“Nelle persone si vede subito la nobiltà d’animo… e il dolore” dice Mari: due aspetti che lei ha subito notato in Roberto.
Ma ha dovuto pur prendere atto di quanto
sia incredibilmente scontroso e solitario… gentile e sensibile…
asociale e maniacale… e del fatto che usi metter da parte ritagli di
assurde disgrazie capitate alle varie latitudini del pianeta, da
Catanzaro alla Romania.
Eppure, nonostante il suo insopportabile
carattere burbero, Roberto non riuscirà ad evitare di offrire il suo
aiuto a Jun, un giovane Cinese appena atterrato in Argentina, uno
straniero sperduto a Buenos Aires.
Sarà perché la vita di entrambi, pur per
diverse ragioni, si è fermata in un qualche punto particolare e
adesso, nella silenziosa ed intangibile sofferenza che li accomuna,
senza conoscersi si riconoscono. Parlando idiomi diversi ed
incomprensibili si comunicano quel che nessuna parola potrebbe spiegare.
Commedia azzeccatissima tiene i toni drammatici sempre vivi sullo sfondo evitando
che invadano il campo e rovinino l’atmosfera accogliente. “Un cuento
Chino” ribattezzato in Italia “Cosa piove dal Cielo?” ha sbancato al
“Festival del Cinema di Roma” aggiudicandosi nella stessa kermesse anche il premio del pubblico.
Molto o quasi tutto gravita attorno a
Roberto De Cesare (Riccardo Darin) il misantropo padrone di una
ferramenta che mal sopporta i pochi clienti che varcano la soglia del
suo negozio; conta e riconta le viti approvvigionategli dai suoi
fornitori ed impreca al cielo quando queste non corrispondono al numero
ordinato… e pagato! Ma soprattutto, non riesce a dichiarare il suo amore
all’amatissima Mari.
“Sarebbe semplice” in fondo, dice lei… Ma per lui è “molto difficile gestire queste cose”…
E poi per adesso ha – ancora! – bisogno
che la sua vita proceda con ordine assoluto e sotto il suo più stretto
controllo… E se le cose non stessero esattamente così?
L’arguto regista Argentino ha mire che
vanno oltre il semplice intrattenimento. Con una storiella leggera e ben
costruita, senza chieder permesso ma cautamente, inserisce nel racconto
echi patriottici che arrivano direttamente dalla battaglia delle
Falkland (o sarebbe meglio dire Malvinas). Pare inoltre voler
manifestare una parte delle difficoltà che il suo paese, ancora oggi,
incontra nell’abbandonare retaggi passati, ma non troppo. La figura
arrogante, prevaricante e “criminalmente autoritaria” del poliziotto
sembra esserne un richiamo tanto estemporaneo quanto emblematico.
Cosa conquista davvero il pubblico in questo film?
Non potrebbe esser soltanto quel suo
strambo ed accattivante protagonista che gira in Fiat 1500 ed alle 23.00
in punto spegne la luce e transita direttamente al giorno successivo.
E
allora?
In un film si vede subito quando c’è
molto da raccontare. “Un cuento Chino” non ha brama smodata di nessun
genere: con bontà genuina sa mostrare fatti umani e presentare episodi
apparentemente lontani partoriti però da improbabili quanto reali
incroci della vita; sa raccontare quel che mette in relazione una mucca
precipitata da un aereo in Cina ed un ritaglio dell’Unità del 1982 (il
quotidiano Italiano organo dell’ Ex P.C.I.) appiccicato sopra un
quaderno a Buenos Aires.
Con un finale che colpisce dritto al cuore, istantaneo
e delicato, che dimostra con chiarezza quanto una commedia neanche
troppo articolata, senza messaggi complicati né momenti di tedio,
possa addirittura spiegare a fondo cosa siano la vita e il senso delle
cose.
1 commento:
cosa piove dal cielo?
CACCA di PICCIONE!
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