se tutto un universo di gaglioffi, brutti e ridicoli quanto prepotenti che, compiacente, non vede l’ora di esporsi ed inconsapevolmente mettersi alla berlina in piena autonomia… felicemente “sputtanandosi”…

Lele Mora, “l’omino di burro” nella sua camera bianca e rilucente, tranquillamente gioca con il suo telefonino sul quale scorrono i simboli del Duce e del Fascimo e partono canti nostalgici del ventennio…. Fabrizio Corona sul letto conta le banconote da “500 pezzi”, liscia il suo ego, vanesio come non mai parla di se come di un novello Robin Hood che ruba ai ricchi ed anziché restituire ai poveri tiene la “refurtiva” per se stesso…Ricky trova il suo spazio da “bestia da circo” alfine, nell’ambito di un palinsesto tritacarne (umana) che non disdegna di trasmettere anche ridicoli “talenti incompresi”, incapaci di “comprendere” quanto l’ingranaggio li stia spremendo, succo di limone buono per una botta d’acidità di stomaco e poi via, nel cesso con tutto il resto…

In fila, uno dopo l’altro, si sovrappongono “frame” che raccontano orde di zoom famelici, tetti saturi di antenne, eserciti di telefonini che accompagnano i loro “padroni” nel loro patetico pellegrinaggio da “nuovi schiavi” in Costa Smeralda, a cercare di catturare briciole di fama e autografi stantii o nel tentativo di penetrare impossibili (perché blindati…) varchi verso la notorietà…
120.000 copie l’anno vendute di giornali di Gossip sono oppure no la cifra dello stato politico e culturale di un paese?...

Certo ci sarebbe a mio parere da indagare ben oltre la televisione e l’intrattenimento soporifero, si dovrebbero affondare le mani nel fango non tanto su personaggi estremi, altamente simbolici come quelli sui quali punta l’attenzione Gandini ma forse su quelle altre migliaia che sono convinti di vivere una “presunta” normalità, che aspirare ad un mondo “olografico ed intangibile” sia la via migliore, l’unica addirittura, per raggiungere la felicità, e che mediante la riproposizione di massa continua ed instancabile di questo “modus vivendi”, di questo “sciatto desiderare” che mai arriva a soddisfazione, hanno sottratto campo alla “realtà reale” fino a dare luogo a questa  virtuale… Ma “Videocracy” non ricama, non indaga piu’ di tanto….l’abbiamo già detto…lascia affiorare…molto materiale interessante montato con perizia e dedizione e diversi frammenti che potrebbero ad un occhio acuto ed attento  svelare le ragioni di un “corto circuito senza fine”, nel quale siamo tutti dentro ed a rischio di scossa mortale…. poteva essere di piu’ ma perché pretenderlo?...

Sempre, comunque, costi quel che costi….Sempre APPARIRE…come dire, virtualmente COMPARIRE e in un battito di ciglia, poi, quasi sempre SCOMPARIRE…

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