Matt
(Alex Russel), Andrew (Dane DeHaan) e Steve (Michael B.Jordan) vagano
alticci dopo una festa per il bosco e scoprono una misteriosa
voragine nel terreno.
Una
volta entratici dentro verranno investiti da misteriose radiazioni ed
in seguito a questo avvenimento cominceranno lentamente a sviluppare
poteri paranormali.
Inizialmente
li useranno per sperimentare e giocare, facendo levitare palline da
baseball e mattoncini delle costruzioni, spostando le macchine nei
parcheggi o i carrelli ai supermercati, alzando le gonne delle
ragazze; poi cominceranno quasi involontariamente a provocare guai
seri e la situazione prenderà pieghe piu' gravi.
Presentato
da alcuni come “l'anti-Marvel”, in realtà “Chronicle” parte
esattamente da uno spunto del tutto analogo a quello che fu alla
genesi di famosi “Super-Eroi” come i Fantastici Quattro o
Hulk, divenuti anch'essi uomini mutanti per esser stati esposti a
raggi radioattivi.
Forse
l'intento sarebbe quello di riproporre lo stesso avvenimento
contestualizzandolo in una normalità del vivere quotidiano e la
pellicola di Josh Trank prova in effetti a giocare questa carta di
contrasto.
L'intuizione
sarebbe felice ma la costruzione del racconto più che altro si
limita a tener fede a quanto recita il titolo, ovvero a registrare
gli avvenimenti e “fare la cronaca” di quanto accade, senza
supportare in altro modo sostanziale o davvero introspettivo,
cercando solo in superficie di esaminare le problematiche dei suoi
protagonisti e quelle connesse al succedersi dei fatti.
Un
certo senso di noia unito a qualcosa che sa di furberia ed
opportunismo diventa presto preponderante rispetto al racconto che
prova a differenziarsi dai “Thor” o “The Avengers” anche
utilizzando un montaggio “sporco” e molta camera a mano, peraltro
assai invasiva e giustificata a malapena dalla strana ossessione di
alcuni dei protagonisti nel voler filmare ogni cosa.
I
tre ragazzi sono introversi, problematici, diversi già in origine
ed alcuni dialoghi con vaghissimi accenni filosofici tentano di
rendere questo aspetto senza riuscire però a raggiungere lo scopo in
maniera soddisfacente: in poche parole un impianto generale troppo
superficiale del racconto getta al vento l'occasione offerta da un
soggetto stimolante ed inusuale.
Più
che di “grandi poteri che richiedono grandi responsabilità” qui
con nitidezza possiamo constatare come la potenza sia nulla senza
controllo e soprattutto non serva per risolvere i problemi ma
rischi semmai di amplificarli se non di aggravarli seriamente.
Non
si vince certo la solitudine né si conquista l'autostima con un
talento fuori dal comune ma al massimo si può vincere un
“Talent-Show”; questo però lo si poteva intendere
tranquillamente anche al netto delle “radiazioni magiche” e tanto
il cinema quanto la letteratura hanno già ampiamente indagato il
campo, discettando generosamente sul tema in vari modi, forme e
diversi livelli di analisi.
Camminare
su una montagna può esser assai meglio che volarci sopra e forse
registi e sceneggiatori meglio avrebbero fatto a respirare la brezza
in quota prima di metter mano al loro lavoro: una mente fresca e
polmoni ben ossigenati spesso sortiscono effetti dirompenti e molto
più concreti di un uso disordinato della telecinesi o del cinema.
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