Nel settembre del 1981 Mario Tessandori, professore universitario e giurista del lavoro, viene freddato in un attentato di fronte alla sua facoltà Universitaria.
Il professor Lucio Astengo, collega di Tessandori che ha visto morire proprio tra le sue braccia, scomparirà entro breve tempo e non se ne avrà più notizia, facendo ipotizzare agli sgomenti amici e parenti un rapimento e poi magari un altro bruciante assassinio.
Caterina (Margherita Buy), figlia del Professor Astengo, all'epoca era una bambina nemmeno adolescente ma trent'anni dopo si troverà a dover ancora fare i conti, assieme alla sorella Barbara (interpretata dalla stessa Susanna Nicchiarelli), con un passato che non vuole saperne di andare in soffitta (e che invece giace in parte nascosto in un garage).
Adesso che anche mamma è morta, la casa al mare dove sono custoditi tanti ricordi, alcuni belli, altri brutti e qualcuno persino difficilmente immaginabile, viene messa in vendita, ma tra gli scatoloni da portar via ed il traffico del trasloco, un vecchio telefono grigio a disco ha ancora qualcosa da raccontare a chi voglia alzare la cornetta.
Susanna Nicchiarelli, dopo il buon esordio di qualche anno fa con “Cosmonauta” (accompagnato in sala dal divertente corto “Sputnik 5”, con protagonista una “ragna nichilista e capitalista”), segue ancora il filo “politicamente rosso” che viene dal passato e stavolta, prendendo le mosse dal romanzo omonimo di Walter Veltroni, si avventura tra la ruggine ed il piombo degli anni inquieti del terrorismo.
L'intento è nobile, il compito, come sempre in casi come questo, arduo e ricco di insidie: lo svolgimento della trama invece sembra latitare come un qualsiasi criminale di quegli anni che sia riuscito a darsi alla macchia.
Perchè la Nicchiarelli, oltre a portare a galla molto poco del passato generale di quell'Italia alle prese con anni terribili e controversi dai quali non è mai uscita fuori veramente, non riesce a darci conto in maniera significativa nemmeno dei sentimenti oppressi e smarriti delle due sorelle, mancando tanto l'affresco generale dell'epoca quanto quello umano delle due protagoniste.
I momenti di maggior introspezione si limitano alle inquadrature dei volti ora silenti, ora dubbiosi e dolenti delle due donne oppure a qualche battibecco senza troppa profondità con protagonista Lorenzo (Sergio Rubini), amante e convivente di Caterina, un disegnatore di fumetti con l'aria da eterno sognatore e propinatore di una carbonara piuttosto indigesta.
Al tutto vengono mischiate alcune “morbide ossessioni ricorrenti”, inutili divagazioni come la ruota del Luna Park di Roma all'EUR, i poster di Diabolik, Sidney Rome che da un disco in vinile detta il ritmo aerobico sulle note di una frenetica Carmen, Nena ed i Buggles di “Video Killed the radio star” (oltre al gruppo musicale dei “Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo” che davvero si fatica a comprendere perchè occupino tanto spazio nella pellicola)
Cosa ne è alla fine dei tanti inquietanti dubbi e misteri che albergano nelle domande da lustri irrisolvibili e capaci di estendere la loro lunga mano dal passato fino a minare il presente?
Difficile anche solo intuirlo ed a questo scopo certo non bastano le poche affrettate risposte affidate al personaggio di Marianna Dall'Acqua (Lina Sastri), carcerata in semi-libertà, così come un telefono che si connette direttamente con il passato è una invenzione che desta interesse e sorpresa ma senza altro che le aggiunga consistenza diventa poco meno che polvere invisibile frantumata tra i fotogrammi.
Fragile nella sua impostazione, con rielaborazioni del lutto vaghe, tardive e poco in grado di coinvolgere lo spettatore, “La scoperta dell'alba” è una pellicola che brucia le sue possibilità narrative rimanendo passiva rispetto alle sue stesse potenzialità, orfana di una rielaborazione dal romanzo alla sceneggiatura che riesca a rivelarle e renderle centrali sulla scena.
L'orizzonte dei misteri rimane inalterato, tanto per gli anni di piombo che per lo struggimento interiore di Caterina/Margherita Buy che osserva il cielo diluirsi nel mare illuminato a giorno dalla luna, mentre le sabbia si punteggia di stelle luccicanti.
Rispetto al buon esordio balbetta con la sua opera seconda Susanna Nicchiarelli ed il sole, intrappolato tra le troppe ombre, fatica a sorgere: per stavolta “l'alba” (cinematograficamente) rimane ancora tutta “da scoprire!
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