Le “guerre infinite” del nostro tempo generano reduci in cerca di “catartico conforto”…
Il cinema, terra accogliente per tutti ed anche per questi “profughi di se stessi, disperati e senza pace”, mette a disposizione quello “che puo’ “ assieme a quello “che deve”…
Dopo “Valzer con Bashir”, il capolavoro di Ari Folman, l’Israeliano Samuel Maoz ed il suo “Lebanon” sono gli ultimi di questi “figli in fuga” che molti fratelli ancora saranno costretti amaramente a salutare e conoscere…
La pellicola è quasi interamente confinata all’interno di un carro armato dentro il quale quattro inesperti soldati dell’esercito Sionista (Hassi, Hertzel, Shmulik e Yigal) vivono il loro incontro con la realtà feroce del primo giorno di guerra…..
1982….Libano….una delle ineasauribili pagine del conflitto Israelo-Palestinese….
Ma qui non è dell’odio che si racconta ma dell’assurda ed infernale condizione che è un “teatro di guerra”…
Traballanti cigolii….rumori di ferraglia….movimenti bruschi del puntatore…si procede per “ripulire gli avanzi” (…!!!...) che l’aviazione ha “lasciato” in città….
…..sarà un terrorista imbottito di esplosivo o un innocuo allevatore di polli quello che si materializza nell’incertezza dell’orizzonte?.... Impossibile rispondere anticipatamente all’aver “compiuto” il proprio “dovere” (….)….. la coscienza andrà comunque in frantumi consequenzialmente alle azioni eseguite o mancate, ai bersagli colpiti o “graziati”… Gli indugi, i dubbi e le ansie potranno in ogni caso generare morte e distruzione tra le fila “amiche o nemiche”…è l’interdipendenza ineluttabile dei fatti di un conflitto a fuoco….
Vomito, paura, morte…
Un lenzuolo copre il corpo nudo di una donna che cerca la sua bambina ma non il suo volto perduto e disperato…impossibile nascondere il dolore e la miseria tra gli spari, i bagliori e i fuochi della guerra che si “clonano” rapidamente e senza sosta…
Piani e tempi precisi da rispettare…. Se ne fa beffe la mutevolezza imperfetta delle “cose” che alberga dentro lo scorrere del tempo e nel destino”….dritti verso l’hotel “St.Tropez”….e “non” sarà una passeggiata…
“…improvvisate nei momenti di difficoltà, liberate la vostra creatività…”
Se dall’inferno non si puo’ evacuare si evade allora nei ricordi…si torna indietro, si “invade” e ci si accampa con disperazione nell’unico residuo spazio della mente che ancora offre un qualche riparo… odore di “sesso e capelli” (ma anche dolore, però stavolta “familiare”…) per sopravvivere al presente senza luce di una cabina sporca e puzzolente, una maleodorante prigione viaggiante… forse è la maledizione di Dio per gli uomini in terra…
“Angeli”…”Uccelli predatori”….”Rinoceronti”…
Musica nel buio della notte dove a tentoni si procede verso un ignoto da incubo che ben presto si materializzerà in angosciante realtà…
Si piange come bambini disperati….si, certo: si invoca mamma…
Anche aiutare a pisciare dentro una lurida cassetta di metallo un prigioniero Siriano è uno sconfinato atto di umanità in alcuni frangenti…. Un attimo prima era abbandonato alla sua angoscia ed alle sue urla in una lingua indecifrabile, al terrore generato dalle spietate promesse di tortura di un Arabo Falangista Cristiano che “odora” la sua preda….un pugno allo stomaco terribile…un incubo che per noi, “solo per noi” durerà meno di un minuto…
Per noi è cinema e non guerra…Racconto e non vita tangibile….
“L’uomo è d’acciaio, il carro armato è solo ferraglia”….E’ questa la verità?...
…eppure i “passeggeri” lo vorrebbero vedere esanime il loro “compagno cingolato”, ma lui “sbuffa” ed emette ancora un respiro… o forse un rantolio sinistro e malefico che annuncia disgrazie ancora peggiori….e si prosegue!...
Verso la morte con sapone, rasoio e pennello: via la barba….rimane la follia…
Film toccante e per lunghi tratti claustrofobico questo “Lebanon” di Samuel Maoz, degno Leone d’Oro all’ultimo Festival di Venezia.
Il “reduce/regista” (all’esordio…) costringe la pellicola nel buio e ristretto spazio dell’abitacolo di un carro armato, lasciando alla soggettiva del mirino il compito di indagare l’allucinante esterno, eppure, nonostante il “confino” angusto e limitato, Maoz trova la maniera di illuminare il procedere del suo lavoro anche con qualche guizzo di eleganza e di stile, non “solo” sostanza…
Gocce d’acqua e sangue…fumo e sigarette…ravvicinate panoramiche delle sudice pareti del carro armato…
Non c’è cameratismo in primo piano e neppure niente altro delle assi portanti dell’ideologia militare….solo panico, nervosismo distruttivo, terrore…mai un attimo di distensione….e d’altro canto non si troverebbe uno spazio plausibile dove inserirlo…
C’è la pietà ma nessun colore dell’universo in questi fotogrammi….
….”Dai girasoli fino ai girasoli” niente di “assolutorio”… nessuna giustificazione…solo tanta desolazione, incomprensibile distruzione….
L’essere umano è una figura minore e di poco conto, relegata in secondo piano tra le rovine della lucida pazzia verso la quale, purtroppo, continuiamo ciechi a procedere incontro….
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