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venerdì 24 giugno 2011

ATTRAVERSO LO SPECCHIO di Giovanni Sansone



Attraversare uno (…”LO”…) specchio è nella sua stessa costruzione di immagine metaforica un passo avventato, comunque un varcare “LA” soglia dirigendosi verso lidi sconosciuti…
….non per questo necessariamente temibili
 
Affidare la realizzazione di un film a ragazzi alle prime armi ed appena freschi di qualche nozione cinematografica una scommessa che ai piu’ potrebbe sembrare un vero e proprio salto nel buio, in fondo l’equivalente del transitare oltre la superficie dello specchio, specie se si provasse non soltanto a“passarci oltre” ma  ad “ANDARE intenzionalmente OLTRE”….
 
Giovanni Sansone stacca una costola al suo precedente lavoro “Fosforillasi” e con fiducia la “consegna” al gruppo dei “magnifici sette” (pseudonimo di gruppo cinematograficamente beneaugurate ovvero Mascia Kachan, Ivan e Misha Kranik, Serghej Maksimau, Ruslan Shulgat, Anja Svistunova e Olga Tsikhamirava….), ragazzi provenienti da un Internat per Oligofrenici della Bielorussia ma oramai “Italiani d’adozione”,  o se preferite “extracomunitari con regolare permesso di soggiorno,  costituitisi in una  “Cooperativa Sociale Integrata” dal nome “Matrioska” (dove prestano la loro opera preziosa quanto silente anche Gaia Carletti nel coordinarli e Luca Valerio per insegnargli i segreti del “cinema”….), in fondo anche questo un nome dal sapore significante visto il numero sorprendente di invenzioni, magie ed improvvisazioni che possono saltar fuori nel liberare una bambolina dopo l’altra……. e soprattutto  se sappiamo lasciare  i nostri occhi “liberi di incantarsi”!….
 
Attraverso lo specchio” ha prima fra tutte la caratteristica della fragrante genuinità in quanto la quasi totalità di quello che vediamo è stato “pensato, progettato, ideato, realizzato e montato” dai ragazzi della Cooperativa con una notevole dose di autonomia e proprio in virtu’ di questa sua caratteristica si distingue immediatamente per non seguire in alcun modo un percorso logico ed omologato nella sua “forma-racconto”…
 
Specie nella sua fase iniziale la pellicola paga in qualche modo dazio a questa sua  genesi differente, “felicemente diversa”, e forse rischia di pagare uno scotto ancora piu’ pesante lo spettatore che non ha seguito il “capitolo d’apertura”, quel “Fosforillasi” che forse per alcuni versi sarebbe una sinossi indispensabile e che, tra le altre cose, esponeva  le origini di questa “altra” e consequenziale storia….
 
Ma “qui” (……) non sono previsti riassunti, ed il cinema in fondo deve navigare libero senza preoccuparsi di elargire troppe spiegazioni, forte della sua potenza immaginifica e visiva…
 
Va inoltre detto che per una buona mezz’ora si fatica non poco a rintracciare le coordinate logiche che pian piano vanno a formare la sostanza portante del discorso, in questo niente affatto aiutati anche da una lavorazione in digitale ed una tecnologia usata con larga profusione che, se da un lato offre delle possibilità di “spazio e libertà” notevoli alla fantasia, da poter sviluppare anche nel recinto di una stanza, dall’altra riversa in maniera pesante su ogni fotogramma un diluvio anche eccessivo di colori forti, una “ridondanza di figure” ed una sovrapposizione costante di inserti visivi di varia natura che affatica occhio e cervello e disperde l’attenzione, talvolta genera confusione, frammentazione..…
 
Cio’ nonostante sembra un buon tributo da deporre questo all’altare di una esperienza libera ed intraprendente e quello che si perde in nitidezza lo si guadagna in libertà ed anzi, per paradosso, viene curiosamente spontaneo domandarsi  quale sarebbe la resa del potenziale di questi “cineasti in prova” se non ci fosse nemmeno una supervisione minima, nessun controllo, ovvero la totale autorizzazione a varcare qualunque confine “nella forma e nella presentazione”, un “total free cut” magari ancora piu’ sconnesso, ostico, impervio ma libero da qualunque ingessatura e quindi magari capace di inventare un “neo-linguaggio” vero e proprio, ancora oltre questo già considerevole punto di arrivo…
 
Intanto la pellicola scorre ed il tempo ci lavora ai fianchi, emergono “ricordi e volti” dalle memorie ed il senso di disorientamento scema ed anche se non sappiamo “da chi” precisamente provengano le istanze di angoscia e dolore cominciamo comunque a raccoglierle e  da un piano “materialmente visivo” cominciamo a calarci verso una dimensione empatica….. l’emozione apre una breccia…
 
Sbattono gli occhi di Anja e ci inghiottono oltre il sipario (….oppure ci conducono oltre “lo specchio”….)…..
…..il suo viso truccato e un “ossimoro visivo” inquietante ed al tempo stesso invitante, comunque una porta oltre la quale affacciarsi…..…senza timore…
 
Astronauti….. un Generale (..?..) che fa il verso a Chaplin, un Direttore arrogante e prevaricatore…..Una sposa……anzi DUE!...…….
…….Bambole spezzate…..
…………..Sogni infranti……….. li riprenderemo poi…..
 
Gli attori mettono in scena carnefici e vittime, la banalità del male di chi opprime e la  imprevedibile reazione di chi è oppresso…….le loro stesse vite e “stralci surreali” di quelle di coloro che ne hanno ostacolato la formazione e la crescita …… si travestono e divengono  strambi personaggi, degli “alter ego” di vario conio che disegnano le linee generali del declino di una Nazione (la Bielorussia) e delle diverse vite ad essa connesse e (ri)compongono in un “disordine organizzato” appunti dalle loro biografie reali, portano le voci di orfanotrofi e manicomi lontani che con urgenza cercavano uno sbocco e che da sempre gli era stato negato….
…..ed ora invece possono addirittura beffarsi di queste “stolte mezze figure” che si atteggiavano a grand’uomini, una rivincita in parte ripagante e fino a poco tempo fa impensabile….
 
…il “varco è stato aperto”, il passaggio adesso è calpestabile….
 
Tra le forme di colore di questo “avventuroso ed eccitato affresco” ci stanno incastonati anche due avvenimenti reali: una casa bruciata ed un matrimonio…
….forse la vera “forza differente” di alcuni “soggetti umani” inspiegabilmente marginalizzati da una società troppo occupata a ripiegare quotidianamente su se stessa la possiamo cogliere ed osservare proprio nella   distanza e la dissomiglianza tra questi due episodi, dove il primo sembra essere oramai solo un ricordo lontano, un lutto elaborato senza nemmeno troppa distruttiva gravità ed il secondo invece un avvenimento gioioso la cui voglia di festeggiare è contagiosa, travolgente…….rivitalizzante….
….sotto l’ombrello rosa di Dimitri e Catia si raccolgono passato e  futuro (…il presente è solo una stagione propizia di  intermezzo….)….tutto il coraggio di un insieme di persone…..il loro impegno e le loro scelte……
Una forza ed una capacità dai troppi poco lungimiranti imprevista ma che alla fine ha trovato una sua strada….  (…“Quando ero bambino ragionavo da bambino….ora non piu’!…”)
 
….”Hanno nuotato……senza sponda…….senza il mare…….senza una via……..e sono approdati!...”
….…ed anzi “navigano ancora”, anche perché le accoglienti banchine di un porto le hanno viste di rado  ed in fondo di tutta quella quiete, di quell’ acqua senza onde potrebbero non sapere nemmeno cosa farsene….
 
In “Attraverso lo specchio” non mancano le note chiare ed esplicite relative alla peculiarità delle “Cooperative Sociali Integrate”, realtà dalla quale è direttamente partorito questo lavoro cinematografico e nello specifico “Matrioska”, un laboratorio “né chiuso né protetto”, l’ “Intrapresa sociale” che vuole provarsi addirittura nel confronto con il mercato, sfidare regole e pregiudizi e manifestarsi sotto il sole di un nuovo orizzonte, magari ancora lontano ma che sarebbe stupido non provare a raggiungere (…e vengono alla mente le parole di Eduardo Galeano e  “l’utilità del cammino”…)….
 
Vengono scandite in sottofondo alcune parole direttamente prese dallo statuto della cooperativa Matrioska mentre vediamo all’opera i ragazzi che hanno realizzato il film ora fattisi operai e coperti dalla polvere bianca e dalle vernici, che stanno  preparando la loro sede lavorativa dove coltiveranno le loro “consapevolezze in erba”......
 
……poi anche qualche divertente lezione di napoletano, immagini dalla nevicata Romana del 12 febbraio 2010, giusto qualche ora di bianco a suggellare un gemellaggio, una congiunzione…….un filo ininterrotto tra due nazioni (Italia/Bielorussia) che tra breve toccherà i trent’anni…..….ed altro ancora, se vorrete vederlo da voi stessi….
 
“Attraverso lo specchio” è lontanissimo da qualunque rigore formale, è una forma di proposizione spesso “a nudo”, senza scudi o freni….
…..nessuna inibizione di sorta ed  alla lunga distanza  una capacità comunicativa invidiabile, talvolta sotterranea, altre volte esplosiva, comunque in grado di “arrivare forte ed emozionale”…
 
Della sua “diversità”, della quale ha bisogno esattamente quanto ne abbiamo noi, pare non curarsi, anzi sembra compiacersene….
 
Non tutto combacia, in alcuni tratti si fatica a raccapezzarsi sul significato di “soldati e spose, di baffi e parrucche”, ma in fondo la sostanza sta anche nel gioco, nella adesione e partecipazione totale senza troppo domandare, precipitandosi in una dimensione dove possiamo percepire quello che altrove non potremmo, vedere quello che altrimenti sarebbe invisibile….
 
Sentite il rumore di vetro infranto?.....Non affannatevi a raccattare i cocci in terra e guardate in alto…..c’è un buco ora nella parete di cristallo….…
………ed a prima vista sembra piccolo, ma…… fidatevi……. potete passarci!….
 FRANCO – 24 GIUGNO 2011

1 commento:

Anonimo ha detto...

il film è un mattone....le interviste finali invece meritano la standing ovation VOGLIAMO QUESTI INTERVISTATORI (e questi intervistati)